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Per gli operatoriPer gli utenti

Sono trascorsi oltre vent’anni dalla privatizzazione delle revisioni ministeriali per i veicoli di massa inferiore a 35q.li. (Art. 80 del nuovo codice della strada – D.L 285 del 30/04/1992) e la situazione è degenerata a punto che il settore ha perso credibilità agli occhi di tutti. La carenza di personale della Motorizzazione Civile e l’abbandono della supervisione nei confronti delle imprese addette al controllo dei veicoli è sfociata in un regime di totale anarchia ormai impossibile da recuperare. Le cosiddette mele marce, ovvero i centri di revisione irregolari considerati dalle Autorità come una minoranza, non erano poi un fenomeno di proporzioni trascurabili. Errata valutazione? Assolutamente no, sottostimare era l’unica soluzione per scrollarsi di dosso le evidenti responsabilità. Già, perchè se i frutti guasti fossero una minima parte si potrebbe pensare a vermi o parassiti, ma viste le circostanze probabilmente è l’albero ad essere gravemente malato. Al pari dei maxi-processi in cui lo Stato figura al banco degli imputati, anche in questo caso il problema principale è la natura dei presunti colpevoli e le conseguenze sull’opinione pubblica. Chi dirà agli imprenditori che il sistema fa acqua da tutte le parti e non c’è modo di rimediare se non con una rivoluzione generale del settore? L’errore di base è stato presentare il controllo ministeriale dei veicoli come un’accessorio dell’autoriparazione per ingolosire i meccanici ad investire risorse in questa nuova opportunità (è bene ricordare che questa gentile concessione deriva dall’impossibilità di gestire nelle strutture pubbliche la mole di lavoro dopo l’introduzione della periodicità dei controlli “4+2+2”). Questo concetto viene illustrato nell’art. 239 del regolamento di attuazione del nuovo codice della strada (link): “Le imprese di cui all’articolo 80, comma 8, del codice devono [..] essere iscritte in tutte le quattro sezioni del registro di cui all’articolo 2, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 122, ovvero in tutte e quattro le sezioni dello speciale elenco previsto dall’articolo 4 della medesima legge [..]” In parole povere, non solo i centri di revisione dovevano avere legami con l’autoriparazione, ma erano tenuti a dimostrare di essere contemporaneamente meccanici, gommisti, carrozzieri ed elettrauto (con legge n.224/2012 la categoria “meccanico” ed “elettrauto” sono state incorporate nella nuova sezione “meccatronica”). Chi dirà agli autoriparatori che hanno acquistato attrezzatura fittizia per ottenere le “categorie” che secondo la normativa europea il centro di controllo dovrebbe essere indipendente dall’autofficina per limitare ogni tipo di conflitto d’interesse? Di seguito un estratto del considerando 34) della direttiva 2014/45ue (link): “Gli Stati membri dovrebbero poter prescrivere requisiti in materia di separazione delle attività o autorizzare un organismo privato a effettuare i controlli tecnici e le riparazioni di veicoli, anche sullo stesso veicolo, qualora l’organo di controllo abbia accertato positivamente che resta mantenuto un elevato livello di obiettività.” “Fortunatamente” lo Stato italiano nei decreti attuativi ha camuffato goffamente questi “dettagli” cercando di mantenere invariato il regime, ma ciò che non potranno tralasciare è l’elemento centrale della normativa europea: l’ispettore. Chi dirà ai titolari dei centri di revisione che i requisiti minimi che dovrà rispettare l’operatore che materialmente esegue il controllo ministeriale non sono neanche lontanamente paragonabili a quelli previsti dall’art. 240 del regolamento di attuazione del c.d.s. (link)? Fino ad oggi era sufficiente un qualsiasi non pregiudicato che avesse superato un corso di 32 ore, ma ora si parla di aggiornamento costante, competenze comprovate e soprattutto libertà decisionale. Non è finita. Il già citato art. 239 del regolamento di attuazione del c.d.s. prevedeva le misure minime per i locali in cui avveniva il vero e proprio controllo del veicolo:  Le singole officine per le quali vengono rilasciati gli atti di concessione devono essere dotate di locali che, oltre a possedere le prescritte autorizzazioni amministrative, devono avere: a) superficie non inferiore a 120 m; b) larghezza non inferiore a 6 m; c) ingresso avente larghezza ed altezza rispettivamente non inferiori a 2,50 m e 3,50 m”. Le uniche indicazioni relative all’altezza sono le specifiche dell’ingresso, al fine di consentire il transito di tutti i veicoli di massa inferiore a 35 q.li. Una miriade di centri di revisione sono stata autorizzati con ambienti alti poco più di 3,50m, non considerando che il veicolo doveva essere sollevato sul ponte per la prova-giochi ad un altezza minima di 1,80m. Come dire agli imprenditori che i locali sono stati autorizzati irregolarmente dopo averli approvati qualche anno prima? Alcune attività sono state limitate a seguito di visite ispettive (immagine di destra), ma quante ancora faranno la stessa fine? Il problema è molto serio: la mancanza dell’altezza minima per eseguire i controlli è la prova chiare ed inconfutabile che le revisioni sono state eseguite solo parzialmente e di conseguenza sono in circolazione autocarri potenzialmente pericolosi. Come se non bastasse, l’intero settore sta vivendo un periodo di crisi, una recessione facilmente prevedibile che per secondi fini commerciali non è stata scongiurata. I grafici seguenti mostrano chiaramente la diminuzione del numero di revisioni pro-capite dovuta alla crescita incontrollata dei centri di revisione ben oltre il fabbisogno teorico (oggi sono circa 9000). Chi ha autorizzato tutto ciò? Chi ha venduto la sicurezza stradale ai produttori di attrezzature e agli enti che si occupano di formazione? 

