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adeguamento istat tariffa di revisione Archivi - FederIspettori

Per gli utenti

Dal 3 Gennaio 2022 è online la piattaforma per richiedere il buono di 9,95€ a compensazione dell’aumento sulla tariffa di revisione subentrato al 1° Novembre 2021. Tutti i dettagli normativi sono già stati approfonditi dalla nostra redazione in occasione dell’emanazione del Decreto Mims dello scorso settembre nell’articolo consultabile cliccando qui. Nel presente vademecum invece verrà illustrato passo-passo l’iter pratico per ottenere l’agevolazione stanziata nella Legge di Bilancio 30 Dicembre 2020 n.178 per un importo complessivo pari a 4 milioni di Euro per gli anni 2021, 2022, 2023. A tal proposito si ricorda che il contributo non sarà sufficiente per rimborsare tutti gli automobilisti, ma solo un’esigua percentuale ne potrà beneficiare. E’ fondamentale quindi la rapidità nell’inoltrare la richiesta in quanto, come specificato, i fondi saranno stanziati secondo l’ordine cronologico di presentazione dell’istanza. Non c’è tempo da perdere: andiamo al sodo!

Per prima cosa l’automobilista deve essere in possesso dello SPID, l’identità digitale (ID) indispensabile per accedere ai servizi di amministrazione locale e centrale. Si tratta di una credenziale composta da username e password attivabile direttamente dal sito web ministeriale di riferimento. Per chi non ne fosse già provvisto, occorre selezionare il gestore di identità digitale in base alle specifiche quali il costo, il livello di sicurezza, l’area di utilizzo e la tipologia di riconoscimento. E’ infatti indispensabile l’autenticazione del richiedente da remoto oppure in presenza onde evitare pericolose appropriazioni indebite di identità. Una volta  ottenute le credenziali si può accedere all’area riservata della piattaforma raggiungibile dal sito www.bonusveicolisicuri.it. Nella home page è chiaramente specificato il target di fruibilità del servizio, per ora limitato alle revisioni effettuata a partire dal 1° Novembre al 31 Dicembre 2021. Seguirà un avviso per i contributi da erogare nei due anni successivi.

La schermata immediatamente successiva all’autenticazione è molto intuitiva e riporta i dati del richiedente: nome, cognome, codice fiscale e mail estrapolati direttamente dall’identità digitale. E’ ora possibile inserire la targa del veicolo sottoposto a revisione e la categoria di appartenenza, quindi autoveicolo, motoveicolo e ciclomotore al cui interno sono presenti anche i quadricicli leggeri (o microcar). Per quest’ultima categoria il riferimento identificativo da inserire, anzichè la targa, è il cosiddetto CIC (codice identificativo ciclomotore) individuabile in prossimità della voce “E” sulla carta di circolazione, ovvero il numero di matricola. Si ricorda infine che i quadricicli pesanti, inquadrati nelle categorie internazionali come “L7e”, rientrano al pari dei tricicli nel macrogruppo dei motoveicoli. Attenzione: se il veicolo non dovesse avere i requisiti per beneficiare del rimborso, quindi la revisione ministeriale non effettuata nell’intervallo sopra citato, l’istanza viene automaticamente respinta.

Dopo aver selezionato il pulsante “Inserisci” e confermato cliccando su “Ok” il veicolo risulta a tutti gli effetti registrato nel sistema. E’ ora possibile richiedere ufficialmente il contributo oppure eliminare l’istanza qualora ci si accorgesse di eventuali errori di compilazione. Inoltrando la richiesta viene visualizzato il form che consente l’inserimento dell’IBAN del conto corrente sul quale saranno accreditati i 9,95€. E’ indispensabile che sia intestato al richiedente, nonchè proprietario del veicolo. Premendo sul tasto “Continua” il sistema riepiloga tutti i campi immessi dall’utente che può confermare depositando definitivamente la domanda. L’avanzamento della pratica è ora monitorabile selezionando dal menù la voce “Visulizza richiesta” ove figureranno, oltre ai dati precompilati, il numero identificativo di protocollo e lo stato. Se l’istanza risulta correttamente inserita oppure con “errore in fase di pagamento” è possibile apportare modifiche a tutti i campi variabili ad eccezione della targa del veicolo, diversamente il rimborso è in fase di liquidazione (da inviare a Consap/inviata a Consap) oppure già liquidato (bonifico eseguito).

In caso di ulteriori dubbi clicca qui per scaricare la guida utente ufficiale messa a disposizione dal Mims.

