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Confessioni di un RT

Buongiorno a tutti, mi chiamo Federico e sono responsabile tecnico dal 2006 in provincia di Piacenza. Appena terminati gli studi sono stato contattato da una nota concessionaria della zona per ricoprire il ruolo di addetto alle revisioni e pensavo -Caspita! Che fortuna! Ho solo 21 anni e mi hanno offerto uno posto così?!-. Peccato che dopo qualche mese di lavoro avevo già perso ogni speranza: la strada non era solo tutti in salita, ma piena di insidie. Per cominciare, non ero minimamente preparato alla mansione, complice l’inefficienza della scuola italiana ed il corso farlocco di abilitazione in cui la metà dei corsisti non sapeva nemmeno aprire il cofano di un’auto (questi in 5 giorni avrebbero dovuto imparare a certificare l’efficienza di un veicolo, pazzesco!).Ciò nonostante ho sempre cercato di svolgere il mio ruolo al massimo della professionalità, grazie anche ai colleghi che con tanta pazienza mi hanno cresciuto e formato in officina. Con questa testimonianza non voglio sputare nel piatto da cui ho mangiato per anni: la questione del responsabile tecnico non è un problema circoscritto, ma una causa nazionale. Questa figura in Italia ha una funzione simile a quella del parafulmine: è inutile considerando il potere decisionale pari a 0, ma nel momento del bisogno c’è, pronta ad attribuirsi tutte le responsabilità penali del caso. In più occasioni mi sono ritrovato a litigare con commercianti di auto perché mi rifiutavo di revisionare con esito regolare dei veicoli in condizioni pietose:-è già venduta! Questa va al sud Italia!– mi dicevano. Un veicolo era stato venduto con la formula visto e piaciuto? Bene, doveva essere per forza revisionato con esito regolare, anche se al posto degli pneumatici montava quattro ruotini. Nel frattempo le minacce arrivavano su più fronti: i clienti volevano superare a tutti i costi il controllo, il titolare li voleva accontentare ed i colleghi non avevano voglia di riparare le anomalie riscontrate. Se potevo sopportare le avvisaglie di licenziamento, non ho mai digerito un cliente che con fare intimidatorio mi ha posato sulla scrivania alcuni bossoli di arma da fuoco: questo era veramente troppo! Per uno stipendio di 1200€ netti mensili al pari di un meccanico o di un gommista valeva la pena rischiare così tanto? Ero solo ed abbandonato al mio destino: chi per definizione mi avrebbe dovuto tutelare si è rivelato il peggior nemico. I membri delle Forze dell’Ordine sono i primi a chiedere sconti e favori per superare la revisione alle vetture malandate di proprietà, il tutto alla luce della presunta “immunità sulla strada”tanto a me chi mi ferma?– Le altre istituzioni pubbliche lasciamo perdere: le sedi della provincia sono inaccessibili mentre la Motorizzazione Civile se la chiami in causa per qualche problema sembra che dai fastidio. Dopo aver svegliato il can che dorme, come per magia arrivava una severa visita ispettiva di controllo (da parte delle Motorizzazione per chi non lo sapesse) al centro in cui lavoravo: il messaggio era forte e chiaro. Con questa nuova consapevolezza ho sempre lavorato sapendo che i veicoli che mi rifiutavo di revisionare per i troppi difetti sarebbero stati certificati come sicuri da un “collega” nelle vicinanze, a tutti andava bene così in fin dei conti.  Ora dopo anni di sacrifici mi trovo letteralmente a spasso: licenziato per calo di lavoro! Ero in cerca di nuove opportunità in questo settore, ma tra proposte economiche ridicole e richieste ai limiti della legalità ho preferito lasciar perdere. Il meglio? Un titolare di centro revisioni che mi dice: -non facciamo i responsabili tecnici, qua si fa passare tutto, quelli della Motorizzazione non vogliono segnalazioni!L’unica speranza era l’estero, ma a quanto pare assumono solo ingegneri chiedendosi come mai in Italia siano così bassi i requisiti per accedere alla professione. Mi piange il cuore lasciare questo mestiere perché la vedo come una sconfitta personale, ma purtroppo non ci sono alternative.