FINE PRIMA PARTE

 

Per gli utentiPer gli operatori

Ogni qualvolta viene citata la revisione ministeriale dai mass-media il contesto è tutt’altro che positivo: #revisioni facili, #truffa revisioni e #revisioni irregolari sono solo alcuni dei moltissimi riferimenti ad articoli che si trovano in rete. La domanda sorge spontanea: – ma questi delle revisioni sono tutti dei delinquenti? – La risposta è no, almeno in origine, ma sono stati costretti a diventarlo a causa tua, caro lettore. Che cosa rappresenta il controllo del veicolo per te, comune cittadino? Le risposte potrebbero essere svariate a seconda dell’istruzione e delle conoscenze a riguardo, ma tutte probabilmente avrebbero qualcosa in comune: la revisione è una seccatura, ma ti garantisco che lo è anche per me. Qualcuno ti definirebbe ignorante o “italiano medio”, ma per quanto mi riguarda questa percezione è assolutamente comprensibile in particolar modo se sei una persone di buon senso. -Per quale motivo si dovrebbero spendere altri soldi quando viene effettuata periodicamente la manutenzione ordinaria? Non è per il costo, è il tempo più che altro… poi va beh, è andata bene fino ad oggi…- Non sei ignorante, sei semplicemente malfidente ed egoista, al pari d tutti d’altronde. Come sosteneva Thomas Hobbes (immagine di copertina), un filosofo inglese del ‘600, l’uomo è egoista e vive esclusivamente per soddisfare le proprie esigenze con l’intento di sopraffare i simili (Homo Homini Lupus). Lo Stato nasce principalmente per moderare l’istinto umano con regole che hanno lo scopo di garantire la convivenza civile nella società.  Contestualizzando al giorno d’oggi, si può affermare che lautomobilista non comprenderà mai che probabilmente c’è qualcosa di più importante degli interessi personali, giusti o sbagliati che essi siano. Siamo tutti d’accordo nel definire uno spreco la sostituzione di quattro pneumatici ad un veicolo in vendita, ma spreco per chi in fin dei conti? La situazione economica personale è paragonabile all’equilibrio della società? Riesci a comprendere che una tua mancanza potrebbe danneggiare te stesso, ma soprattutto gli altri? Temo di no, ma proprio per questo subentra lo Stato: dove non arriva la sensibilità ed il buon senso c’è la legge. Tranquillo, non è colpa delle nuove generazioni: l’Art.55 del vecchio Codice della strada D.p.r. 393 del 1959 prevedeva il controllo ministeriale periodico, e stiamo parlando degli anni in cui Fiat lanciava sul mercato la storica 500. Ora, giunti fin quì, spero di averti trasmesso l’importanza della revisione ministeriale, o perlomeno le ragioni per cui viene imposta dallo Stato. Circolare con un veicolo idoneo è una regola per la convivenza sociale, come potrebbe essere il divieto di rubare, di uccidere, il diritto e dovere ad istruirsi e così via… Da questo momento in poi ho bisogno della tua fantasia, o meglio della tua concentrazione. Prendiamo come esempio un membro della Polizia, l’uomo dello Stato per eccellenza. Egli è assunto dallo Stato, lavora per esso ed il suo interesse personale, ovvero lo stipendio, non ha alcun legame con ciò che fa. Non prendiamoci in giro, il poliziotto prima di essere un membro delle forze dell’ordine è un uomo, con tutte le debolezze annesse e connesse. Per quale motivo un individuo si sveglia al mattino e lavora? Passione? Si, ma principalmente per guadagnare la pagnotta. Ipotizziamo per un attimo che il compenso dei poliziotti (stradale) sia proporzionale al numero di sanzioni effettuate. Quale sarebbe l’immediata conseguenza? Probabilmente vivremmo in una società molto più regolamentata, ma avrei parecchi dubbi sull’autenticità delle contravvenzioni. -Stai forse insinuando che i poliziotti sono dei pochi di buono?- Assolutamente no, sto semplicemente dicendo che sono esseri umani, come te, come me. Tralasciando vizi, ostentazione e lusso, tu per sfamare tuo figlio non esagereresti con qualche multa?

