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Confessioni di un RT

Condividiamo con piacere la lettere aperta di un imprenditore rivolta alle associazioni di categoria del settore revisioni, una delle quali lo rappresenta – per così dire – dal 1987. Un punto di vista differente da quelli ormai standardizzati che vedono titolari di centro di controllo avversi ad ogni sorta di cambiamento e dipendenti ispettori desiderosi di una rivoluzione a 360°. Il contenzioso va ben oltre alla mera lotta di classe: è una battaglia di buonsenso che ha come obiettivo finale la salvaguardia della sicurezza stradale:

Olbia, 18/02/2022

Oggetto: settore revisioni veicoli, adeguamento normativo e terziarizzazione settore controlli degli ispettori.

Gentili signori,

in qualità di direttore del Centro revisioni Consorzio Car Test Olbia 1, aderente all’atto della costituzione all’allora AIRA/CNA e tutt’ora associato alla CNA, devo esprimere la mia ESTREMA contrarietà agli argomenti e al metodo con cui le alte cariche preposte della vostra associazione stanno portando avanti le rivendicazioni in materia di revisione veicoli, auto / moto e mezzi pesanti.

Questo Consorzio nasce nel 1986 nell’intento di tutelare i meccanici indipendenti dalle concessionarie, le quali potevano aprire un centro revisioni senza ulteriori obblighi. Mentre per le quattro categorie professionali, meccanica, elettrauto, gommista e carrozzeria, occorreva avere tutte le quattro iscrizioni e, ATTENZIONE, come la legge chiaramente dice, le 4 attività devono essere effettivamente esercitate, e questo era ed è tutt’ora assai raro.

Negli anni a seguire, da 1600 centri presenti nel 1997, ci fu un proliferare di grandi officine che erano talmente grandi da esercitare effettivamente tutte le 4 attività. In realtà aprirono centri di meccanici, di gommisti, di elettrauti e di carrozzieri. Tutti centri dove si svolgeva solo una o al massimo due delle 4 attività richieste. Ma, miracolo dei miracoli, con le autocertificazioni in Italia tutto è possibile, soprattutto se poi non ci sono controlli. Così il gommista di turno, che palesemente ha un’officina dove si svolge solo l’attività di gommista (e lo vedrebbe e lo verificherebbe anche un cieco), avendo a suo tempo richiesto l’iscrizione per tutte le 4 attività, dichiarando semplicemente e con molta leggerezza che esercita effettivamente anche l’attività di meccanico, di elettrauto e di carrozzeria, apre il centro revisioni, in attesa che vengano verificate le autocertificazioni. Tralasciando per comodità meccanica ed elettrauto (che ora sono anche accorpate nell’unica attività di meccatronica), l’impressione che in tutti questi centri non si facciano attività di carrozzeria si ha immediatamente, perché le attrezzature necessarie per questa attività sono necessariamente una cabina di verniciatura e il tintometro. A tutti gli associati che hanno fatto la pratica presso di voi per l’apertura del centro avete mai evidenziato che fare una autocertificazione senza che poi ci sia il riscontro è un falso pauroso, con conseguenze penali? Non vado oltre perché potrei diventare scurrile. E credetemi, quando vedo nascere ed operare (e ce ne sono migliaia) centri che PALESEMENTE non esercitano neanche una delle attività richieste, ma fanno solo revisioni, allora mi chiedo davvero cosa fate voi della legge. Dico voi perché queste realtà quasi mai nascono da sole ma vengono sempre istruiti e indirizzati dalle associazioni di categoria e voi, non ho difficoltà a dirlo, insieme rappresentate la maggior parte delle imprese del settore. Così, siamo arrivati a 10.000 centri e in una città come Olbia ce ne sono 14, una guerra senza limiti che avvantaggia quelli che lavorano male, quelli che non guardano nulla e passano tutto e di più. Vince il più disonesto per intenderci perché di controlli sul campo, quelli veri, quelli fatti all’uscita del centro per verificare la corrispondenza dei valori rilevati, non ce ne sono mai stati e voi non avete mai fatto nulla per fare in modo che la legge venisse modificata per implementare un servizio di ispezione che, per il solo fatto di esistere, avrebbe risolto la stragrande maggioranza dei comportamenti illegali, di tecnici titolari e di tecnici dipendenti succubi dei titolari.

