In data 4 Marzo 2021, in seguito all’ufficializzazione dell’adesione dell’Italia alla proroga europea ai sensi del regolamento Ue 2021/267, un titolare di centro di controllo ha condiviso di nel gruppo Facebook Cra – Centri Revisione Auto – Supporto tecnico la lettera di sfogo inviata al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. L’atto in se, ovvero una mail che non verrà mail letta dal destinatario, non è sicuramente degno di nota, ma il numero incredibile di reaction favorevoli da parte dei colleghi rende il pensiero pericolosamente rappresentativo e quindi merita attenzione. Come si pone un titolare di un centro di controllo nei confronti dello Stato?
Mi chiamo S####### D##### e sono co-titolare e ispettore di un centro revisione veicoli, sono venuto a conoscenza della scriteriata adesione del vostro dicastero alla proroga criminale della comunità europea di 10 mesi (roba da malati mentali) delle revisioni veicoli da settembre 2020 a giugno 2021…non so se siete al corrente, perché interessati solo a intascare lo stipendio statale garantito a prescindere, che il sistema revisioni italiano si basa sul sistema privato, ovvero aziende private svolgono il servizio che voi ministero non siete in grado di assicurare alla collettività. Tali centri non godono di uno stipendio sicuro come voi ma incassano i proventi del loro lavoro solo se i cittadini si presentano per richiedere il servizio offerto in concessione statale. In questo momento i centri sono tutti operativi, rispondono alle severe norme di contenimento dei contaggi covid per dare il servizio con il minimo rischio, aderendo a questa scriteriata proroga, fatta probabilmente solo ad uso e consumo di quei paesi che hanno esclusivamente un servizio gestito direttamente dallo stato, mettete in ginocchio 9000 aziende (ed oltre 20000 addetti) che lavorano per conto vostro, privandole di punto in bianco della possibilità di lavorare. Non ultimo date chiara dimostrazione del totale menefreghismo dello stato sul settore e inificate gli sforzi per sensibilizzare l’opinione pubblica su un operazione che non è una tassa ma un atto di civiltà.. Per concludere ricordatevi che avrete sulla coscenza molti morti che saranno provocati da veicoli inefficienti che potranno girare liberamente per le strade.. VERGOGNATEVI.
Dopo un anno di pandemia siamo ben avvezzi agli sfoghi degli imprenditori nei confronti della Pubblica Amministrazione responsabile delle misure contenitive che inevitabilmente contengono anche i guadagni. Luoghi comuni e proclami un tanto al chilo, ma il periodo è difficile per tutti, quindi sono comprensibili – o compatibili – certe reazioni. Ciò che non è tollerabile è però l’avversità nei confronti dello Stato da parte dell’ispettore tecnico, la figura professionale autorizzata dal Ministero dei Trasporti a ricoprire la funzione pubblica del controllo del parco circolante. In questo caso coincide con quella del titolare del centro revisioni, ma come possono coesistere due ruoli quasi antitetici in una singola persona? Da una parte l’imprenditore, che ha nella propria essenza la massimizzazione del profitto e l’avversità quasi fisiologica nei confronti dello Stato, il socio invisibile al quale vanno versati parte dei proventi del lavoro. Dall’altra il pubblico ufficiale, il servitore per eccellenza dello Stato, colui che lo rappresenta ed al contempo opera concorrendo una finalità sociale da anteporre, per legge, all’interesse privato, quindi al proprio tornaconto. Anche la direttiva quadro che disciplina l’ambito delle revisioni a livello europeo dispone, con testuali parole, che “gli ispettori, durante l’effettuazione dei controlli, agiscano in modo indipendente e che il loro giudizio non sia condizionato da conflitti di interesse, compresi quelli di natura economico o personale[..]”. Può ritenersi applicata questa prescrizione nel caso degli ispettori-titolari di centro di controllo? L’aspetto più preoccupante è legato tuttavia alla dinamica assurda presente in questo settore molto delicato. Considerando che il mercato, da sempre, premia coloro che operano in modo irregolare, ovvero certificando come idonei alla circolazione veicoli potenzialmente pericolosi, in questi periodi di crisi causati del rinvio dei termini di scadenza della revisione c’è da attendersi un’impennata del fenomeno. Chi si erge pubblicamente, senza timore, a nemico dello Stato [e l’autore della lettera è semplicemente uno dei tanti], difficilmente si farà problemi nel violare il codice deontologico del proprio ruolo di garante della sicurezza stradale. In un paese meno democratico, ma sicuramente più civile dell’Italia, certa cosa non accadrebbero. E’ vero, anche la proroga probabilmente non sarebbe stata applicata, ma questo è un altro discorso.

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