Non è finita, ti chiedo un ultimo sforzo. Ipotizziamo che tu cittadino fossi il diretto finanziatore della Polizia: una volta all’anno per legge sei tenuto a destinare una somma di denaro ad un membro delle forze dell’ordine a tua discrezione, una sorta di 8×1000 per intenderci. Fammi indovinare, sono certo che faresti morire di fame lo s****** che ti ha sanzionato con 200€ di verbale, anche se l’unico s****** in realtà sei tu che circolavi a 130km/h dove il limite era di 50… Bene, torniamo alla triste realtà. Lo Stato dal 1997 ad oggi ha concesso a quasi 9000 imprese private la possibilità di eseguire revisioni ministeriali. Sì, avete capito bene, “private” e “ministeriali” nella stessa frase, a distanza di poche parole. Ciò che in letteratura si potrebbe definire un ossimoro, in Italia è il settore della revisione ministeriale. Il cittadino, a propria discrezione, è libero di scegliere un centro revisioni compiacente che senza troppi problemi rilasci l’attestato di superamento del controllo ministeriale. C’è forse qualcuno convinto che i centri di revisione facciano prevalere la legge ai propri interessi personali? È corretto definirli truffatori? Delinquenti? Ignoranti? No, si tratta semplicemente di esseri umani allo sbaraglio. Dov’è lo Stato?

Confessioni di un RT

Il notevole successo che sta riscontrando la rubrica “Confessioni di un RT” è un grande traguardo dal punto di vista editoriale, ma una disfatta da quello lavorativo. Quante dovremo sentirne ancora prima che qualcosa cambierà? O meglio, quante dovremo sentirne ancora prima che lo Stato prenderà in mano la situazione ammettendo le proprie responsabilità? Nel nostro piccolo, ci auguriamo che le testimonianze vengano prese in considerazione da chi di dovere, e se serviranno a migliorare anche solo di una virgola questo settore abbandonato a se stesso, potremo dirci orgogliosi per aver raggiunto l’obbiettivo. Con rammarico dobbiamo far presente che quanto scritto nei precedenti sei episodi rappresenta solo la punta dell’iceberg: per un tecnico che sputa il rospo ce ne sono almeno cinque che hanno perso le speranze ed altrettanti che temono ripercussioni di ogni genere. A tal proposito il settimo capitolo della saga, non una vera e propria confessione spontanea, bensì un puzzle di vicende che dovrebbero far riflettere sugli individui che sono stati autorizzati dallo Stato a possedere un centro revisioni. Considerata la spinosità della questione, per ragioni di privacy i riferimenti saranno censurati, ma nel caso fossero necessari a qualche collega per evitare brutte sorprese li forniremo privatamente.

