Vi ricordate il pesce d’Aprile di Federispettori? Magari no, ma noi non possiamo certo dimenticarlo. Ci sono arrivate “tirate di orecchie” da ogni dove perchè un semplice scherzo si è tramutato nell’intasamento dei centralini di software house, rivenditori di attrezzatura ed associazioni di categoria. La nostra redazione aveva inscenato un fantomatico emendamento al Codice della Strada, precisamente all’art. 240 del Regolamento di Attuazione, che di fatto inibiva i titolari di centro di controllo dallo svolgimento di revisioni nella propria sede. Che dire: nulla di così trascendentale considerando le recenti politiche sull’eliminazione dei conflitti d’interesse volute dall’Europa, ma ciò che avrebbe dovuto far accendere il campanello d’allame era la fonte della notizia – ed il pesce che se la rideva in fondo all’articolo -, ma son dettagli. E’ vero: siamo in Italia e le UMC non sono certo delle eccellenze in materia di comunicazione, ma ricevere una news del genere da un canale non ufficiale…per giunta al 1° di Aprile…dai…
Al 26 Ottobre però non cade nessuna ricorrenza che prevede scherzi idioti o quant’altro. Eppure una notizia simile a quella del pesce d’Aprile l’ha data CNA Autoriparazione, organizzazione sicuramente più autorevole del nostro umile blog. Certo, l’articolo di CNA non ne ha parlato esplicitamente, ma con un minimo di conoscenza delle pagine web istituzionali era davvero semplice arrivare al dunque. “Esprimiamo convinto apprezzamento per il lavoro svolto dalla Commissione Trasporti della Camera, che nella giornata di ieri 25 ottobre ha chiesto e ottenuto il ritiro di un emendamento che, laddove approvato, avrebbe compromesso il funzionamento del sistema delle revisioni dei veicoli a motore, [tenetevi forte!] strutturato sull’efficiente agire dei centri di controllo privati”. Sì, l’hanno detto veramente! Strutturato sull’efficiente agire dei centri di controllo privati!!! Risate, prego.

Il riferimento, come viene specificato di seguito, è all’emendamento numero 1.215 (immagine sopra – fonte lista emendamenti al DL 121/2021) che – secondo loro – “con l’asserito obiettivo di conseguire maggiore imparzialità degli ispettori, attraverso un confuso e irrazionale processo di affrancamento degli stessi dai centri di revisione, avrebbe immesso, a ben vedere, sicuri elementi di disordine e inefficienza nell’attuale assetto di regole in materia di revisioni.” . In parole povere hanno dichiarato che la separazione fra i due soggetti, ispettori e centri di controllo, avrebbe portato a disordini nel settore. Come dargli torto. Un cambiamento così epocale, applicato dall’oggi al domani, sarebbe sì deleterio per tutti, soprattutto se avesse natura “irrazionale” come ha precisato lo scrivente. Guarda caso nessuna menzione alle norme ISO e direttive europee che da diversi anni a questa parte – non dall’oggi al domani – legittimano la linea dell’indipendenza, regole puntualmente disconosciute da tutti coloro che non ne traggono beneficio, CNA in primis. Eppure il loro stesso ex-presidente, Franco Mingozzi, durante un intervista con Quattroruote nel 2020 dichiarava, testuali parole: “C’è un numero eccessivo di pecore nere” aggiungendo inoltre che il fenomeno riguarda “Il 10-15% del totale dei centri, ma, se si aggiunge chi chiude un occhio, si arriva al 30%”. Quindi un centro su tre lavora nell’illegalità – proporzione decisamente sottostimata -, ma CNA ha ancora il coraggio di dire che “destrutturare la vigente architettura legislativa non gioverebbe, di certo, all’efficientamento delle revisioni.” Che faccia di bronzo, davvero.
Insomma, come sempre viene mascherato il proprio interessi dietro a sicurezza stradale e bene pubblico, ma fa anche questo parte del gioco. Sta di fatto che con un’ottima operazioni di lobbying – va riconosciuto – CNA ed altri soggetti hanno fermato l’emendamento sulla terzietà che ormai non è più un pesce d’Aprile di Revisioniautoblog, ma solida realtà, nonostante non si tratti ancora di norma vigente. E su questo aspetto apriamo una piccola parentesi in quanto l’articolo di CNA, tra omissioni e distorsioni, risulta fuorviante per un lettore che non conosce la materia. Se il contenuto dell’emendamento fosse stato “confuso ed irrazionale”, come viene definito dallo scrivente nel merito, l’atto di modifica sarebbe stato giudicato inammissibile e di conseguenza escluso a priori. Invece le cose sono andati diversamente, e pare addirittura, nonostante sia impossibile trovarne riscontro, che l’emendamento sia stato osservato con interesse da parte del rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili. Sia chiarito quindi una volta per tutte: il principio di terzietà può non piacere o non essere condiviso – naturalmente per interessi personali, non nascondiamoci – , ma non è certo fantascienza o frutto di menti scellerate. Ciò che fino a pochi anni fa pareva pura blasfemia è ora oggetto di discussione parlamentare. Mica male è? Un principio talmente demonizzato, screditato e sminuito da non essere nemmeno degno di dialogo costruttivo fra le parti. E ora saranno gli altri a decidere, quelli con 15 mila euro mensili di stipendio pubblico e che, con buona probabilità, non hanno mai visto nemmeno in cartolina un centro di controllo. E’ il prezzo della superbia e dell’ingordigia: – mai scendere a compromessi con gli ispettori, sono i nostri dipendenti! – Ecco, bravi, questi sono i risultati: avete vinto un impegno di governo. Problema quindi prorogato, come sempre, ma arriveremo al dunque… Eccome se arriveremo.
Un plauso ai colleghi di Federispettori per questo primo, grande traguardo.




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