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Confessioni di un RT

Buongiorno a tutti, non sono Carletto, sono Diego Brambilla, membro di Federispettori. No, non è la mia storia quella che sto per raccontarvi, ma riguarda un ispettore tecnico a me molto vicino. Un amico, un collega…una persona che però non ne parlerebbe mai in prima persona in quanto rappresenta l’impersonificazione del motto “vivi e lascia vivere”. E’ un bonaccione, non farebbe mai del male nemmeno ad una mosca e piuttosto che affrontare una qualsiasi situazione si defila, come ha fatto anche questa volta – per l’ennesima volta –. Ecco, questo non è proprio un complimento, ma Carlo è così: timido, riservato, timoroso e molto sensibile. Un carattere non proprio conforme ad un ruolo da pubblico ufficiale che tuttavia, devo riconoscere, svolgeva in modo molto professionale, anche troppo. Sì, perchè Carlo iniziò a fare il responsabile tecnico quasi per caso, spinto dal titolare dell’officina nella quale era assunto come aiuto-meccanico, ma non aveva mai capito a fondo in cosa consistesse il lavoro. Carlo non è stupido, ma si lascia trascinare: il capo impartiva gli ordini, lui li eseguiva, in buona fede. Anche perchè, va detto, fino al giorno in cui ci siamo conosciuti Carlo di auto e di revisioni non capiva una mazza. Niente, nisba, zero! Era la prova vivente del requisito in carne ed ossa: serviva al centro revisioni per poter operare, ma poi, nei fatti, era inutile. Inutile, ma indispensabile. Era in grado di valutare autonomamente le carenze di un veicolo? No. Chiedeva al meccanico o al titolare, e mi piace pensare che entrambi fossero sempre in buona fede, ma ne dubito. Ricordo ancora quando, durante il periodo di prova mi disse – Die’, io sta prova giochi non l’ho mai fatta, non saprei nemmeno cosa guardare – . Apro una piccola parentesi: era la quinta esperienza in un centro revisioni. Chiusa parentesi. Tuttavia aveva interesse, voglia di imparare ed io ero orfano di collega: decisi, di concerto con la direzione, di dargli una possibilità. Carlo è il primo ispettore che posso vantare di aver formato da zero – anche se sulla carta non era un apprendista -, ma , ahimè, temo di avergli fatto più male che bene. Decisamente.

All’alba dei trentacinque e rotti anni Carlo aveva aperto gli occhi per la prima volta, e naturalmente preferiva il mondo ovattato nel quale viveva. Non lamentava il fatto che il titolare decidesse per lui…non si poneva proprio il problema! Andava a lavorare, passava 8 ore in armonia e rientrava a casa; al primo del mese lo stipendio e via. L’indipendenza e la consapevolezza hanno distrutto Carlo. Questo perchè non solo gli ho insegnato a conoscere i veicoli e valutarne le carenze, ma ho dedicato molto tempo alla questione delle responsabilità civili e penali, quelle stupidaggini che ai corsi di formazione di 30 ore strutturati per plasmare marionette non menzionavano nemmeno. Fatto sta che così Carletto mi è andato in crisi. Dopo un esordio in cui gli unici rimproveri vertevano sull’eccesso di leggerezza (comprensibile, non aveva mai lavorato veramente), quasi di punto in bianco avviene la metamorfosi totale: da #schiacciatasti delle revisioni a mastro Prüfer Senior. Una medaglia, per me, ma una condanna per lui (e per l’azienda). Il problema tuttavia non era tanto la professionalità, ma il fatto che – va detto anche questo –, era troppo pignolo, veramente oltre misura. Ossessivo compulsivo: forse rende meglio l’idea. Non esisteva auto alla quale non contestava problemi all’avantreno: – Carlo, è normale che ci sia un po’ di gioco, altrimenti non si chiamerebbero silent-block -… Arrivava al mattino – e sono certo, non ci aveva dormito la notte –  esordendo con – ma la macchina di ieri faceva un tum-tum strano, ma non ho riscontrato nulla. Però secondo me…- Carlo, basta! Dopo un paio di anni i rapporti con l’azienda si sono incrinati definitivamente (50% di ragione per entrambi) e Carlo è passato ad altro impiego.