Detto questo, e dopo 25 anni di esperienza ce ne sarebbero veramente tante altre di cose da dire, passiamo al nuovo. Passiamo all’argomento Ispettore tecnico, alla sua abilitazione e al progetto di terziarizzazione del settore controlli, portato avanti da FEDRISPETTORI e da voi brutalmente combattuto. Quindi a voi va bene così, con gli ispettori iscritti a libro paga dei titolari dei centri o, meglio ancora, essi stessi titolari dell’officina. E in tutto questo sostenete che non vi sia nessun conflitto di interesse tra chi controlla e chi paga il controllore (nel caso dell’ispettore titolare, esso si paga da solo ed il conflitto è ancora più grande).

Perché ? Se è vero che siete d’accordo sulla terziarizzazione in ambito di revisioni di mezzi pesanti, perché non lo siete in ambito dei veicoli leggeri con massa =< a 35 q.li? Il principio di indipendenza del tecnico è esattamente lo stesso. Un dipendente non può, in nessuna circostanza, sostenere che non ha conflitti di interesse nella sua attività di controllo poiché viene pagato dal titolare alla fine del mese. Peggio ancora è il caso dell’ispettore che è anche titolare del centro. Una cosa senza giustificazioni. Come si può pretendere la sicurezza stradale con un sistema in cui l’80% dei centri è diretto in questo modo, con dipendenti o con tecnici titolari? E allora ben venga la richiesta, FORTE, degli ispettori che chiedono a gran voce la TERZIARIZZAZIONE. Il mio intento è quello di garantire la sicurezza stradale e la concorrenza leale, corretta. Non so se voi avete lo stesso obiettivo difendendo l’attività di dipendente del centro. Forse avete la necessità di difendere le migliaia di realtà che operano in questo modo e che, in ambito di terziarizzazione, non potendo più incidere sul risultato della revisione, abbandonerebbero il settore, tornando a fare quello che probabilmente sanno fare, il meccanico, il carrozziere o il gommista. E questo grido di libertà non è cosa semplice. Il lavoro autonomo, con rischio proprio, non è sempre migliore del tranquillo lavoro dipendente, con malattie, ferie e riposi pagati e via dicendo. Ma è un grido che si leva per cancellare 25 anni di attività di revisione facili, senza controlli e le spalle sempre al muro. Io la definirei ”voglia di cambiare le cose in meglio”. E con l’esperienza di chi sta sul campo, in trincea, e non di chi sta dietro la scrivania e cerca di salvaguardare gli interessi dei propri associati, anche se sono interessi che nulla hanno a che fare con il miglioramento del sistema e della sicurezza stradale. A scanso di equivoci (mi pare che non siete molto afferrati su questo) La direttiva 20147/45 UE, all’art 13 comma 4 (e non art 1 comma 3 punto 4 che non esiste neanche) recita: “Al momento di effettuare un controllo tecnico, l’ispettore deve essere esente da conflitti di interesse, in modo da assicurare, con piena soddisfazione dello stato membro e dell’autorità competente interessati, che è mantenuto un elevato livello di imparzialità e obiettività”. E’ sufficientemente chiaro? Non credo si debba pensare molto per capire che l’ispettore dipendente del titolare del centro ha un conflitto grande quanto una casa. E peggio ancora, in senso positivo per lui, il titolare ispettore è tutto un conflitto. E nemmeno c’è la distinzione fra ispettore di mezzi con massa < o > di 35 q.li.

Non ci sono davvero dubbi sul fatto che questa norma possa essere rispettata solo con la terziarizzazione, oppure con una assunzione di massa delle motorizzazioni per avere anche nei veicoli leggeri ciò che già oggi è possibile sui mezzi pesanti. Le così dette sedute esterne.

