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FederispettoriPer gli operatori

Ennesima puntata della saga” revisione veicoli pesanti”. Finalmente giunge un chiarimento da parte dell”Amministrazione in merito al principale punto critico relativo al nuovo – ed ormai prossimo all’entrata in esercizio – sistema revisioni nel settore trucks. Il processo di esternalizzazione, avviato con la Legge di Bilancio 2019, aveva sin dal principio mostrato un aspetto essenziale poco chiaro, un vuoto normativo perdurato fino al 30 marzo 2022, giorno della pubblicazione della circolare prot. 79357 (link) emanata dalla Direzione Generale della Motorizzazioni. I più attenti osservatori di questo tortuoso iter normativo si saranno senz’altro posti il problema del doppio regime officine 870 ed “operatori autorizzati”, la denominazione attribuita ai centri di controllo “veicoli pesanti” secondo il DM446. Già, perchè in un certo senso era improprio definire “esternalizzazione” la modifica all’art. 80 del C.d.S. in quanto, di fatto, i controlli tecnici dei pesanti venivano già svolti da soggetti privati su larga scala, le officine 870 alle quali venivano affidati, su richiesta, funzionari pubblici dipendenti della Pubblica Amministrazione per lo svolgimento delle singole sedute di revisione.Tali imprese, inoltre, non essendo soggette a limitazioni circa la tipologia di veicoli revisionabili, si sarebbero trovate in una posizione di vantaggio rispetto agli operatori autorizzati ai quali, come da emendamento all’art. 80 del C.d.S., l’attività è circoscritta ai veicoli pesanti destinati al trasporto di cose ad eccezione degli ATP ed ADR. Ciò nonostante, ai nuovi titoli autorizzativi (operatori autorizzati) fanno capo onerosi requisiti specifici supplementari secondo i dettami del DM 446. – Perchè mai, dunque, un imprenditore avrebbe dovuto adoperarsi (e per adoperasi si intende investire decine di migliaia di euro) per il nuovo standard se in previsione non vi erano benefici di alcun genere? – Si tratta della principale criticità evidenziata dall’associazione Federispettori nel video messaggio di seguito proposto (immagine di destra) in un ottica di tutela della categoria professionale rappresentata. Senza centri preposti mancherebbero infatti le sedi ove prestare l’attività di controllo tecnico su assegnazione da parte dell’UMC competente vanificando l’impegno ed il piccolo investimento di numerosi operatori nel conseguimento del cosiddetto “modulo C”, senza considerare che il noto problema dei ritardi fisiologici nelle gestione delle pratiche da parte della Motorizzazione non verrebbe in alcun modo risolto. L’equivoco, come anticipato, sorge all’atto della pubblicazione del DM 446 in quanto, durante la prima fase dell’iter di esternalizzazione, pareva sottintesa la graduale conversione delle officine 870 in centro di controllo ai sensi del art. 80, comma 8 del C.d.S. per coloro che si fossero conformati ai requisiti contenuti nella circolare 28231 del 13/9/2021 (link). Alla smentita di tale ipotesi in molti probabilmente si sono interrogati sulla sostenibilità nel settore di tue tipologie di titoli autorizzativi simili – ma differenti – in regime di concorrenza avendo – all’incirca – il medesimo bacino d’utenza. La nota chiarificatrice a firma di Pasquale D’Anzi, direttore generale della Motorizzazione, delinea in modo inequivocabile il profilo dei nuovi centri di controllo – o operatori autorizzati – separando in via definitiva le competenze dalle officine 870 le quali potranno sì operare senza convertirsi in “centro di controllo” (ma comunque conformandosi alla circolare 28231), ma limitatamente all’ambito dei veicoli ADR, ATP ed autobus. “Dimmichemistaiobbligandosenzadirmichemistaiobbligando”. Ebbene sì, considerato che i veicoli a motore e non destinati al trasporto di cose rappresentano la fetta di mercato più consistente: basti pensare che gli autobus sono all’incirca 1/10 dei veicoli industriali, esclusi rimorchi (dati Anfia). E con questo dovremmo condannare il direttore generale? Tutt’altro! Finalmente ai vertici della Motorizzazione una personalità carismatica, ma soprattutto libera dalle pressioni, in ogni direzione, delle associazioni di categoria. Fa quasi sorridere la spiegazione a misura di idiota, così mi piace definirla, del principio di terzietà, a conferma dell’indigesto nuovo sistema revisioni che a parecchi piace, ma ai padroni, evidentemente, no. “Le dinamiche di cattura, infine, sono scongiurate con il completo disaccoppiamento dell’ispettore e del centro di controllo. [..] Tanto tiene indenne il centro di controllo da ritorsioni di qualsivoglia natura da parte del proprietario dei mezzi in ragione all’esito dei controlli del quale detto centro non è in alcun modo responsabile. [..]”. Comprì!? E’ dalla nascita di questo blog che, in posizione di netta controtendenza, andiamo ribadendo questo principio ed è oggi, finalmente, anche l’Amministrazione sembra dalla nostra. Una piccola consolazione a fronte di nottate in bianco, inimicizie ed offese di vario genere. Alla prossima!