Bene, se Carlo non aveva – e non ha tutt’ora – il dono del buonsenso, io di certo non ho quello della sintesi. Le vicende narrate sino ad ora sono semplicemente l’introduzione, ma ci forniscono comunque alcune testimonianze su quello che è il settore revisioni oggi in Italia. 1) Sono abilitati ispettori che non hanno la minima idea di cosa sia la revisione di un veicolo, ma vivono serenamente (ecco perchè i sindacati del settore faticano a fare breccia) 2) In Italia l’eccesso di pignoleria è malvisto anche se in altri settori viene pagato profumatamente. Passiamo oltre. Nuovo centro revisioni, nuovi screzi: dopo sei mesi Carlo ri-abbandona. Fa notizia? Ormai non più, purtroppo. La storia che mi ha colpito, e che vorrei condividere con tutti voi, è un’altra, molto più grave ed al contempo più demotivante: è la conferma che il coltello dalla parte del manico, alla fine, ce l’ha sempre il capo. Settimo centro di revisioni per il buon Carletto e dopo sole due settimana di lavoro e qualche scaramuccia, come da copione, sull’eccessiva pignoleria il primo (ed ultimo) grave problema. Ricevo un messaggio alle 7 del mattino con il seguente testo: “Ciao Die, ma se sto a casa da lavoro un giorno il centro può fare le revisioni?”. Domande che non andrebbero nemmeno poste. Chiamo Carlo e mi faccio spiegare la situazione attendendo la conferma di ciò che sin da subito mi è parso evidente. Dopo averlo messo in guardia sui pericoli che lui stesso avrebbe corso sia firmando i referti delle pratiche effettuate da terzi che lasciandoli in bianco – era comunque lui l’ispettore in carica agli atti – l’ho convinto a segnalare la vicenda, quantomeno per tutelarsi in caso le revisioni fossero risultate fasulle. Dopo aver provveduto personalmente ad avviare la procedura con la Motorizzazione e la provincia, rimango in attesa del certificato di malattia che avrebbe attestato in modo inequivocabile la sua assenza al centro revisioni. Avete presente quando vi  ho raccontato delle paranoie con la prova-giochi? Ecco, trasferite il concetto sulla segnalazione.  – Ma se lo scopre? – – Se viene a cercarmi a casa? –  Sapevo che tanto per una scusa o per l’altra non sarebbe mai arrivato al dunque, ma udite udite fino a che punto possono essere infide le persone. Il titolare, a quanto pare presunto CTU per il tribunale, lo ha intimidito facendo leva su questa posizione dopo aver fiutato il rischio di querela. Il pomeriggio Carlo mi chiama esordendo con testuali parole: – Ferma tutto, ferma tutto! Ha i filmati del colloquio di lavoro nel quale affermavo che avrei chiuso un occhio in determinate situazioni -. Respiro profondamente e gli chiedo se avesse mai firmato una dichiarazione di consenso per essere registrato. – No no, cioè, non mi ricordo…non credo però… – Ed aggiungo – Ma cosa gli hai promesso di così compromettente??!! – (poi, conoscendolo…) – Ti giuro, non mi ricordo, ho un vuoto! – Comprendo lo stato confusionale frutto di una meschina operazione di plagio (non che ci volesse molto a raggirarlo eh) e gli lascio del tempo. Volete sapere come è finita la storia? Alla fine il problema del mutuo da pagare ha prevalso su qualsiasi altro buon proposito di cercare, nel proprio piccolo, di fare la cosa giusta. Carlo ha barattato il silenzio per un licenziamento che gli consentisse di accedere alla Naspi, considerando per giunta questo gesto come un atto di grande umanità da parte dell’ex-titolare. Caro Carlo, non mi sento di giudicare la tua scelta, ma credo di aver buttato via un sacco di tempo con te. Ricorda sempre che se vuoi cambiare la tua posizione devi agire in prima persona e fare scelte coraggiose, non abbandonarti alle decisioni altrui. Sii padrone della tua vita.

E con questo ti auguro un grande in bocca al lupo per tutto.