Finiamo con i corsi di abilitazione e con la verifica della professionalità degli ispettori attualmente operativi in base alle precedenti norme. Vorrei ricordare che dal 1997 fino ad aprile del 2011, in attesa dell’istituzione dei corsi e degli esami per responsabile tecnico, potevano operare e garantire la sicurezza stradale, tutti coloro che possedevano la maggiore età ed avevano i titoli scolastici richiesti. Quindi, il ragazzino diplomato all’IPIA (professionali) che magari ancora non aveva neanche la patente, una volta assunto e accreditato presso la motorizzazione di competenza diventava il RESPONSABILE TECNICO. Ma era in grado di farlo? E a chi importava questo? L’importante era rispettare le scadenze imposte dalla UE per il ritardo pazzesco nella revisione dei veicoli che da noi ancora si facevano ogni 10 anni e poi ogni 5. Stiamo parlando di 14 anni di regime transitorio in cui nessuno ha controllato la reale capacità di svolgere questo importante ruolo da parte di chi, solo con un titolo di studio, aveva la così detta FIRMA. Poi nel 2011 arrivano i corsi e gli esami. Gli esami non so, perché ancora non sono stati istituiti quelli ministeriali del nuovo regime, ma i corsi, cosa hanno in comune i corsi del 2011 con quelli previsti ora? NULLA. Ma proprio niente. Una differenza abissale di ore di studio. Allora, iscrivere nel registro coloro che sono già abilitati, senza fare un corso di aggiornamento (che sono già previsti) seguito però da esame di verifica non ha senso, se vogliamo garantire la sicurezza stradale. Abilitare le migliaia di tecnici esistenti con un sistema come quello descritto sopra, tutto da rifare, e una follia pura. Chi è preparato non avrà difficoltà ad andare avanti. Chi firma solo i referti ma non sa neanche come si mette in moto la macchina, giustamente passerà a qualche altra attività. E per finire, cosa volgiamo fare, una battaglia per non far fare l’esame di abilitazione per la revisione dei mezzi pesanti agli attuali ispettori tecnici che hanno fatto il corso di 50 ore che hanno sostenuto solo l’esame della commissione regionale? Io non ho veramente parole. Ma da questa domanda si capisce quanto poco siete interessati alla sicurezza stradale e quanto invece ai vs associati, tra i quali ci siamo anche noi, ma non ci sogneremmo mai, neanche lontanamente, di mettere in discussione l’esame ministeriale del futuro ispettore di mezzi pesanti. Non solo, oltre l’esame ministeriale, secondo il mio modesto parere dopo tantissimi anni di esperienza, aggiungerei un periodo di almeno 2/3 mesi di tirocinio presso le motorizzazioni o le sedi esterne, affiancati agli attuali funzionari MCTC, per fare esperienza sul campo e non solo sui libri.

Concludo, conscio del fatto che questa mia missiva non cambierà nulla nel vostro modo di operare, perché è palese che i centri che vi chiedono questo sono molto meno di quelli che vi chiedono di difendere l’impossibile e lo status quo, ma spero che si riesca a prendere atto del fatto che il settore va modificato, migliorato (molto), ma non nell’interesse degli esercenti commerciali ovvero i titolari delle officine, ma nell’interesse generale di un sistema corretto, controllato e funzionale, a difesa dell’obiettivo unico e imprescindibile, LA SICUREZZA DEI VEICOLI IN CIRCOLAZIONE. E se anche doveste riuscire ad imporre la vostra volontà ai nostri ministri e parlamentari, sappiate che l’illegalità delle vostre proposte, che evidentemente non eliminano il conflitto contemplato dalle norme UE, non scompare e sarà sempre contestabile. Con il cuore in mano vi invito a rivedere le vostre priorità ed una volta per tutte lavorate per il bene comune, di tutti i cittadini e degli operatori ONESTI. La richiesta dell’assenza di conflitto di interesse tra l’altro è una cosa, se ci pensate, ridicola. Mi viene da dire “ma chi è quello che costruisce un sistema in cui il controllore è controllato da chi gli da lo stipendio ? E’ talmente logico che lo si capisce al volo che non può essere così come è ora. Ma a volte, anche le cose logiche e giuste occorre imporle, per l’ignoranza e il lassismo della politica che ha lasciato questo settore per 25 anni con questi problemi.

Noi siamo pronti e non abbiamo nulla da temere da un sistema di ispettori esterni, anche perché la dirigenza di questo centro ha sempre difeso e garantito la totale autonomia degli ispettori, a discapito del conto economico, ma nel pieno rispetto della legge e delle regole morali.

Cordialmente.

