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Confessioni di un RT

Buongiorno a tutti, mi chiamo Mario e questa è la mia esperienza ventennale come responsabile tecnico in provincia di Pavia. Ho iniziato nel 1998 presso un consorzio di autofficine che da subito hanno visto un business nell’opportunità di eseguire revisioni ministeriali come privati al pari della Motorizzazione Civile. L’obbiettivo principale di tutti non era tanto il miglioramento di servizio per i propri clienti, bensì la possibilità di aggirare il severo giudizio dei funzionari MCTC rimpiazzati con lavoratori subordinati, il più delle volte assunti senza competenze nel campo. Ricordo molto bene l’ispezione per il rilascio dell’autorizzazione ministeriale al centro per cui lavoravo: erano presenti il direttore della Motorizzazione, un funzionario, il rappresentante della casa costruttrice delle attrezzature, alcuni consulenti e tra documenti, libretti metrologici e misurazioni varie passai il giorno più formale della vita, dopo quello del matrimonio. Peccato che al primo giorno di operatività questo rigore venne meno e settimana dopo settimana mi rendevo sempre più conto di essere un semplice burattino nelle mani del sistema, ma tutto sommato non davo molto peso alla cosa. Ero incosciente, un giovane apprendista con conoscenze limitate di meccanica ed alle spalle un corso di 8 ore per imparare ad utilizzare i macchinari: non avevo la benchè minima idea di ciò che facevo. In queste condizioni era naturale seguire le indicazioni dei meccanici consorziati che avevano molta più esperienza di me, così mi trovai senza saperlo a fare il loro sporco gioco: –Massì, fammela passare questa, è un difetto di fabbrica!- oppure –dopo la sistemo, non ti preoccupare!– e così via. La mia bravura era legata alla velocità con cui lavoravo e la generosità con cui rilasciavo gli esiti: il piazzale era pieno, in 7 minuti chiudevo una pratica e come in catena di montaggio freni, gas e avanti il prossimo! (mi vengono i brividi solo a ripensarci). Successivamente vengo nominato responsabile tecnico ed inizio ad acquisire consapevolezza: la firma sui referti era la mia, non mi accontentavo più di una pacca sulla spalla o di un “bravo ragazzo“. Dai corsi ho appreso nel dettaglio la normativa, le responsabilità civili e ancor peggio quelle penali… non c’erano più scuse, rischiavo veramente grosso. Cambiai progressivamente il mio modo di operare rivalutando tutti i favori fatti (i classici “ho l’appuntamento dal gommista” e “dopo la riparo“): che garanzie avevo delle effettive messe in sicurezza dei veicoli difformi? Nessuna, e a dar credito alla mia ipotesi c’erano i risultati del database che avevo creato negli anni con l’elenco dei veicoli carenti revisionati comunque con esito regolare, una sorta di TARGA ALERT personale. Le auto a cui avevo abbuonato alcuni difetti ritornavano dopo due anni con gli stessi identici problemi: fine dei favori! D’ora in poi avrei lavorato correttamente assegnando il giusto esito alle revisioni dei veicoli, come era giusto che fosse. Certamente a suon di “ripetere” e “sospeso dalla circolazione” non ero più il bravo ragazzo di una volta, ma la mia priorità era diventata quella di tutelarmi. Gli unici che sfuggivano a questo nuovo modo di operare erano i meccanici che, in virtù dell’ingente numero di veicoli che portavano presso il centro, pretendevano un trattamento di favore, altrimenti minacciavano di andare altrove. Le cose sono leggermente migliorate con l’introduzione del protocollo MCTC Net 2 nel 2015: finalmente con la scusa dei nuovi software riuscivo a tenere a bada qualche cliente in più, ma la strada da percorrere per poter parlare realmente di sicurezza stradale è ancora molto lunga…