Confessioni di un RT

Buongiorno a tutti, mi chiamo Mario e questa è la mia esperienza ventennale come responsabile tecnico in provincia di Pavia. Ho iniziato nel 1998 presso un consorzio di autofficine che da subito hanno visto un business nell’opportunità di eseguire revisioni ministeriali come privati al pari della Motorizzazione Civile. L’obbiettivo principale di tutti non era tanto il miglioramento di servizio per i propri clienti, bensì la possibilità di aggirare il severo giudizio dei funzionari MCTC rimpiazzati con lavoratori subordinati, il più delle volte assunti senza competenze nel campo. Ricordo molto bene l’ispezione per il rilascio dell’autorizzazione ministeriale al centro per cui lavoravo: erano presenti il direttore della Motorizzazione, un funzionario, il rappresentante della casa costruttrice delle attrezzature, alcuni consulenti e tra documenti, libretti metrologici e misurazioni varie passai il giorno più formale della vita, dopo quello del matrimonio. Peccato che al primo giorno di operatività questo rigore venne meno e settimana dopo settimana mi rendevo sempre più conto di essere un semplice burattino nelle mani del sistema, ma tutto sommato non davo molto peso alla cosa. Ero incosciente, un giovane apprendista con conoscenze limitate di meccanica ed alle spalle un corso di 8 ore per imparare ad utilizzare i macchinari: non avevo la benchè minima idea di ciò che facevo. In queste condizioni era naturale seguire le indicazioni dei meccanici consorziati che avevano molta più esperienza di me, così mi trovai senza saperlo a fare il loro sporco gioco: –Massì, fammela passare questa, è un difetto di fabbrica!- oppure –dopo la sistemo, non ti preoccupare!– e così via. La mia bravura era legata alla velocità con cui lavoravo e la generosità con cui rilasciavo gli esiti: il piazzale era pieno, in 7 minuti chiudevo una pratica e come in catena di montaggio freni, gas e avanti il prossimo! (mi vengono i brividi solo a ripensarci). Successivamente vengo nominato responsabile tecnico ed inizio ad acquisire consapevolezza: la firma sui referti era la mia, non mi accontentavo più di una pacca sulla spalla o di un “bravo ragazzo“. Dai corsi ho appreso nel dettaglio la normativa, le responsabilità civili e ancor peggio quelle penali… non c’erano più scuse, rischiavo veramente grosso. Cambiai progressivamente il mio modo di operare rivalutando tutti i favori fatti (i classici “ho l’appuntamento dal gommista” e “dopo la riparo“): che garanzie avevo delle effettive messe in sicurezza dei veicoli difformi? Nessuna, e a dar credito alla mia ipotesi c’erano i risultati del database che avevo creato negli anni con l’elenco dei veicoli carenti revisionati comunque con esito regolare, una sorta di TARGA ALERT personale. Le auto a cui avevo abbuonato alcuni difetti ritornavano dopo due anni con gli stessi identici problemi: fine dei favori! D’ora in poi avrei lavorato correttamente assegnando il giusto esito alle revisioni dei veicoli, come era giusto che fosse. Certamente a suon di “ripetere” e “sospeso dalla circolazione” non ero più il bravo ragazzo di una volta, ma la mia priorità era diventata quella di tutelarmi. Gli unici che sfuggivano a questo nuovo modo di operare erano i meccanici che, in virtù dell’ingente numero di veicoli che portavano presso il centro, pretendevano un trattamento di favore, altrimenti minacciavano di andare altrove. Le cose sono leggermente migliorate con l’introduzione del protocollo MCTC Net 2 nel 2015: finalmente con la scusa dei nuovi software riuscivo a tenere a bada qualche cliente in più, ma la strada da percorrere per poter parlare realmente di sicurezza stradale è ancora molto lunga…