Dott. Andreas Coni

 

 

 

Per gli operatori

Un weekend di fuoco per Revisioniautoblog. L’articolo pubblicato tra sabato e domenica non è piaciuto ad una parte del settore revisioni, quella “pizzicata” senza mezzi termini e mezze misure. Nulla di anomalo, se non le presunte argomentazioni morali utilizzate per screditare l’artefice, Diego Brambilla, quello che nonostante le accuse ci mette sempre la faccia (è sufficiente leggere in coda all’articolo il nome dell’autore, non è difficile). Chiudiamo sul nascere lo sterile processo per strumentalizzazione e sciacallaggio nel quale sarei imputato. No, non ero un amico di Piero Rista come tutti coloro che millantano di esserlo, ma ne ero venuto a contatto a più riprese in qualità di rappresentante di un’associazione di ispettori. Andavamo d’accordo? Non troppo. Piero aveva una ferma convinzione delle proprie idee ed argomentava dilungandosi all’inverosimile con riferimenti ad un epoca nella quale frequentavo la scuola elementare, o forse non ero ancora nato. C’era verso di fargli cambiare opinione? Macchè, su quello eravamo uguali: non mollavamo di una virgola. Vi lascio quindi immaginare le ore di conversazioni telefoniche spese senza mai arrivare al dunque, scambi di “pipponi” divergenti, ma dettati da una volontà comune: il desiderio di cambiare concretamente il settore. Il nostro essere combattivi, determinati e sovversivi, nonostante i fronti in un certo senso contrapposti – ora più che mai – era ciò che ci legava e di riflesso coinvolgeva lo spirito della organizzazioni che rappresentavamo. Che Asso-Car a trazione Luca Donna, il neo presidente a cui va il plauso per il traguardo dell’adeguamento ISTAT della tariffa di revisione, abbia quagliato maggiormente rispetto alla forma embrionale diretta da Rista è un dato di fatto, non si discute. E’ altrettanto fuori discussione però riconoscere che c’è stato un cambio di rotta di una portata tale da non poter essere ignorato: l’anima rivoluzionaria di Asso.Car, con la scomparsa di Piero, è venuta a mancare. – Solo uno stolto nel corso della vita non cambia opinione – diceva un vecchio aforisma, ma voi siete passati da un estremo all’altro!  Nel momento in cui un’organizzazione nata per  far valere l’indipendenza del centro “puro” sigla un’intesa con CNA e Confartigianato, vision e mission vanno automaticamente a farsi benedire. Non è così? L’immagine sottostante è tratta dal vostro sito.  . Prospettavate una svolta nella revisione dei veicoli, ma fate squadra con i conservatori, i rappresentanti delle autofficine e dei centri di revisione, due parti che non possono essere tutelate simultaneamente dal medesimo soggetto (e a questo proposito ricordo benissimo le affermazioni di Piero). Nella slide successiva, sempre tratta dal sito www.asso-car.it, vi sbilanciavate  in accuse gratuite ed infamanti cercando di interferire nelle preferenze degli automobilisti. “6 sicuro che il guasto rilevato dal centro revisioni “misto” c’era davvero”?  Come a voler dire che chi si occupa anche di autoriparazione è automaticamente un ladro. E’ poi il turno delle officine che si servono dei centri di controllo. “sei sicuro che quando porti le auto dei clienti al centro revisione “misto” conservi il cliente anche per le manutenzioni future”? Della serie: con noi puoi stringere rapporti commerciali seri, gli altri ti fregano, attento! Infine il messaggio rivolto agli ispettori: “6 sicuro che le pressioni eccessive che eventualmente ricevi non ti facciano andare oltre i livelli consentiti dal protocollo? (???) Questa è davvero curiosa, ma mi astengo da qualsiasi commento.

Insomma, avete etichettato in tutte le salse come delinquenti i centri di revisione che avevano come unica colpa l’essere conformi al principale modello prospettato dall’articolo 80, comma 8 del Codice della Strada, avete reagito costituendo un’associazione ed ora? Sorridete in una foto di gruppo con chi, fino all’altro ieri, dichiaravate di combattere. Tutto nella norma, anzi, in un certo la cosa mi rincuora perchè avvalora ciò che fin dall’inizio pensavo di voi. Posso esprimerlo liberamente senza che nessuno si offenda? Asso.Car è un’ottima trovata di marketing, nulla più. E’ un delitto? E’ un reato? No, è qualcosa di più che legittimo nel mercato libero, un mercato troppo libero nel quale ognuno, fondamentalmente, fa quel che vuole. I centri di controllo “puri”, le attività che nonostante la minoranza numerica processano il maggior numero di revisioni all’anno erano particolarmente penalizzate dall’incremento senza sosta di nuovi concorrenti, e pertanto hanno deciso di fare cartello. Aggiungere nuovi paletti normativi quali la separazione dell’attività di controllo tecnico dall’autoriparazione, oltre ad ostacolare le piccole, ma numerosissime attività già esistenti, rappresentava il perfetto deterrente alle nuove aperture. What else? Attività di lobbying venduta come battaglia per la salvaguardia della sicurezza stradale strumentalizzando una direttiva europea, la 2014/45ue, per quanto concerne l’eliminazione del conflitto d’interessi. Ecco quel che mi piaceva di voi, nonostante l’ipocrisia di fondo: il riferimento ad una norma che la controparte – controparte fino all’altro ieri – aveva tutto l’interesse di occultare o deformare. Di seguito una delle tante dimostrazioni pubbliche.