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Buongiorno a tutti, mi chiamo Enzo, vengo da Genova e sono responsabile tecnico dal lontano 2003. Iniziai rispondendo ad un annuncio nel quale si ricercava un candidato in possesso di maturità scientifica o diploma di geometra con massimo 23 anni di età, una limitazione anomala che compresi con i primi giorni di lavoro. Eseguire revisioni ministeriali, o meglio ciò che pretendeva il titolare, era semplicissimo e per un appassionato di meccanica come me una libidine: 1000€ al mese per stare nove ore al giorno più sabato mattina in mezzo alle auto, come prima esperienza nell’automotive era più che sufficiente. Per le informazioni tecnico/normative mi rivolgevo al collega “esperto”: sei mesi di revisioni alle spalle e qualche nozione appresa dai venditori di attrezzatura, ma forse era fin troppo per un’azienda il cui mantra era – targa, telaio e tutto il resto è noia -. In parole povere significava che l’unica operazione importante era la verifica della corrispondenza fra targa e numero di telaio a conferma che il veicolo da sottoporre al controllo ministeriale fosse effettivamente quello indicato dalla carta di circolazione, i restanti test venivano omessi o falsati in caso di irregolarità. I veicoli che non superavano la prova freni o l’analisi dei gas di scarico venivano sostituiti da altri idonei alla circolazione per consentire il superamento dei controlli strumentali, mentre per quanto riguardava la prova fari e la prova fonometrica si inserivano a penna sul referto gli esiti di rilevamenti fasulli – Il limite minimo dell’avvisatore acustico per gli autoveicoli è 93dB ? Benissimo, questo veicolo emette…hem…101dB, così, a caso.- L’anno seguente diventammo estremamente rigidi nel controllo degli pneumatici, ma solamente perchè il titolare aveva intrapreso questo nuovo business ed era compito nostro procacciare clientela: per ogni pneumatico che facevamo sostituire, convergenza o inversione 1€ di bonus, inutile dire che ad ogni veicolo riscontravamo qualche difetto per arrotondare lo stipendio da fame, fame che pativamo solo noi considerando la mole di lavoro. Erano anni da record: tempo medio per ogni veicolo 7-8 minuti e a fine giornata si contavano fino a 60 revisioni, naturalmente tutte eseguite sull’unica linea di controllo che avevamo a disposizione. Con l’introduzione del protocollo MCTC Net 1, il primo step di informatizzazione del processo della revisione ministeriale, le cose non cambiano affatto, anzi, in un certo senso peggiorano. Il tanto temuto computer che avrebbe dovuto rivoluzionare positivamente il settore si è rivelato il miglior alleato di coloro che non avevano nessuna intenzione di mettersi in regola, e non occorreva essere un haker per crakkare il sistema. Senza entrare nel dettaglio, un veicolo poteva risultare revisionato con esito regolare e tanto di referto attestante il superamento di tutti i test senza mai essere entrato nel centro revisioni, un trucchetto usato di frequente per i frettolosi clienti di fiducia quali meccanici e commercianti di auto. Il rientro dalla pausa pranzo era il momento delle sorprese: in più occasioni riscontravo dal software che gestisce le revisioni qualche veicolo fantasma controllato da non si sa chi – presumibilmente dal titolare – e mai pervenuto in sede dato che custodivo personalmente le chiavi della auto d’intralcio. Ero stanco, stanco di assecondare i porci interessi del titolare rischiando di macchiare la mia fedina penale per un pugno di quattrini, ma amavo questo lavoro e non ero intenzionato ad abbandonarlo. Nel 2009 – ormai sono 10 anni! – al colloquio con il mio attuale titolare metto le cose in chiaro fin da subito: pieno potere decisionale e stipendio commisurato alle responsabilità derivanti dall’esercizio della professione. Un successo per me, ma non di certo per la sicurezza stradale: tutto ciò che mi rifiuto di certificare viene eseguito dai miei colleghi novelli assunti con contratto di apprendistato e succubi del datore di lavoro, lo stesso che mi ha concesso il “trattamento privilegiato“. Dedico a tutti loro questo breve racconto, con la speranza che la loro coscienza arrivi prima dei guai con la legge.