 

Per gli operatoriPer gli utenti

Dopo un burrascoso iter legislativo è finalmente ufficializzato l’adeguamento ISTAT della tariffa di revisione. In data 3 Agosto 2021 è stato pubblicato nel Registro Ufficiale il decreto Mims prot. 317 che fissa al 1° Novembre 2021 la decorrenza dell’aumento. Tutto ha inizio con la Legge di Bilancio 2021, la Legge 30 Dicembre 2020 n.178 (link articolo). Il decreto attuativo era atteso, come da prescrizione, entro un mese dall’entrata in vigore della legge, ma qualcosa è andato storto. Pare l’intoppo fosse il “Bonus veicoli sicuri”, uno spreco di denaro pubblico per l’ammontare di ben 12 milioni di euro in 3 anni istituito dal governo per sfuggire dalla responsabilità politica di questa manovra, come se un supplemento di 9,95€ a biennio mandasse in bancarotta le famiglie italiane. Strategia comprensibile: in un paese composto perlopiù da analfabeti funzionali occorre sempre dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. Gioiamo tutti e dimentichiamo i (n. di revisioni dal dal 31° Gennaio 2021 al 1° Novembre 2021) X 9,95€ che la Pubblica Amministrazione, per propria negligenza, ha fatto sfumare a tutti centri di controllo disattendendo i termini sanciti dalla legge di bilancio. Restando in attesa degli scoop “giornalistici” populisti, ma soprattutto dei commenti italioti, auguriamo a tutti i follower e lettori  buone ferie.

Per gli operatoriPer gli utenti

Dal tool “Rivaluta” disponibile gratuitamente sul sito dell’ISTAT (clicca sull’immagine) è possibile calcolare la rivalutazione monetaria negli anni. 500€ nel 2001, ad esempio, equivalgono a 663€ del 2020.

Una premessa per iniziare, onde evitare la riscossa dei lettori-economisti-moralisti che posseggono un centro revisioni. Il titolo dell’articolo è improprio, ma d’altronde doveva essere user-friendly. A onor del vero la tariffa di revisione non è banalmente “aumentata”, bensì è stata aggiornata su base ISTAT: tecnicamente c’è una bella differenza. Per chi non lo sapesse, l’adeguamento ISTAT è, molto brevemente, il ricalcolo dei prezzi eseguito periodicamente dell’Istituto Nazionale di Statistica sulla base della rivalutazione monetaria. Tale indice è fondamentale per determinare i corrispettivi non soggetti alla normale contrapposizione del libero marcato fra domanda ed offerta: il compenso per la revisione ministeriale rientra fra questi. Se un commerciante generico è libero di incrementare i prezzi a propria discrezione, i centri di controllo devono obbligatoriamente attenersi alle direttive emanate dal Ministero dei Trasporti, l’ultima della quali risaliva al 2 Agosto 2007 (Decreto n.161) e fissava la tariffa a 45€ + IVA e diritti postali, corrispettivo stabilito nell’Ottobre 2004. La revisione ministeriale tuttavia, pur essendo un servizio pubblico, viene erogata da privati che nell’ultimo decennio hanno subito inesorabilmente l’incremento del costo della vita, del lavoro, delle tasse, meno che del proprio onorario. Se il dibattito dunque riguarda l’eticità o meno dell’adeguamento beh, c’è poco da dire: i consumatori lo considereranno sempre e comunque un furto legalizzato dallo Stato mentre le imprese del settore un atto dovuto, e non gli si può dare torto. Vallo a spiegare agli automobilisti che la revisione ministeriale non è una tassa, che i centri di controllo sono costantemente vessati dallo Stato eccetera eccetera: soliti di discorsi che ormai hanno la consistenza dell’aria fritta, al pari del dilemma fra giusto o sbagliato per questa nuova misura. La domanda oggi da porsi è una, ed è la seguente: l’adeguamento ISTAT, che al netto di tutto è un’aumento a tutti gli effetti, gioverà ai centri di revisione? L’etica lasciamola nei libri di filosofia, la rivalutazione monetaria in quelli di economia.

Bei tempi quando articoli di questo calibro spettavano esclusivamente all’illustre Andrea Da Lisca che con  Osservatorio Revisione Veicoli ci avrebbe deliziato con i suoi grafici, stime e proiezioni. E proprio dall’ormai rarissimo cartaceo di un suo testo, “Revisione Veicoli: il Mercato come nessuno te lo ha mai raccontato”, alcuni utili spunti di riflessione, nonchè dati certi per un’analisi a grandi linee. Innanzitutto il primo indice da tenere in considerazione, il potenziale massimo di mercato. Se nella maggior parte dei settori tale calcolo è frutto di stime, indagini ed analisi di marketing anche molto complesse, per quanto concerne la revisione ministeriale non si può sbagliare: il potenziale massimo di mercato coincide con il parco circolante regolarmente immatricolato e chiamato a revisione nell’anno corrente. Tutti i veicoli sono soggetti all’obbligo di revisione ministeriale, la prima volta a quattro anni dalla data di prima immatricolazione, poi ogni due.

