Buongiorno a tutti, mi chiamo Maurizio e sono un perito meccanico che nel 2010 ebbe la “brillante” idea di ottenere l’abilitazione come responsabile tecnico revisioni. Cominciai da subito a lavorare in Sicilia e mi resi conto che dalla teoria alla pratica passavano mari, monti e dimensioni parallele (Einstein avrebbe finalmente potuto applicare la teoria del relativismo). Ciò che per definizione era una una pratica atta a certificare lo stato di sicurezza del veicolo veniva considerata dal cittadino come un’inutile tassa mentre dal titolare come un pretesto per fare business senza scrupoli. Non ci volle molto a comprendere che la funzione della figura del responsabile tecnico era stata creata ad-hoc per un’esigenza del sistema: il settore dell’autoriparazione aveva finalmente l’opportunità di attirare nuovi clienti scaricando tutte le responsabilità penali su un dipendente. Credendo si trattasse di una questione puramente siciliana decisi di trasferirmi al nord con la speranza che l’andazzo fosse differente, ma mi sbagliavo di grosso. Dopo due anni di lavoretti occasionali finalmente arrivò un’opportunità di carriera come responsabile tecnico che si rivelò molto responsabile e poco tecnico vista la proposta economica ridicola che mi fecero, ma nonostante tutto accettai senza riserve.
Presi in gestione un centro di revisioni in provincia di Parma, o meglio, ciò che ne restava in piena fase di transizione al protocollo MCTC Net2. Il mio predecessore non aveva retto le ore snervanti di attesa con i call center dell’assistenza, i computer che sul più bello andavano in blocco, gli errori di sistema e così via, ma posso comprenderlo, personalmente l’ho fatto unicamente per ottenere un miglioramento contrattuale in virtù del mio impegno. Cercai da subito di introdurre un metodo lavorativo molto elementare che venne visto come qualcosa di extraterrestre: che c’era di tanto strano a riparare i difetti riscontrati sui veicoli prima di effettuare la revisione ministeriale? Dovete sapere che il centro in cui lavoravo era dotato anche di autofficina e gommista, pertanto mi pareva abbastanza logico cooperare con gli altri settori dell’attività per migliorare il servizio (e far guadagnare di più il mio titolare). Feci il possibile anche per rivedere i rapporti con le altre officine offrendo come unico servizio il pre-controllo gratuito dei veicoli così da consentire anche a loro di aumentare la mole di lavoro. Pensate sia stato gradito questo modus operandi? Nossignore! Facevo la guerra con un sistema più grande di me: la revisione ministeriale era, è e sarà (purtroppo) sempre vista come un lasciapassare per circolare in regola su strada pubblica. Sicurezza stradale? Interessa a tutti finchè il veicolo difettoso o inquinante non è il proprio…ma siamo in Italia, non c’è da stupirsene. La situazione tutto sommato non era così malvagia, in due anni la produttività del centro era migliorata del 20% e finalmente era giunta l’ora di chiedere un aumento retributivo che naturalmente mi fu negato. Ricordo ancora quando un clienti si complimentò per la mia professionalità dicendo che un lavoro così non lo avrebbe fatto nemmeno per 3000€ al mese viste le responsabilità penali connesse all’esercizio. Bene, io l’ho fatto per due anni a poco più di un terzo di quella cifra, ma ora basta, sono in attesa di una nuova avventura in un altro centro revisioni. Che dire, dalle due esperienza passate ho appreso che per fare il responsabile tecnico in Italia devi accettare di essere sottopagato oppure devi revisionare con esito regolare veicoli gravemente pericolosi. Mi prendereste per pazzo se vi dicessi che sono terrorizzato per la nuova esperienza? La speranza è l’ultima a morire (dicono), ma per quanto mi riguarda è defunta dal 2010 poco dopo quella “brillante” idea.

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