Per gli operatoriPer gli utenti

Nei giorni scorsi il Codacons ha presentato un esposto a Mit ed Antitrust per ottenere una diversificazione della tariffa della revisione ministeriale (articolo 1) (articolo 2) (articolo 3) (articolo 4). Finalmente anche una nota associazione dei consumatori ha puntato i riflettori sul nostro settore sostenendo una causa che gli operatori portano avanti da anni senza successo. Le tariffe vanno riviste, è vero, ma per eccesso, non sicuramente per difetto. Non è un caso se CNA Autoriparazione dopo anni di lavoro al pari delle altre associazioni di categoria Anara e Casartigiani nel 2016 ha lanciato una petizione (immagine di destra) per ottenere un incremento della tariffa ferma dal 2008. Anche tra gli obbiettivi a breve termine della nascente associazione Asso.Car figura l’adeguamento della tariffa (Modifica Art.80 Comma 12 inserendo ISTAT ogni 2 anni) e a tal proposito è bene fare una distinzione netta fra aumento ed adeguamento ISTAT. -La revisione di un ciclomotore non può costare come quella di un SUV- sostiene il Codacons, ma va ricordato che nel 2008 con 5€ si faceva il pieno alla Vespa (con tanto di scontrino di rimborso), mentre ora con la stessa cifra si raggiungono a malapena i 2/3 del serbatoio. Lo stesso anno con poco più di 55.000€ si poteva acquistare il SUV per eccellenza Porsche Cayenne mentre ora per la versione base non ne bastano 80.000. La revisione ministeriale allora costava 64,70€, oggi costa 3€ in più a causa di un aumento dei diritti alla Motorizzazione Civile e alla maggiorazione dell’IVA. Scorporando le voci della tariffa (foto in basso) si può notare che il compenso vero e proprio che incassano i centri di revisione privati è rimasto invariato a 45€, un’assurdità considerando che nel frattempo ogni bene ed ogni servizio hanno incrementato il proprio costo. L’ISTAT (istituto Nazionale di Statistica) monitora ed elabora questi aumenti mettendo a disposizione Rivaluta (link), un utile strumento che permette in pochi passaggi di calcolare la rivalutazione dei prezzi nel tempo. Il compenso corretto che dovrebbe spettare ai centri di revisione oggi è di circa 53€, non un vero e proprio aumento, bensì un semplice adeguamento alle condizioni del mercato attuale su base ISTAT che farebbe crescere il costo totale del servizio a 75€. Una volta sistemata la “questione tariffa“, si può tranquillamente discutere riguardo la diversificazione della stessa, ma con quali basi si sostiene che la revisione di un ciclomotore non può costare come quella di un SUV? La revisione ministeriale non è una tassa! La revisione ministeriale è un controllo finalizzato alla salvaguardia della sicurezza stradale e per gli operatori del settore è un lavoro come un altro che richiede tempo, attrezzatura e competenza. Il controllo di un ciclomotore o di un motociclo richiede forse meno tempo o attrezzatura rispetto a quello di un autoveicolo? Assolutamente no. Il concetto potrebbe essere valido per i veicoli elettrici ai quali non viene effettuato il test delle emissioni ed il controllo delle rumorosità, ma sono casi limite da analizzare con esperti del settore. Si potrebbe valutare una diversificazione dei controlli a seconda della categoria di veicolo, ma in linea di massima la manovra andrebbe a penalizzare i proprietari meno abbienti dei veicoli più datati che richiedono un controllo più accurato. Per concludere, considerando che circa 1/3 del costo della revisione va direttamente allo Stato (IVA 9,90€+Diritti MCTC 10,20€+Versamento postale 1,78€), sarebbe opportuno per agevolare i redditi più bassi uno sgravio fiscale sull’operazione, ma giù le mani dalla tariffa!

 