Volete sapere come penso si siano evolute le cose? Il fronte unico degli ispettori rappresentato dal sindacato Federispettori in meno di un anno di attività ha reso più concreto che mai lo spettro terzietà nella revisione dei veicoli leggeri. Ciò che fino a qualche anno fa non veniva nemmeno considerato alla lontana, ora è un impegno di governo ed è la base dell’esternalizzazione della revisioni dei pesanti disciplinata dal recentissimo DM446. Quale sarebbe la ratio di un doppio regime? Veicoli pesanti con ispettore indipendenti mentre nei leggeri si mantiene lo status-quo? Dai, non prendiamoci in giro, nonostante il velo di ipocrisia che ci avvolge comodamente occorrerebbe avere un minimo di onestà intellettuale. Screditate continuamente il modello del controllore superpartes, ma alla fine, come si suol dire, casca sempre l’asino ed emergono le reali motivazioni di questo antagonismo. Tale Claudio, mai visto ne sentito prima, oltre ad una valanga di argomentazioni fasulle si qualifica indicando il centro revisioni di proprietà. Incuriosito dalla ferocia dei commenti osservo il profilo pubblico Google e mi capita sott’occhio l’immagine di destra. Vedi Claudio, non si mette in dubbio l’autenticità della revisioni in se, che per quanto mi riguarda potrebbe essere al 100% regolare, è il messaggio che mandi ai tuoi clienti, ai tuoi concorrenti ed in questo caso a me, una persona che non ti conosce. Non ti giudico certo per quel furgone, bensì per ciò che sostieni pubblicamente rapportato alla foto: nell’insieme, non è sicuramente una buona presentazione. Quando affermi “mi sa tanto che vogliate comandare a casa d’altri”, in riferimento a coloro che vorrebbero attuare il modello degli ispettori indipendenti, a cosa ti riferisci? Di cosa hai paura? Certo, il tuo centro è il frutto dei tuoi sacrifici come imprenditore, ci mancherebbe, è “casa tua”, ma le regole non le detti tu, mi dispiace. Chiaro, semplice e conciso. Questa psicosi di un terzo che venga a dettare nuove regole a “casa vostra”, come vi piace interpretarlo, mi fa molto pensare. Molto. Nuove regole? E quali regole vigono ora? Discorso analogo per il tuo amico Mario, che nonostante un linguaggio un poco più forbito, alla fine esprime lo stesso concetto di una bassezza disarmante banalizzando l’ispettore libero professionista come “l‘rt che vuole fare lo sceriffo a casa d’altri”. Da quando in qua una figura che rappresenta la legge, perlomeno negli USA, è una forma di pericolo? Temi forse la legge, Mario? O ti sei spiegato male, oppure ho frainteso io, capita. Vedi Claudio, Mario, e tutti quelli quelli che la pensano come voi, sono molto preoccupato da questa visione generale, diametralmente opposta a quella dei colleghi imprenditori nel settore dei pesanti. Quando capirete che un esterno che “comanda”, (per usare un temine familiare) a casa vostra è una forma di tutela in primis per voi e per le vostre attività? Non che voi lo siate, ma vi rammento che quello più furbo e disonesto esiste da sempre, e sempre esisterà. E se un domani decidesse di aprire a 500mt dal vostro capannone? Siete certi che armi pari e regole comuni non saranno la vostra unica salvezza?

Pensateci.