Enzo

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Mi presento: sono Massimo Corsini, classe 1978 e lavoro come Responsabile Tecnico da circa vent’anni, ad essere precisi dal 1999. Al tempo ero meccanico di mezzi pesanti, ma un bel* giorno il capo mi urla dalla buca**: –ti, che te sè drè a stüdià, te me fet i culàudi cuntìl mè fìeü?***– Non ho avuto molta scelta. Presentati i documenti attendo l’installazione degli impianti e dopo una marea di burocrazia mi arruolo ufficialmente superando il corso due anni dopo il figlio del titolare: siamo nel 2001. La causa di questo ritardo è di natura contrattuale, in quanto come apprendista non potevo ottenere l’abilitazione alla firma (ne approfitto per ricordare a tutti che il responsabile tecnico per definizione non può essere mai apprendista), ma forse era meglio così. Mi sono convinto a scrivere questa testimonianza dopo l’iscrizione ad Associazione ICC, in particolar modo dopo essere entrato a far parte del gruppo Facebook ICC Help Desk, tutt’altro che un banale insieme di persone che vorrebbero migliorare il settore, molto più. Per la prima volta in tutti questi anni ho trovato un team coeso e collaborativo di colleghi che mi ha fornito l’assistenza ed il supporto che avrebbero dovuto darmi, nell’ordine, titolari, colleghi-impiegati, colleghi-meccanici e clienti. Sì, anche la Motorizzazione Civile avrebbe dovuto fare il suo, ma chi ha il coraggio di mettesi contro lo Stato? Il mio contributo non metterà di certo in buona luce i responsabili tecnici ed i centri di revisione in generale, anzi, sicuramente le mie parole consolideranno nell’immaginario collettivo i luoghi comuni che da sempre ci caratterizzano. Di seguito l’elenco dei bug del settore revisioni, nulla di personale, solo la realtà oggettiva:

*bello (ironico) **fossa d’ispezione ***Tu che stai studiando, faresti le revisioni con mio figlio? (dialetto varesino)

Supervisione dei centri di revisione: Teoricamente dovrebbe essere compito della Motorizzazione Civile, in pratica non si vede una visita ispettiva dal 2013 (5 anni di anarchia)

Conflitto di interessi fra titolare e clienti: Non prendiamoci per il c###, dove c’è business c’è concorrenza e quindi conflitto d’interesse. A mio avviso le autofficine/autosaloni/carrozzerie non dovrebbero possedere il centro di controllo che dovrebbe rimanere una realtà indipendente ed imparziale. Vuoi a tutti i costi fare revisioni? Benissimo, ti associ ad un consorzio, così che invece di concessioni in regime di concorrenza spietata avremmo società e la slealtà si dissolverebbe in collaborazione. Ogni tanto è bene ricordare che l’obbiettivo è quello di tutelare l’inquinamento e la sicurezza pubblica, non gli interessi economici di qualche imprenditore, altrimenti non parleremmo neanche di revisione “ministeriale”. Ebbene sì, ministeriale alias del ministero: non è un servizio aggiuntivo per i clienti, tantomeno un mezzo per certificare le auto che devi vendere, nè per fare favori agli amici.

Inquadramento della categoria. Ho iniziato come “impiegato responsabile tecnico di 4°livello” a 20 anni, il 17 Ottobre ne faccio 40 e sono inquadrato come “operaio“. Nell’ultimo centro di revisioni per il quale ho  prestato servizio ero addirittura un “meccanico generico”, tanto chi avrebbe controllato mai? (vedi il primo punto)

Autorità della categoria:  Mancano gli strumenti per renderci incontestabili. In un paese dove il 28% della popolazione è analfabeta funzionale e la corruzione è una caratteristica, non un difetto, è impossibile fare obbiezione al titolare o ai clienti con la semplice presa di posizione. Ma è mai possibile che negli ultimi 3 anni per ogni polemica dovevo procurarmi la norma scritta da mostrare all’interlocutore? Istruiteli! siamo stufi di prestare professionalità a gente che capisce solo “a destra avviti, a sinistra sviti”.

Supervisione dei centri di revisione: L’ho già detto? Lo ribadisco perchè i controlli mancano ad un livello tale da dover essere ribadito più e più volte. Nel 2014 dopo un infortunio al ginocchio sono stato sostituito da un neo assunto responsabile tecnico che al rientro mi ha letteralmente messo la scopa in mano*, tanto il mio inquadramento lo permetteva (vedi il secondo punto). Fin dall’inizio il tipo mi puzzava**, così ho deciso di condurre una breve indagine (con Google, quindi nulla di professionale) e indovinate un po’? Il soggetto nel 2012 era stato condannato a due anni di arresti domiciliare per aver falsificato e truffato 1100 tagliandi di revisione nella regione Sardegna (immagine sopra). Cosa ci faceva a Varese questo elemento? Dove l’hanno trovato? Ma soprattutto, con quale nome aveva firmato le quasi 1500 revisioni eseguite in mia assenza? Ho avvertito la provincia a voce e le associazioni di categoria, ma la morale della risposta è stata univoca: fatti i c#### tuoi. Non sono andato oltre, al tempo mia figlia aveva 10 anni e non potevo permettermi di avviare quel genere di lotta ai mulini a vento, la priorità era di trovare un posto di lavoro.