Per gli operatoriPer gli utentiChilometri revisione

Lo scorso Maggio il Ministero dei Trasporti ha creato molta confusione nel settore della vendita dell’usato con un’iniziativa rivelatasi poi un’arma a doppio taglio. Dopo la pubblicazione sul Portale dell’Automobilista (clicca qui per il link diretto) dello storico dei chilometraggi rilevati in revisione ministeriale, senza alcuna spiegazione vengono censurate tutte le informazioni relative ai controlli antecedenti l’ultimo (leggi Revisione auto: Sparisce lo storico dei chilometri, una beffa).-Meglio che niente, no?- A dire il vero proprio no poichè, come si suol dire, fatta la legge trovato l’inganno e i truffatori sono talmente bravi a fare il loro mestiere da riuscire sempre a farla franca. Il venditore disonesto, avendo la certezza che l’unica revisione pubblica  era l’ultima in ordine cronologico (da qui il nome del vecchio servizio “Verifica ultima revisione“) (foto di destra), di fatto faceva sovrascrivere la precedente con una nuova effettuata in anticipo rispetto alla regolare scadenza. Per nascondere ogni prova del sotterfugio, il talloncino attestante il collaudo precedente veniva disapplicato e le tracce di colla coperte dal nuovo: -Ha visto? Noi lavoriamo seriamente, la sua auto è in regola con la revisione per altri due anni e può verificare direttamente dal sito del Ministero dei Trasporti il chilometraggio- Oltre al danno la beffa! Uno strumento nato per contrastare il fenomeno della auto schilometrate non ha fatto altro che favorirlo dando ai truffatori il vantaggio della certificazione del centro di revisione che a seguito di una richiesta di collaudo non può fare altro che eseguirlo. Finalmente cambiano le cose! Il nuovo servizio “Verifica revisioni” (immagine di destra) disponibile dal 23/4/2018 sul Portale dell’Automobilista mostra pubblicamente per ogni veicolo tutte le revisioni ministeriali effettuate con i relativi chilometraggi. La raccolta del dato di percorrenza è un obbligo previsto dal protocollo MCTC Net 2 che è entrato in vigore gradualmente nel 2015 con proroga al 1° Gennaio 2016, pertanto è inutile stupirsi se prima di tale data viene riportato il valore 0. È importante sapere che i chilometraggi vengono trascritti manualmente dall’operatore senza l’ausilio di strumentazioni che si interfacciando direttamente alla centralina. L’errore umano è una possibilità concreta, ma attenzione perchè la cosiddetta inaffidabilità dei dati è l’ultima spiaggia dei venditori disonesti con le spalle al muro: -Ma lei si fida dei centri di revisione? Si ricordi che siamo in Italia, non li vede i servizi di Striscia? Il mio autosalone esiste da 50 anni, se truffavamo la gente avremmo già chiuso da un pezzo!-. Facciamo un po’ di chiarezza. Se è vero che questi dati non avranno mai valenza legale a causa delle possibilità di errore, è anche vero che con un minimo di attenzione si può distinguere lo sbaglio dalla truffa (foto di seguito):

  1. Come è evidente, si tratta di un grossolano errore di trascrizione.
  2. Quando il presunto errore lascia qualche dubbio, è bene controllare la periodicità delle revisioni che in questo caso rispettano con precisione le scadenze. Aggiungendo un 1 davanti all’ultimo dato di percorrenza (68000) tutto tornerebbe, ma un’interrogazione al centro di revisioni o al venditore di auto è più che lecita.
  3. Nulla di sospetto: alcuni software che gestiscono le revisioni hanno problemi di riallineamento dei dati con il Portale dell’Automobilista che di conseguenza mostra il valore 0. In caso di necessità, il centro di revisioni che ha eseguito il collaudo può consultare i referti cartacei che sicuramente contengono il chilometraggio rilevato.
  4. Tutti gli indizi fanno pensare ad una truffa. Per quale motivo sono state eseguite due revisioni nello stesso anno? Il periodo coincide con quello della vendita del veicolo? Sul libretto di circolazione sono presenti tutti i talloncini che attestano i collaudi? Sarà un caso?

Per concludere la riflessione di un automobilista: “L’errore dell’operatore ci può stare, solo mi domando, ma se questo non sa prendere due numeri dal contachilometri come può garantirmi l’affidabilità del veicolo?[..]”. Diffidate dei centri di revisione che in più occasioni dimostrano di inserire i chilometraggi a spanne: è un indice di scarsa professionalità!