Per gli operatori

Triste verità: mille buone azioni non ne cancellano una cattiva. In Italia, non appena viene nominata la parola “Revisioni”, si pensa inconsapevolmente ai servizi diffusi dai media satirici in cui alcuni tecnici vengono pizzicati a compiere irregolarità. La severissima giuria popolare ha emesso il verdetto: in Italia i collaudi sono una barzelletta e tutti i Responsabili Tecnici sono corrotti, nessuno escluso. Questa sentenza rispecchia esattamente il timore della maggior parte dei titolari dei Centri di Revisione: –gli automobilisti scelgono chi fa revisioni facili, chi è severo viene scartato a favore di coloro che rilasciano facilmente l’esito regolare-. Altra sentenza, altra stupidaggine, ma è facilmente comprensibile il ragionamento. In una giornata lavorativa è più facile ricordare il cliente scorretto che promette di non farsi mai più rivedere piuttosto che il grazie, arrivederci.  –Ma le Revisioni sono uguali per tutti? Stamattina ho visto un furgone, sembrava alimentato a carbone per quanto inquinava!– A questa domanda/affermazione ricorrente degli automobilisti, vorrei rispondere elencando tre possibili casi:

  1. Il veicolo in questione, al momento della Revisione, era in regola, ma con il tempo un possibile guasto lo ha reso non conforme alla circolazione.
  2. L’automobilista non fa sottoporre il veicolo a Revisione per scelta o per dimenticanza.
  3. Il Responsabile Tecnico che ha eseguito la Revisione è uno sbadato o un corrotto.

Come è evidente, solo 1/3 dei casi è riconducibile al Responsabile Tecnico, ma in ogni caso –se  in Italia circolano veicoli non a norma è colpa delle revisioni facili, punto.

Se è facilmente giustificabile il verdetto del popolo “tuttologo”, non è accettabile il modo con cui la Motorizzazione pensa di porre rimedio al problema di alcuni Responsabili Tecnici truffaldini.  Per comprendere il titolo di questo articolo, occorre fare qualche passo indietro al 1996, anno in cui lo Stato ha dato le prime concessioni ai Centri di Revisione privati. A seguito dell’introduzione della nuova periodicità dei collaudi [4+2+2], la Motorizzazione non poteva più gestire l’enorme mole di lavoro e di conseguenza ha delegato ad alcune autofficine l’onere dei controlli.

Senza entrare troppo nel dettaglio, dopo i primi anni di attività, emergono i primi bug di questo nuovo sistema e i primi casi di Revisioni facili. Con il susseguirsi degli anni i Centri di Revisione hanno dovuto sostenere spese considerevoli per adeguarsi a protocolli sempre più rigidi con l’obbiettivo di ridurre al minimo la possibilità di fare i furbi. Nel 2015, anno dell’introduzione del protocollo MCTC-Net 2, la sfiducia dello Stato nei confronti delle sue “braccia” si è palesata in modo talmente evidente da non lasciare dubbi. Tutti i Centri di Revisione sono stati obbligati ad integrare all’attrezzatura esistente una fotocamera per dimostrare l’effettiva presenza dei veicoli in sede. Il Responsabile Tecnico improvvisamente si è trovato a fare i conti con l’arte della fotografia, con i riflessi, con i contrasti e con gli scanner poco collaudati che leggendo male le targhe bloccavano alcune Revisioni. Sono passati solo due anni ed un nuovo adeguamento sta letteralmente facendo impazzire gli addetti ai lavori. Nell’opacimetro, strumento di analisi delle emissioni per i motori diesel, è stato attivato un sensore di pressione/temperatura per verificare l’effettiva presenza della sonda nel tubo di scarico. Ottimo proposito, ma il sistema probabilmente non ha previsto i veicoli dotati di limitatore di giri disinseribile che, emettendo gas di scarico a bassa pressione, risultano spesso invisibili allo strumento.

Luddismo? No, assolutamente, la riflessione che vorrei proporre è un’altra. Per assurdo, le Revisioni da 20 anni a questa parte sono sempre le stesse, un veicolo ben collaudato nel 1996 era efficiente come uno collaudato nel 2017, è il Responsabile Tecnico che fa la differenza. Tutti questi controlli aggiuntivi sull’operato degli addetti sono inutili: chi ha sempre lavorato seriamente continua a farlo, chi ha sempre cercato l’escamotage per eludere il sistema, non cambia di certo il trend. La realtà è che fa molto più scoop un tecnico che lavora male rispetto a 100 che ogni giorno svolgono il proprio lavoro in modo professionale. Le “braccia” con cui lo Stato esegue i controlli periodici dei veicoli hanno le mani sempre più legate, sarebbe forse il caso di sciogliere le corde e concentrare i controlli sulla qualità degli operatori.