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Diego Brambilla, ispettore della revisione ministeriale, fornisce alcune indicazioni in merito alla presenza o meno delle frecce su motocicli e ciclomotori. Prima di addentrarsi nell’argomento, è utile capire cosa sono gli indicatori di direzione secondo la normativa automotive. L’articolo 72 del Codice della Strada D.Lgs 285/92 disciplina i dispositivi di equipaggiamento dei veicoli tra i quali rientrano gli pneumatici, i silenziatori di scarico, i dispositivi retrovisori, di segnalazione acustica e di illuminazione e segnalazione visiva. Gli indicatori di direzione appartengono all’ultima categoria, al pari dei proiettori, dell’illuminazione della targa, delle luci di posizione, di arresto, dei catadiottri e di altri segnalatori facoltativi per alcune tipologie di veicoli. Il comma 10 del succitato articolo prescrive che qualora i dispositivi fossero già oggetto di direttive comunitarie oppure regolamenti UN/ECE, tutte le prescrizioni in materia fanno caso ad essi. La prima direttiva europea a disciplinare i dispositivi di segnalazione ed illuminazione visiva per i motoveicoli è la 93/92 cee che si applica in tutti gli stati membri non oltre al 1° Novembre 1995. Prima di tale data faceva fede la normativa nazionale, il vecchio codice della strada D.P.R. 393/59, ma più precisante il regolamento di attuazione, D.P.R. 420/59. L’articolo 197 infatti disciplinava gli indicatori di direzione, obbligatori per “motoveicoli a tre ruote simmetrici” (tricicli L5e) autoveicoli, filoveicoli e rimorchi. Pertanto, fino al 1° Novembre 1995, un motociclo o un ciclomotore poteva ottenere l’omologazione del tipo anche senza installati gli indicatori di direzione, ma attenzione alla parola chiave: ” omologazione “. Il regolamento di attuazione al codice della strada, al pari delle direttive europee, prescrivono i requisiti minimi per ottenere l’omologazione del veicolo, non sono certo linee guida rivolte ai motociclisti per la customizzazione dei propri veicoli. Come fare dunque a capire se un motociclo o ciclomotore nasce senza frecce?
Prima del 1 Novembre 1995 è purtroppo impossibile in quanto sulla carta di circolazione non è riportata nessuna indicazione. L’unico strumento che potrebbe supportare le autorità incaricate al controllo del veicolo, ispettori della revisione e forze dell’ordine, è la scheda tecnica di omologazione che riporta tutte le caratteristiche del prototipo approvato. Purtroppo questi documenti non sono di dominio pubblico, ma sono proprietà della Motorizzazione Civile e del costruttore o l’importatore che ha richiesto l’omologazione. Ad ogni modo, a partire dal 1° Novembre 1995, non c’è più spazio per equivoci, ma occorre distinguere i ciclomotori dai motocicli. Infatti la direttiva 93/92 CEE impone l’obbligo della presenza degli indicatori di direzione per i motocicli, ma non per i ciclomotori sui quali tuttavia vengono installati dal costruttore. Attenzione però, il fatto che tali dispositivi siano facoltativi sui ciclomotori non significa che l’utente è libero di eliminarli: ogni modifica rispetto al prototipo approvato in fase di omologazione deve essere approvata con visita e prova. A partire dagli anni 90 comunque la quasi totalità dei ciclomotori, per costruzione, montava gli indicatori di direzione, fatto salvo qualche caso atipico come il Piaggio Ciao Euro 2 uscito di produzione nel 2004. Si conclude ricordando che l’unica libertà per i motociclisti è quella di sostituire gli indicatori originali con degli equivalenti di tipo omologato che riportano il marchio composto da una e, maiuscola o minuscola, seguita da un numero che identifica il paese europeo che ha approvato il dispositivo. Non è richiesta visita e prova in questo caso, ma attenzione alle prescrizioni di installazione, contenute sempre nella direttiva 93/92CEE. I dispositivi devono essere 4, due da ciascun lato, posizionati simmetricamente sul veicolo. La distanza reciproca fra dispositivi è di 240 mm per gli anteriori, 180 per i posteriori. L’altezza da terra minima è invece di 350mm, massima di 1200mm. Vanno inoltre rispettate le condizioni di “visibilità geometrica” prescritte negli allegati alla direttiva per consentire ai dispositivi di essere visibili ad una determinata angolazione.
Curiosità: Alcune moto che si prestano particolarmente all’uso sportivo quali motard oppure trial, vengono progettate con un impianto elettrico modulare che consente di staccare i servizi (luci, indicatori di direzione e così via) qualora il veicolo venga utilizzato su strade private oppure in competizioni. Durante la circolazione su strada il veicolo deve comunque essere conforme al prototipo approvato durante la fase di omologazione, che se avvenuta dopo il 1° Novembre 1995, prevede l’obbligo di installazione degli indicatori di direzione.
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