Confessioni di un RT

Buongiorno a tutti, mi chiamo Alessandro, vivo in provincia Cuneo e sono responsabile tecnico – ora ispettore – dal 2003. Prima di ottenere la qualifica lavoravo per l’attuale gruppo come meccanico di veicoli pesanti seguendo in particolare i controlli preventivi agli autocarri da sottoporre a revisione ministeriale presso le sedi della Motorizzazione Civile. Essendo avvezzo alle analisi gas di scarico, prova giochi e test vari, ma soprattutto essendo in possesso del diploma di perito meccanico, sono stato selezionato dai titolari per il salto di qualità nella linea revisioni per motocicli e veicoli di massa inferiore a 35q.li, le categorie “revisionabili” anche dai privati autorizzati dallo Stato. Se nella precedente esperienza era fondamentale l’accuratezza del controllo sul veicolo e di conseguenza il ripristino dello stesso alla massima efficienza (sostituzione freni,cambio lampadine, specchi dei retrovisori,  testine sterzo o barre longitudinali, ma anche interventi di carrozzeria), ora sembra che l’obbiettivo sia diventato chiudere un occhio su eventuali anomalie che comporterebbero una maggior spesa per il cliente. L’automobilista medio si reca presso il centro revisioni per comperare l’etichetta attestante la revisione regolare – il lasciapassare per circolare liberamente su strada -, un’operazione che viene vissuta come l’acquisto di un kg di pane dal panettiere. Anzi, il kg di pane serve per mangiare, la revisione a cosa serve? Dobbiamo digerirle tutte, altrimenti se ti azzardi a  far notare ad un privato – o peggio ancora ad un meccanico – qualche riparazione da eseguire prima del controllo ministeriale vieni etichettato come troppo fiscale e quindi scartato a favore di “colleghi” notoriamente disposti a scendere a compromessi. Nei piccoli paesi, come quello in cui risiedo ed opero, le discussioni all’ordine del giorno del tipo – RT: Guardi, sono da sostituire due pneumatici perchè troppo usurati CLIENTE: Dai, non riesci a farmela passare così? RT:  No, mi dispiace, è per la sua sicurezza CLIENTE: Arrivederci – vanno ben oltre la sfera lavorativa intaccando i rapporti con i concittadini. Non so se mi spiego: se bocci – termine improprio ma chiaro –  la revisione al pizzaiolo, non sei più visto molto di buon occhio nella pizzeria, questa è la realtà. Occorre più autorità e come unica soluzione penso ad un sistema simile a quello attualmente in vigore – anche se pare ancora per poco (le ultime novità) – per i veicoli pesanti. È assurdo: le medesime ditte di autotrasporto pretendono trattamenti diversi a seconda della categorie di veicoli che ci portano: per i patente c (massa > 35qli) è fondamentale ripararli al meglio in vista della revisione periodica, i patente b (trasporto leggero) invece vanno fatti passare così come sono, tanto non “esce l’ingegnere”. L’esito al controllo del veicolo dovrebbe essere competenza esclusiva di funzionari pubblici esenti da conflitti d’interesse, mentre gli attuali ispettori o ispettori-meccanici dovrebbero limitarsi al precontrollo ed agli eventuali interventi di messa in sicurezza. Più lavoro per tutti: i meccanici finalmente tornerebbero ad aprire i motori, i carrozzieri a riparare le ammaccature ed i gommisti a sostituire gli pneumatici non solo quando esplodono ed il veicolo si presenta con il carro attrezzi. Purtroppo attualmente la situazione per i “leggeri” è completamente sfuggita di mano e si procede per inerzia, ma ciò che mi stupisce è la volontà di estendere questo modus operandi fallimentare ai pesanti, invece che fare viceversa come direbbe il buonsenso. Chi emana questi regolamenti quali competenza ha nel settore? Sarà un bagno di sangue, soprattutto per le imprese (tralasciando la sicurezza stradale!): niente più pre-revisioni che venivano fatturate circa 80/100€ cadauna, calo drastico delle riparazioni e camionisti che direbbero: – Dai, mettici il timbro, tanto ci veniamo ogni anno! – Spero vivamente che le cose andranno diversamente, altrimenti toccherà cercarsi un’altra occupazione…