*mi ha sostituito, non mi restava che fare le pulizie **il ragazzo non mi piaceva

Sia chiaro, nessuno di noi vuole stella e cinturone* quando si parla di strumenti, ma (ad esempio) una videocamera fissa per registrare la procedura di revisione in toto? Mi piacerebbe sapere come hanno fatto ad eseguire la revisione dell’Alfa di ‘Ziomelo** a Como mentre era parcheggiata in officina a Varese (tutto questo in piena fase MCTC Net2). Un palmare simile a quello in dotazione agli ausiliari del traffico per segnalare in tempo reale i veicoli difformi? Non prendiamoci in giro, la tecnologia è molto più avanzata di quel che sto dicendo, Targa Alert si potrebbe realizzare, basterebbe volerlo.

*fare lo sceriffo **Zio Carmelo, uno qualsiasi

Ringrazio lo staff di Revisioniautoblog per avermi permesso questo sfogo e spero per tutti che le cose cambino alla svelta, io sto per mollare.

Massimo

 

 

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Buongiorno a tutti, mi chiamo Federico e sono responsabile tecnico dal 2006 in provincia di Piacenza. Appena terminati gli studi sono stato contattato da una nota concessionaria della zona per ricoprire il ruolo di addetto alle revisioni e pensavo -Caspita! Che fortuna! Ho solo 21 anni e mi hanno offerto uno posto così?!-. Peccato che dopo qualche mese di lavoro avevo già perso ogni speranza: la strada non era solo tutti in salita, ma piena di insidie. Per cominciare, non ero minimamente preparato alla mansione, complice l’inefficienza della scuola italiana ed il corso farlocco di abilitazione in cui la metà dei corsisti non sapeva nemmeno aprire il cofano di un’auto (questi in 5 giorni avrebbero dovuto imparare a certificare l’efficienza di un veicolo, pazzesco!).Ciò nonostante ho sempre cercato di svolgere il mio ruolo al massimo della professionalità, grazie anche ai colleghi che con tanta pazienza mi hanno cresciuto e formato in officina. Con questa testimonianza non voglio sputare nel piatto da cui ho mangiato per anni: la questione del responsabile tecnico non è un problema circoscritto, ma una causa nazionale. Questa figura in Italia ha una funzione simile a quella del parafulmine: è inutile considerando il potere decisionale pari a 0, ma nel momento del bisogno c’è, pronta ad attribuirsi tutte le responsabilità penali del caso. In più occasioni mi sono ritrovato a litigare con commercianti di auto perché mi rifiutavo di revisionare con esito regolare dei veicoli in condizioni pietose:-è già venduta! Questa va al sud Italia!– mi dicevano. Un veicolo era stato venduto con la formula visto e piaciuto? Bene, doveva essere per forza revisionato con esito regolare, anche se al posto degli pneumatici montava quattro ruotini. Nel frattempo le minacce arrivavano su più fronti: i clienti volevano superare a tutti i costi il controllo, il titolare li voleva accontentare ed i colleghi non avevano voglia di riparare le anomalie riscontrate. Se potevo sopportare le avvisaglie di licenziamento, non ho mai digerito un cliente che con fare intimidatorio mi ha posato sulla scrivania alcuni bossoli di arma da fuoco: questo era veramente troppo! Per uno stipendio di 1200€ netti mensili al pari di un meccanico o di un gommista valeva la pena rischiare così tanto? Ero solo ed abbandonato al mio destino: chi per definizione mi avrebbe dovuto tutelare si è rivelato il peggior nemico. I membri delle Forze dell’Ordine sono i primi a chiedere sconti e favori per superare la revisione alle vetture malandate di proprietà, il tutto alla luce della presunta “immunità sulla strada”tanto a me chi mi ferma?– Le altre istituzioni pubbliche lasciamo perdere: le sedi della provincia sono inaccessibili mentre la Motorizzazione Civile se la chiami in causa per qualche problema sembra che dai fastidio. Dopo aver svegliato il can che dorme, come per magia arrivava una severa visita ispettiva di controllo (da parte delle Motorizzazione per chi non lo sapesse) al centro in cui lavoravo: il messaggio era forte e chiaro. Con questa nuova consapevolezza ho sempre lavorato sapendo che i veicoli che mi rifiutavo di revisionare per i troppi difetti sarebbero stati certificati come sicuri da un “collega” nelle vicinanze, a tutti andava bene così in fin dei conti.  Ora dopo anni di sacrifici mi trovo letteralmente a spasso: licenziato per calo di lavoro! Ero in cerca di nuove opportunità in questo settore, ma tra proposte economiche ridicole e richieste ai limiti della legalità ho preferito lasciar perdere. Il meglio? Un titolare di centro revisioni che mi dice: -non facciamo i responsabili tecnici, qua si fa passare tutto, quelli della Motorizzazione non vogliono segnalazioni!L’unica speranza era l’estero, ma a quanto pare assumono solo ingegneri chiedendosi come mai in Italia siano così bassi i requisiti per accedere alla professione. Mi piange il cuore lasciare questo mestiere perché la vedo come una sconfitta personale, ma purtroppo non ci sono alternative.