FederispettoriPer gli operatori

Conoscete Piero? Piero Rista fu il primo presidente, nonchè ideatore e fondatore di Asso.Car, l’associazione che fino all’altro ieri rappresentava i cosiddetti centri di controllo “puri”. Un simpatico signore, di una certa età, ma solo all’anagrafe: in una carcassa da ultrasettantenne lo spirito rivoluzionario di un ventenne. Energia pura, con tanta determinazione e volontà di cambiare un settore nel quale ha sputato sangue per l’intera vita, sia come imprenditore che come rappresentante di categoria. Ebbene sì. Piero era un ex-CNA, anzi, l’ex presidente di CNA autoriparazione, mica uno qualsiasi. E quando da un’organizzazione così importante si passa ad altro “mettendosi in proprio”, per così dire, si lascia sempre il segno. Mi auguro sia ormai cosa nota che la militanza, a tutti i livelli, nelle associazioni di categoria rappresenti per il singolo un’ingente perdita di denaro, tempo ed energie. Perchè mai, dunque, un anziano imprenditore  giunto al capolinea del proprio percorso lavorativo si è rimesso in gioco? Soldi? Naaa. Fama? Macchè. Ideali. Ci sta tutta. Credo che ad un certo punto della propria vita, una volta raggiunta la serenità economica per se e per i propri cari, una persona può decidere di spendere il proprio tempo per le questioni morali (che vengono sempre dopo a quelle finanziarie, sia chiaro), togliendosi magari qualche sassolino dalla scarpa. Ecco Piero. Una vita in CNA, senza mai poter esprimere liberamente la propria posizione. Questo è quanto raccontava al 1° meeting nazionale Asso.Car al quale ero presente insieme all’ex collega di un’associazione ormai morta e defunta. Quanto alle motivazioni, è tutto riportato in breve dall’illustre e sempre democratica penna di Andrea Da Lisca, autore dell’articolo del quale riporto lo spezzone.

Non che avessi mai creduto nell’idea del centro di controllo puro, ma la vedevo come un’opportunità per cambiare alcune dinamiche ormai stagnanti da decenni. Ma ve lo siete mai domandati: –*zzo è il centro puro?- Non chiedo tanto: trovatemi un comma o un’articolo di qualsiasi fonte giuridica che lo regolamenti. Si avvicina molto al cosiddetto consorzio disciplinato dall’articolo 80, comma 8 del Codice della Strada, una forma societaria fra…pasticceri? giardinieri? No. Autoriparatori. Meccanici quindi, che fanno la guerra ad altri meccanici per chi ce l’ha più grosso cavalcando l’onda di una direttiva europea, la 2014/45ue, che in linea di principio sembrerebbe dar ragione a chi si occupa esclusivamente di revisioni. Giusto? Sbagliato? Non sta certo a me decretarlo. L’importante era che finalmente qualcosa si muoveva, qualcuno aveva il coraggio di puntare i piedi ed affermare pubblicamente: – questo settore non funziona! -. Se poi veniva impiegata come cavallo di Troia la medesima direttiva che legittima la nascita di una nuova categoria professionale, la nostra, tanto meglio per tutti. Due schieramenti di conseguenza: i progressisti, composti da centri di controllo “puri” ed ispettori incaricati di un’attività esclusiva e ben definita, ed i conservatori, figli del modello CNA/Confartigianato: imprenditore padrone e dipendente meccanico-gommista-carrozziere-elettrauto-ispettore-impiegato-addetto alle pulizie e naturalmente inquadrato nel più basso livello possibile consentito dalla legge (quando va bene).

Imprenditori quindi, che utilizzano a proprio vantaggio i dipendenti per vincere sulla concorrenza, altri imprenditori con la mentalità ferma agli anni 60. Con la promessa da marinaio di qualche manciata di euro in più nello stipendio e l’onore – non il diritto, non sia mai! – di veder indicata in busta paga l’effettiva mansione, questi abili demagoghi credevano di comprarsi la categoria degli ispettori. Peccato che il desiderio di indipendenza e la consapevolezza di essere una categoria a prescindere dai centri di controllo, come specificato in modo inequivocabile dalla normativa europea, abbia aperto gli occhi a numerosi operatori spingendoli a non accettare il ricatto. E non si tratta esclusivamente di soldi: perchè mai dover rispondere ad un titolare quando si può esercitare il ruolo in totale autonomia? La terzietà degli ispettori è anche l’arma che avrebbe consentito concretamente alle imprese più strutturate nell’ambito della revisione, in pratica i “centri puri”, di vincere in definitiva su coloro che considerano tale servizio come un’accessorio all’autoriparazione. Volete sapere com’è finita? Piero è scomparso prematuramente circa due anni fa e questo è il risultato:

Da sinistra a destra Luciano Castellin, CNA e leader mondiale nell’abuso del termine “sicurezza stradale” (naturalmente a sproposito). Alla sua destra tale Circosta, l’attuale presidente di CNA meccatronici che, nonostante la nobile carica, ha probabilmente molto da imparare dal collega senza decori. Dopo un individuo ben vestito non identificato la tripletta della IX Commissione Trasporti del Parlamento: Elena Maccanti, Lega, Roberto Rosso, Forza Italia e Davide Gariglio, PD. Al centro, dietro a tutti il direttore d’orchestra, Luca Donna, attuale presidente di Asso.CAR mentre a destra Vincenzo Ciliberti – si, è sempre lui!- ed un soggetto con spiccato accento romano che si porta sempre appresso, quello simpatico della coppia Confartigianato per intenderci.

Un titolo per questa imbarazzante rappresentazione?

“Paura di perdere il controllo sulle revisioni”, immagine Jpeg, 1600×1100

E’ naturale: in un settore basato sul patto illecito utente-imprenditore ai danni della collettività, qualsiasi misura, anche economicamente vantaggiosa, che possa in qualche modo alterare questo meccanismo viene presa di petto dai diretti interessati. Nascono nuove alleanze, anche fra portatori di interessi contrapposti (o presunti tali) per fronteggiare il nemico comune, quello che fino a qualche anno fa non veniva neanche considerato. Ora fa paura, molta paura…ma è solo l’inizio.

Dispiace solo per Piero che dall’alto probabilmente vede qualcosa di profondamente urticante e diverso dal progetto al quale ha dedicato tanta tenacia e passione. Ciao Piero!

Per gli operatoriPer gli utenti

Al primo del mese, com’è ormai consuetudine, la redazione di Revisioniautoblog ha giocato uno scherzetto pungente ai propri lettori e followers delle varie pagine social [Facebook] [LinkedIn] [Instagram] [YouTube]. Il pesce d’aprile (link) è riuscito talmente bene che abbiamo ricevuto chiamate, mail e messaggi privati da parte di numerosissimi appartenenti al settore revisioni, dal semplice ispettore al titolare di centro di controllo, dal programmatore della software house al tecnico-rivenditore di attrezzatura. Insomma, se la sono bevuta in molti, complice senz’altro l’autorevolezza di questo blog, ma anche il contenuto dell’articolo che in fin dei conti non era nulla di così trascendentale. Avessimo parlato di incremento della tariffa a 100€, oppure di revisione su base volontaria, di “autocertificazione di buona manutenzione del veicolo” e così via avrebbero tutti gridato alla fake news, o almeno si spera, ma quando il tema è l’indipendenza degli ispettori c’è sempre molta attenzione e di conseguenza preoccupazione o speranza a seconda delle propria posizione. Ciò che fino a qualche anno fa sembrava frutto di menti perverse progressiste oggi è attualità e lo si nota dallo stampo dei commenti, dalle discussioni e delle prese di posizione da parte di personaggi, anche autorevoli, notoriamente avversi a questo cambiamento. Infatti, se prima l’intero argomento veniva liquidato con una fragorosa risata di scherno, ora si corre ai ripari: “tanto ci sarà la proroga!”  scrive fra i commenti il popolo di Facebook, mentre coloro che hanno la facoltà di dialogare con il Ministero mettono in atto strategie difensive per un recepimento indolore, ormai tardivo, del principio di terzietà. Già, recepimento, perchè ancora una volta vale la pena ricordare non si tratta di idee malsane di qualche pazzo visionario, bensì di norme già approvate dagli organi di legislazione comunitari che necessitano solamente di essere introdotte nel diritto nazionale, un passaggio obbligatorio che rientra nella natura della direttiva UE. Lo spirito di queste fonti di diritto è appunto quello di consentire a tutti gli stati membri, considerandone la disparità, di raggiungere l’obbiettivo prefissato in modo progressivo, evitando danni e criticità alle categorie interessate. Micro realtà disomogenee implicano tempi di adeguamento e sforzi differenti ed è per questo che nazioni all’avanguardia in materia di controllo tecnico dei veicoli come la Germania possono tranquillamente tirare un respiro di sollievo in quanto già parzialmente conformi alle nuove disposizioni. Poi arriva l’Italia che vanta la peggior Motorizzazione d’Europa (l’applicazione della recente proroga è l’ennesima dimostrazione), un sistema revisioni che fa acqua da tutte le parti (a questo proposito non serve argomentare) e a distanza di 7 anni dall’emissione della direttiva 2014/45Ue fa orecchie da mercante, come se il problema non la riguardasse. Essì, oramai è un problema, in quanto attività regolarmente operative e legittimate dallo Stato si vedranno abbassare la serranda da un giorno all’altro. Fantascienza? Catastrofismo? Quanti centri di revisione attualmente sono inattivi perchè sprovvisti dell’ispettore, la prima grande novità introdotta dalla direttiva comunitaria? Ma è colpa dei burocrati europei o del sistema nazionale che non è stato in grado di organizzarsi per tempo pubblicando all’ultimo giorno utile un copia-incolla disastroso della 2014/45Ue? D’altronde c’erano priorità quali l’abolizione del padale pressometrico, il sostituto errettì e via dicendo…