 

Per gli operatoriPer gli utenti

Lo scorso 24 Aprile si è tenuto presso la sede del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il primo incontro per discutere la concessione a privati delle revisioni dei veicoli trasporto merce con massa superiore a 35 q.li. introdotta dalla legge n.145/18 (link). Oltre ai vertici della Motorizzazione Civile, le associazioni di categoria e le rappresentanze delle numerose realtà del settore autotrasporto, presente una delegazione di AICC (Associazione Ispettori Centri di Controllo) in quanto, come previsto dall’accordo Stato-regioni n. 65 csr del 17 Aprile 2019 (link), l’autorizzazione alla revisione dei cosiddetti “pesanti” è riservata unicamente agli ispettori già abilitati al controllo dei veicoli leggeri. Per gli ex-responsabili tecnici privati della revisione ministeriale sarà sufficiente il superamento di un corso di 50 ore (modulo C), mentre per gli esterni che vorranno accedere alla professione, oltre al conseguimento del modulo C, le ore saranno 296 (modulo A+B) che scendono a 176 per i laureati in ingegneria meccanica (modulo B). Come descritto molto esplicitamente nella risposta alla convocazione inviata al Ministero dei Trasporti, l’unico impegno dell’Associazione ICC sarà garantire l’indipendenza di giudizio dei futuri ispettori affinchè possano agire con professionalità senza conflitti d’interesse. Nonostante questa posizione non fosse stata condivisa con la platea dal delegato AICC David Brescianini (responsabile di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta)(foto di destra), la gran parte dei relatori hanno espresso opinioni affini memori del grande flop che fu la liberalizzazione delle revisioni dei “leggeri” avvenuta oltre vent’anni fa e di cui tutt’ora si pagano le conseguenze. Oggi come allora le imprese private sono chiamate a subentrare alla Motorizzazione Civile incapace di gestire l’ingente mole di lavoro, una grande opportunità di business per gli imprenditori, ma con effetto boomerang se gestita approssimativamente. La revisione ministeriale è in primis sicurezza stradale, ma è anche il principale motore dell‘automotive in quanto genera introiti in tutto il settore incentivando l’autoriparazione ed il commercio di veicoli, due mercati in crisi a causa della “leggerezza” dei controlli sui veicoli di massa inferiore a 35q.li. Per evitare le conseguenze dalla concorrenza sleale fra imprese concorrenti numerosi relatori hanno proposto la terzietà dell’ispettore rispetto al centro di controllo da autorizzare mediante “concessione” (non autorizzazione) per garantire allo Stato il potere di revoca se la buona condotta dell’attività dovesse venire a mancare. Aperta anche una parentesi sull’inefficienza degli attuali controlli da parte della Motorizzazione Civile sui centri di controllo privati, un deficit assolutamente da risolvere considerando la pericolosità dei veicoli pesanti ed il grave impatto che potrebbero avere sulla sicurezza stradale se controllati inadeguatamente. Degna di nota la proposta di affidare il nuovo incarico ad attività esterne all’autoriparazione per eliminare il conflitto d’interesse “cliente-meccanico”, aspetto controverso del sistema revisioni italiano già ammonito dall’Europa con la direttiva 2014/45ue (link). Malgrado questa valide proposte, pare ci sia un ostacolo insormontabile: il comma 1149 e 1150 della legge di bilancio n.145/18 integrano l’articolo 80 del c.d.s. riferito ai “veicoli a motoreescludendo di conseguenza tutti i rimorchi, una fetta notevole del parco circolante “pesante” che rimarrebbe di competenza della Motorizzazione Civile vanificando il progetto di rendere più efficiente il settore.

Dirigenza della Motorizzazione Civile presente alla riunione del 24 Aprile 2019