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Buongiorno a tutti, mi chiamo Mario e questa è la mia esperienza ventennale come responsabile tecnico in provincia di Pavia. Ho iniziato nel 1998 presso un consorzio di autofficine che da subito hanno visto un business nell’opportunità di eseguire revisioni ministeriali come privati al pari della Motorizzazione Civile. L’obbiettivo principale di tutti non era tanto il miglioramento di servizio per i propri clienti, bensì la possibilità di aggirare il severo giudizio dei funzionari MCTC rimpiazzati con lavoratori subordinati, il più delle volte assunti senza competenze nel campo. Ricordo molto bene l’ispezione per il rilascio dell’autorizzazione ministeriale al centro per cui lavoravo: erano presenti il direttore della Motorizzazione, un funzionario, il rappresentante della casa costruttrice delle attrezzature, alcuni consulenti e tra documenti, libretti metrologici e misurazioni varie passai il giorno più formale della vita, dopo quello del matrimonio. Peccato che al primo giorno di operatività questo rigore venne meno e settimana dopo settimana mi rendevo sempre più conto di essere un semplice burattino nelle mani del sistema, ma tutto sommato non davo molto peso alla cosa. Ero incosciente, un giovane apprendista con conoscenze limitate di meccanica ed alle spalle un corso di 8 ore per imparare ad utilizzare i macchinari: non avevo la benchè minima idea di ciò che facevo. In queste condizioni era naturale seguire le indicazioni dei meccanici consorziati che avevano molta più esperienza di me, così mi trovai senza saperlo a fare il loro sporco gioco: –Massì, fammela passare questa, è un difetto di fabbrica!- oppure –dopo la sistemo, non ti preoccupare!– e così via. La mia bravura era legata alla velocità con cui lavoravo e la generosità con cui rilasciavo gli esiti: il piazzale era pieno, in 7 minuti chiudevo una pratica e come in catena di montaggio freni, gas e avanti il prossimo! (mi vengono i brividi solo a ripensarci). Successivamente vengo nominato responsabile tecnico ed inizio ad acquisire consapevolezza: la firma sui referti era la mia, non mi accontentavo più di una pacca sulla spalla o di un “bravo ragazzo“. Dai corsi ho appreso nel dettaglio la normativa, le responsabilità civili e ancor peggio quelle penali… non c’erano più scuse, rischiavo veramente grosso. Cambiai progressivamente il mio modo di operare rivalutando tutti i favori fatti (i classici “ho l’appuntamento dal gommista” e “dopo la riparo“): che garanzie avevo delle effettive messe in sicurezza dei veicoli difformi? Nessuna, e a dar credito alla mia ipotesi c’erano i risultati del database che avevo creato negli anni con l’elenco dei veicoli carenti revisionati comunque con esito regolare, una sorta di TARGA ALERT personale. Le auto a cui avevo abbuonato alcuni difetti ritornavano dopo due anni con gli stessi identici problemi: fine dei favori! D’ora in poi avrei lavorato correttamente assegnando il giusto esito alle revisioni dei veicoli, come era giusto che fosse. Certamente a suon di “ripetere” e “sospeso dalla circolazione” non ero più il bravo ragazzo di una volta, ma la mia priorità era diventata quella di tutelarmi. Gli unici che sfuggivano a questo nuovo modo di operare erano i meccanici che, in virtù dell’ingente numero di veicoli che portavano presso il centro, pretendevano un trattamento di favore, altrimenti minacciavano di andare altrove. Le cose sono leggermente migliorate con l’introduzione del protocollo MCTC Net 2 nel 2015: finalmente con la scusa dei nuovi software riuscivo a tenere a bada qualche cliente in più, ma la strada da percorrere per poter parlare realmente di sicurezza stradale è ancora molto lunga…