Per gli utenti

La revisione ministeriale è un controllo del veicolo che certifica l’idoneità o meno alla circolazione su strada. Una delle caratteristiche che accomuna tutti i veicoli che superano con successo il test è la regolare manutenzione presso le autofficine dove il personale preparato è in grado di valutare al meglio lo stato della vettura. L’abitudine di portare l’auto dal meccanico prima di portarla al collaudo risale ai tempi in cui la revisione era decennale e se la Motorizzazione Civile rilevava qualche anomalia rilasciava l’esito irregolare con l’obbligo di ripetere tutta la procedura dopo la messa in sicurezza del veicolo. L’articolo 80 del codice della strada rivoluziona l’intero sistema cambiando la periodicità del controllo (4 anni dall’immatricolazione e successivamente ogni 2), ma soprattutto introducendo i centri di revisione, strutture private autorizzate ad operare della Provincia. Con l’attuazione del decreto, la revisione ministeriale entra di fatto a far parte della vita quotidiana di ogni automobilista, non è più un fantasma lontano, ma una rasa di conti frequente. La mole di lavoro aumenta per tutti gli autoriparatori che si trovano a dover preparare un’infinità di veicoli per il collaudo tanto da invogliare parecchie imprese ad integrare il centro di revisioni alla struttura esistente. Forse non tutti sanno che i centri di revisione nascono dalle autofficine, tanto che una delle condizioni per ricevere l’autorizzazione è il possesso della categorie metrologiche, ovvero le prove dell’esercizio dell’attività di gommista, meccanico, elettrauto e carrozziere. MCTC-revisioneVeicoliLe imprese che hanno scelto di ottenere l’autorizzazione ad effettuare le revisioni ministeriali si identificano come “officine autorizzate” e hanno per legge esposto il cartello rappresentato in foto, le altre si limitano al servizio revisioni, ovvero controllano il veicolo e lo portano presso i centri prima citati. La revisione ministeriale è un business per entrambi, sia per chi effettua il controllo che per coloro che si occupano delle riparazioni. La prima differenza tra revisioni autorizzate e servizio revisioni è il costo: il centro di revisioni per legge incassa la tariffa ministeriale che al momento corrisponde a 66,88€ mentre chi si occupa anche del controllo preventivo giustamente ricava i suoi oneri arrivando mediamente a 90/100€ (revisione compresa ovviamente). Soldi buttati? Assolutamente no perchè l’esito irregolare ancora oggi prevede un nuovo controllo a distanza di un mese che va pagato integralmente. Fino a qui tutto bene, ma ora arriva il bello. Passano gli anni, i centri di revisione si moltiplicano senza controllo e la concorrenza spietata fa venire a meno il rigore assoluto con cui bisognerebbe esercitare questa attività; lo spettro di perdere i clienti è sempre dietro l’angolo, proprio dove sorge il nuovo centro che, a quanto dicono, –fa passare tutti i mezzi-. L’unica sicurezza di questi tempi rimane le partnership con gli autoriparatori che portando al collaudo i veicoli dei clienti, garantiscono una mole di lavoro che influisce in maniera rilevante sul fatturato. Se per ogni cliente insoddisfatto, si dice, se ne perdono dieci per il passaparola, cosa possiamo dire per quanto riguarda gli autoriparatori che portano cento veicoli in un anno? Contro ogni aspettativa logica, capita spesso che alcune autofficine facciano pressioni ai centri di revisione per chiudere un occhio su veicoli irregolari: –Abbiamo sostituito gli pneumatici, per il guasto al clacson il cliente ripassa il mese prossimo– oppure – Abbiamo rimosso il Fap, è un cliente fidatoTARIFFARIO-6688 Dire di no a 66,88€ è facile, dire  no a 66,88 * x un po’ meno. Come si dice in gergo, oltre al danno la beffa poichè i meccanici (se così si possono definire) ricattatori senza effettuare nessun controllo preventivo incassano il corrispettivo dell’operazione in virtù della loro “immunità” alla revisione ministeriale, corrispettivo che tra l’altro supera il guadagno netto del centro di revisione. Se posso capire un gommista che non ha nessun interesse a fare un lavoro di carrozzeria, non capisco un meccanico che si rifiuta di sostituire un cilindretto dei freni. Probabilmente fanno più comodo 30€ facili senza far nulla rispetto a 50€ sudati. Non amo diffondere allarmismi, ma questo scoop è già di dominio pubblico dato che non è la prima volta che sul gruppo Facebook di automobilisti ed appassionati più popolare (65000 membri) trovo discussioni come quelle riportate di seguito (si fa riferimento ad una revisione non eseguita da un centro di revisioni per problemi agli ammortizzatori).

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Chi ci rimette? L’automobilista (consumatore) che oltre a pagare inutilmente un falso controllo preventivo circola con un veicolo non efficiente, il centro di revisioni che rischia penalmente ed il meccanico onesto che viene ingiustamente etichettato per “ladro quando si scoprono queste situazioni. Concludo consigliando agli utenti di scegliere attentamente il  meccanico di fiducia per la cosiddetta “prerevisionediffidando di coloro che senza nessun controllo visivo al veicolo garantiscono l’esito positivo del collaudo ufficiale.