Duole prendere atto dei risvolti negativi che il scellerato iter di recepimento direttiva europea sta causando all’intero comparto revisioni, ma, si ribadisce, è solamente un problema di mala-gestione. Tutto il settore paga e pagherà le conseguenze della strategia fallimentare impiegata fino ad ora dai – passatemi il termine – negazionisti della terzietà, coloro che pensano di risolvere il “problema” ignorandolo. Peccato si tratti banalmente di ignoranti, con riferimento al significato etimologico del vocabolo, ovvero persone che ignorano, in questo caso, la storia e l’evoluzione della normativa automotive nazionale ed internazionale. Se nel primo Codice della Strada dell’età contemporanea, il Regio Decreto 8 Dicembre 1933 n.1740, tutte le norme riguardavano esclusivamente l’Italia per ovvie ragioni storico-politiche (N.d.r. era firmato Benito Mussolini!), già dal D.P.R. 393/59 del 1959 viene introdotto qualche riferimento alla regolamentazione comunitaria, come ad esempio il “proiettore europeo unificato” (Art. 196 D.P.R. 420/59), l’anabbagliante con fascio asimmetrico che attualmente equipaggia tutti i veicoli in circolazione. La vera rivoluzione è tuttavia rappresentata dell’emanazione della direttiva europea quadro relative all’omologazione degli autoveicoli, la 70/156CEE, dei motoveicoli, la 92/61CEE, e tutte quelle che disciplinano l’approvazione delle varie unità tecniche indipendenti (dispositivi di illuminazione e segnalazione visiva, freni, serbatoi, emissioni inquinanti ecc). Nel “nuovo” Codice della Strada infatti, D.Lgs n.285 del 1992, tutti gli ambiti già regolamentati dalla normativa comunitaria vengono rimandati ad essa in virtù del superiore grado nella gerarchia delle fonti di diritto. “Qualora le norme di cui al comma 3-bis si riferiscano a sistemi, componenti ed entita’ tecniche oggetto di direttive comunitarie, ovvero di regolamenti emanati dall’Ufficio europeo per le Nazioni Unite recepite dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le prescrizioni di approvazione nazionale e di installazione sono conformi a quanto previsto dalle predette direttive o regolamenti.”  (Art. 75 D.Lgs 285/92, comma 3-ter). Nel prossimo Codice della Strada è dunque lecito aspettarsi in materia di revisione dei veicoli un’attuazione integrale della disciplina comunitaria, oggi contenuta nella direttiva 2014/45Ue, un domani in qualche regolamento Ue, una fonte di diretto ancora più blindata della “semplice” direttiva. Che ne sarà di tutto coloro che considerano una mail da parte dell’impiegato della Motorizzazione più autorevole della Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea “perkè siamo in Italia e non in Europaaa111!!111”?

Chi non partecipa al cambiamento lo subirà, è inevitabile.

 

Curiosità – La durata media dei vari Codici della Strada è di circa 30 anni, un intervallo di tempo nel quale sono oggetto di numerosi emendamenti in base al progresso tecnico dei veicoli e all’evoluzione dei comportamenti dell’uomo. Quando l’entità delle modifiche risulta sconvolgere completamente il testo originale, di prassi si provvede ad una nuova stesura integrale del documento. L’attuale Codice della Strada D.Lgs 285/92 spegne quest’anno la ventinovesima candelina: nasce in un periodo nel quale non esistevano nemmeno i catalizzatori per i motori a benzina mentre oggi si parla di elettrificazione totale e di guida autonoma. Chi ha orecchie per intendere intenda.