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Buongiorno a tutti, mi chiamo Gianluca e questa è la mia esperienza ventennale come responsabile tecnico revisioni in provincia di Chieti. Iniziai a lavorare in autofficina come accettatore nel Febbraio 1997, ma presto la mia carriera migliorò grazie all’art. 80 del C.d.s. che autorizza le sedi private a svolgere revisioni ministeriali. Nel Marzo dell’anno successivo il mio ex-titolare mi propose il ruolo di responsabile delle revisioni: accettai con piacere e partecipai a tutti i corsi per ottenere l’abilitazione. In quegli anni la Motorizzazione era sovraffollata a causa del cambio di periodicità del collaudo (da decennale all’attuale sistema “quattroduedue”) e nel caos mancarono completamente assistenza e supporto. Non fu per nulla semplice muovere i primi passi in un settore totalmente nuovo, ma grazie ai libri di testo disponibili in commercio riuscii autonomamente a colmare le gravi lacune della “formazione”, se così possiamo definirla. Ricordo fin dal principio le pressioni dell’ex-titolare che voleva influenzare le mie decisione sull’esito dei controlli, ma tutto sommato la situazione era sopportabile in quanto la mole di lavoro era talmente elevata da lasciare poco spazio alle discussioni. Nel Giugno del 2000, a malincuore, cambiai posto di lavoro per avvicinarmi a casa: il più grande errore della mia vita. Per essere precisi, i nuovi titolari erano all’incirca una trentina, tutti autoriparatori che, per suddividere l’ingente investimento necessario per aprire un centro di revisioni, fondarono un consorzio. Gli unici dipendenti eravamo io ed il figlio di un consorziato che da sempre veniva trattato in maniera privilegiata, ma inizialmente non diedi peso alla cosa. Sia chiaro, se la natura della preferenza fosse stata legata al grado di  parentela non ci sarebbe stato nessun problema, ma a quanto pare il collega era un po’ più leggero nell’assegnazione degli esiti ai controlli. Passarono gli anni ed i rapporti con i consorziati si incrinarono a causa dei continui scontri: quella che per loro era una semplice “strizzatina di occhio” , per me era una certificazione falsa di veicoli pericolosi, per la legge invece era (ed è tutt’ora) falsità ideologica in atto pubblico, un reato penale. Tra un esercito di titolari che mi imponevano un modo di lavorare scorretto ed un collega accondiscendente, l’unico spiraglio di salvezza per me era la Motorizzazione Civile alla quale in più occasione segnalai i veicoli difformi revisionati con esito “regolare”. Le comunicazioni andavano in porto, ma i tempi eccessivamente lunghi dei controlli a campione vanificarono il mio intento poichè al momento del richiamo il veicolo sospetto era già stato rottamato o riparato per la circostanza. Dal “pignolo di turno” si arrivò rapidamente agli insulti veri e propri e dagli insulti alle minacce. Mi son sempre chiesto perchè in tutti i settori se sei bravo e conosci il tuo mestiere riesci a fare un’ottima carriera con grandi soddisfazioni, mentre in questo vieni etichettato come incompetente e poco collaborativo. Ad ogni modo, ho sempre avuto le spalle grosse, lavoravo secondo le mie competenze e secondo la mia coscienza, ma il 16 Marzo 2018 ricevetti da parte di un funzionario del tribunale una lettera (immagine). Ero abbastanza tranquillo della mia buona condotta in generale, pensavo si trattasse di un errore, ma a quanto pare mi sbagliavo: licenziamento in tronco. Da quel giorno ad ora sono senza lavoro, ho una moglie casalinga, due figli ed un mutuo da pagare: com’è possibile che non riesco a reinserirmi in questo settore? Ho forse troppa esperienza? Fa più comodo un ragazzino incosciente e sottopagato? Sicuramente sì, ma ciò che mi abbatte maggiormente è che che di fronte ad un regolamento europeo (2014/45EU) che prevederebbe l’innalzamento degli standard qualitativi del settore le associazioni di categoria remano contro: non vedo vie d’uscita.