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Per gli operatoriPer gli utentiCovid-19

In questi giorni frenetici di restrizioni straordinarie, comunicati trasmessi a orari improponibili e notizie campate per aria sulla base di bozze riservate agli uffici stampa, è molto difficile mantenere la calma. I decreti definitivi non vengono pubblicati, ma tutti ne parlano come fossero già in vigore. Tu sei alla disperata ricerca di risposte, ma nessuno può dartele: i giornalisti non hanno le competenze per prendere posizione, quindi ti devi accontentare dell’interpretazione degli esperti, ma non è mai una fonte certa. L’Amministrazione, come di consueto, è irraggiungibile o non si esprime: questa è la sintesi perfetta del periodo Covid-19.

È comprensibile il disorientamento di molti imprenditori ed operatori del settore, ma questa disperata ricerca dell’interpretazione ad-hoc – chiaramente secondo il proprio interesse – è un’inconfutabile prova di mancanza di buonsenso. Con decreto “Cura Italia” del 17 Marzo 2020 (link) (link articolo) vengono di fatto sospese le revisioni ministeriali: tutte le scadenze fino a Luglio vengono prorogate al 31 Ottobre 2020 e l’atto della revisione ministeriale non rientra più tra le “necessità” – ora “assolute urgenze” ai sensi dell’ordinanza congiunta Ministero della Salute/Ministero dell’interno del 22 Marzo 2020 (link)- che giustificano la circolazione. -Eh, ma se un automobilista fora un pneumatico, richiede assistenza e sceglie liberamente di fare la revisione in scadenza, nulla mi vieta di farla- oppure -Il decreto proroga la scadenza della revisione, ma se il cittadino vuole anticiparla è libero di farlo- e così via. Ci mancava solo l’equivoco scaturito dalla versione provvisorio del decreto 22 Marzo 2020 che da tarda serata è disponibile in forma ufficiale (link) (link allegato). Alcuni giornalisti hanno spoilerato prima del tempo l’elenco dei codici ATECO delle attività autorizzate ad operare dal 23 Marzo al 3 Aprile, salvo proroghe, secondo le ultime restrizioni imposte dal Governo. Le imprese con codice ATECO 45.2 e derivati (Manutenzione e riparazione degli autoveicoli) e 45.4 e derivati (Commercio, manutenzione e riparazione di motocicli e relative parti ed accessori) sarebbero state operative, quelle con codice 71.20.21 (Controllo di qualità e certificazione di prodotti, processi e sistemi) no. Con un minimo di buonsenso si poteva affermare  “officine di auto/moto aperte, centri di revisione chiusi”, ma dalle visure camerali di questi ultimi – e dalle mirabolanti interpretazioni dei fantasiosi addetti ai lavori – una sorpresa (immagine sotto). Alcuni centri di controllo, in particolare i più datati, non hanno il codice ATECO dedicato all’attività di certificazione dei veicoli, quindi sarebbero stati legittimamente autorizzati ad operare.

Come non bastasse, tutti i centri di controllo hanno i codici ATECO dell’autoriparazione per la norma delle quattro, ora tre, categorie. Chi avrebbe potuto operare? Chi no? Tanta confusione per l’eccesso di burocrazia e la totale mancanza di buonsenso, ma la versione definitiva dell’allegato 1 del decreto 22 Marzo 2020 toglie ogni dubbio. Il codice ATECO 71 (Attività degli studi di architettura e ingegneria, collaudi ed analisi tecniche) è stato inserito nella lista della attività non soggette a interruzione dell’esercizio, quindi anche le relative sottocategorie tra cui la sopra citata 71.20.21. Se il macrogruppo è stato inserito nell’elenco non è certo per i centri di controllo, ma questo è quanto: centri di revisione, “sulla carta”, aperti nonostante la sospensione dell’attività.

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Condizioni igieniche pessime nell’abitacolo di un veicolo sottoposto a revisione ministeriale

Nei precedenti articoli (link 1) (link 2relativi all’emergenza Covid-19 è stato utilizzato impropriamente l’hashtag #fatecichiudere lasciando intendere si chiedesse allo Stato il benestare per chiudere le attività, ma non è così. Rilanciando il titolo della campagna dal Ministero della Salute, #iorestoacasa è già un dato di fatto per numerosi centri di revisione ed autofficine. Entrambe le categorie non sono soggette all’interruzione forzata dell’operatività imposta dai provvedimenti straordinari, ma molti imprenditori o semplici operatori del settore hanno scelto liberamente di fermarsi per salvaguardare la propria salute: nessuno può impedirlo. Va ricordato che in situazioni di emergenza non deve assolutamente prevalere l’individualismo: il motore della società funziona solo se tutti gli ingranaggi girano correttamente, chi pensa per se danneggia la collettività. Credete forse che medici ed infermieri siano felici dei turni massacranti di queste ultime settimane e del rischio quotidiano di contagio? Probabilmente no, ma il loro codice deontologico professionale prevede l’assistenza e la cura dei malati. A questo proposito, è utile ed interessante ragionare sul ruolo che hanno le nostre figure professionali all’interno della società, con una particolar attenzione a queste settimane di criticità. Innanzitutto, è bene porre una netta distinzione fra autoriparatori e addetti alla revisione ministeriale. Entrambi garantiscono la circolazione dei veicoli, ma i primi rispondono ad un bisogno individuale del cittadino causato da una situazione di emergenza, i secondi ad un’esigenza sociale normata dallo Stato. Tutti i veicoli devono essere controllati periodicamente da un professionista, ma per regolarizzare questo obbligo viene concesso un intervallo di tempo ampio a prova del carattere di non urgenza di questa pratica. Indispensabile sì, ma assolutamente non urgente. La richiesta delle principali associazioni di categoria al Ministero è quella di prorogare le scadenze di Marzo in Aprile per consentire a tutti gli automobilisti di circolare liberamente nelle circostanze riportate nell’autocertificazione (link) per giustificare gli spostamenti prevista dal DPCM 9 Marzo 2020. Le prescrizioni hanno l’obbiettivo di evitare il più possibile i contatti fra persone e quindi il contagio, ma l’atto della revisione ministeriale è un’occasione perfetta per contrarre e diffondere il virus. Mentre l’autoriparatore ha la possibilità di limitare la sua permanenza all’interno del veicolo, l’ispettore addetto al controllo ministeriale svolge parte del lavoro nell’abitacolo, uno spazio ristretto a bassa circolazione di aria potenzialmente fertile per la proliferazione dei microrganismi. L’unica domanda da porsi  è la seguente: siamo più utili alla società come ispettori o come pazienti infetti a carico del Sistema Sanitario Nazionale? Ognuno tragga le proprie conclusioni. Se lo Stato non ci assiste, pagheremo di tasca nostra l’interruzione delle attività sacrificando ferie, permessi o rinunciando a guadagnare, ma una cosa è certa: #iorestoacasa

N.B. Si ricorda di comunicare alle UMC di competenza l’interruzione del servizio come da regolamento, ma si segnala che molti dipartimenti hanno a loro volta emesso circolari riguardati la sospensione di numerose competenze.