23 Novembre 2018: all’interno del gruppo Facebook di assistenza “Centro Revisioni Auto e Moto – Responsabili Tecnici di tutta Italia” compare il seguente post (immagine a destra)

“Buongiorno a tutti! Scusate l’ off topic, ma mi pare cosa buona e giusta dare un consiglio ai colleghi per evitare che cadano nell’errore in cui siamo caduti io prima ed un altro membro del gruppo dopo…
Un centro revisioni di #######, del quale non farò il nome, cerca un responsabile tecnico “valido, serio e motivato”, per prendere il posto del mio sostituto che ha abbandonato mercoledì…
Il primo colloquio, e le promesse che vi farà il titolare, vi faranno credere di essere arrivati all’ isola felice: gestione piena del centro revisioni, pieno potere decisionale ed organizzativo per appuntamenti ed esiti… poi in realtà vi troverete ad avere a che fare con un capo officina psicopatico, che vorrà controllare il vostro lavoro e se non passerete tutte le revisioni inizieranno a mettervi i bastoni tra le ruote (convergenze o tagliandi urgenti e non potrete usare il ponte, macchine in mezzo alla linea durante le revisioni) poi passeranno a urla e minacce, fino ad arrivare alle persecuzioni (a me hanno bucato i radiatori della macchina con un cacciavite da officina, per 1600€ totali di danno), oltre al fatto che non è assolutamente un buon pagatore (promette stipendi da favola, ma ti paga dal 15/20 del mese con piccoli acconti di 400/500 € e spesso e volentieri non conclude entro la fine del mese).
Io ho abbandonato un lavoro a tempo indeterminato dove stavo da 9 anni per andare da lui, e dopo un anno mi ha sbattuto a casa per giustificato motivo dicendo che avrebbe soppresso la mansione, il mio sostituto ha abbandonato un indeterminato da 3 anni e dopo un mese e mezzo è già a casa…
Date retta ad un c******, se vedete l’ annuncio di una carrozzeria di ######### con centro revisioni, non andateci e sconsigliatelo a tutti i vostri amici!
Scusate ancora il papiro, ma spero di essere stato utile a tanti.”

Ciò che ci ha colpito maggiormente non è il messaggio in se, ma la risposta del tecnico al nostro invito a scrivere una vera e propria testimonianza da condividere sul blog (immagine sotto).

Potrebbe anche bastare, ma non è ancora finita; ci sono degli interessanti sviluppi che non si possono omettere. Lo stesso giorno, a poche ore dal post sopra citato, ci contatta privatamente una vecchia conoscenza (immagine di destra). Si tratta di un coraggioso responsabile tecnico protagonista di una “Confessione” precedentemente pubblicata, ma questa volta non vuole saperne nulla poichè “questi gentiluomini sono già andati a cercarlo a casa, tipo spedizione punitiva”. 

Ora ditemi, un “personaggio non del tutto a posto che conosce e fa tanti favori a persone scomode“, che minaccia di “bruciare le automobili con mezzo litro di benzina” e che reca ingenti danni alle vetture dei dipendenti, come può essere autorizzato dallo Stato a svolgere un servizio ministeriale?

Per fortuna che nel decreto n. 495 del 16 dicembre 1992 (link) (regolamento di attuazione del Nuovo Codice della Strada), all’art. 240 vengono menzionati i requisiti morali che dovrebbero avere titolari delle imprese e responsabili tecnici…dovrebbero