Il grafico è aggiornato al 2015, ma da Osservatorio Autopromotec è possibile estrapolare i dati mancanti:

Nel 2016 sono stati revisionati 13.949.808 autoveicoli, nel 2017 14.217.864, nel 2018 13.959.706 e nel 2019 14.348.718. Il 2020 naturalmente, causa Covid-19, non fa testo.

Il trend si è mantenuto stabilizzandosi a 14.000.000 circa revisioni di autoveicoli all’anno mentre la differenza tra revisionato degli anni pari e dispari è sempre meno accentuata.

L’altro dato utile alla determinazione del numero di revisioni pro capite è la concentrazione delle imprese sul territorio, ovvero il numero dei centri di revisione, imprese nate ufficialmente nel lontano 1997. Le tabelle di Osservatorio Revisione Veicoli sono disponibili a partire dal 2007 fino al 2015, ma per i dati mancanti sono state prese come riferimento altre fonti autorevoli dal web.

Un incremento fisiologico di circa 300 centri di revisione/anno ha fatto impennare le imprese abilitate da quota 4000 nel 1999 ad 8500 del 2016, una trend che non ha nulla a che vedere con il lievissimo incremento del potenziale di mercato, ormai quasi stabilizzato alle 14.000.000 unità annue. Se la torta rimane sempre la stessa, ma aumenta il numero di commensali, il risultato è scontato: le fette sono sempre più piccole. Ecco spiegato l’indice più importante per determinare la tendenza del settore, ovvero il numero di revisioni pro-capite, naturalmente inversamente proporzionale all’incremento dei centri di controllo.

Se nel 1999 ad ogni centro “spettavano” potenzialmente 2550 revisioni, nel 2007 2235 mentre nel 2015 1760. Un brusco calo che ha sicuramente ridotto i guadagni delle imprese riducendole al fatturato minimo per la sopravvivenza. Un parametro che però nessuno ha mai analizzato nella storia dei centri di revisione è il tempo effettivo impiegato per l’espletamento del numero di revisioni pro-capite che determinano il fatturato. 1500 revisioni all’anno, ad esempio, generano un fatturato di (45€ x 1500) 67500€ al quale naturalmente vanno sottratte tutte le spese (dipendenti, locali, attrezzatura, tasse). Tanto o poco che sia è relativo, ma si tenga presente del tempo impiegato dall’ispettore, dipendente o titolare che sia, per effettuare le 1500 operazioni. La durata di una singola revisione ministeriale, ipotizzando che il tecnico la gestisca dalla A alla Z (dall’accettazione del cliente al pagamento) si aggira intorno ai 30 minuti variabili in base alla qualità del servizio. 1500 revisioni all’anno sono 125 revisioni al mese e circa 6 al giorno, quindi 3 ore effettive di lavoro. Il problema dunque non è tanto la tariffa ministeriale inadeguata, bensì le linee produttive che per la maggior parte della giornata rimangono inattive. Eppure una linea produttiva che lavora al 75% del proprio potenziale, un centro revisioni da 3000 revisioni all’anno, con gli stessi costi fissi fattura 135000€, mica spicci. Con l’adeguamento ISTAT introdotto dalla Legge di Bilancio 2021 tale fatturato schizzerà a 164.700€ (82350 per i centri da 1500 revisioni/anno), un + 20% che rischia di minare pericolosamente gli equilibri di questi ultimi 5 anni. Nonostante l’assenza di dati ufficiali (i dati di Osservatorio Revisioni Veicoli si fermano all’anno 2016), la media delle 300 unità/anno relativamente all’incremento dei centri di controllo si è sicuramente abbassata, complice il blocco della formazione per gli ispettori che perdura dal 20 Maggio 2018 (Decreto Dirigenziale n.211/18 art. 7).

Senza dati certi è inutile sbilanciarsi in proiezioni ed analisi, ma da una serie di informazione incrociate pare che i centri di controllo attualmente registrati, anche se non operativi, siano all’incirca 9000 mentre il potenziale di mercato rimane stabile intorno alle 14.000.000 unità. Il numero di revisioni pro-capite è quindi di 1555 pratiche all’anno per un fatturato di 70000€ secondo la vecchia tariffa, 85000€ secondo la nuova (54,90€). Un incremento però di 1800 centri di controllo vanificherebbe gli effetti positivi dell’aumento della tariffa – o adeguamento ISTAT che sia – sul fatturato delle imprese calcolato in base alle revisioni pro-capite: in quanto tempo si verificherà? 

P.S. In data 30 Gennaio 2021 si terrà su piattaforma ZOOM il meeting dell’associazione di categoria Asso.Car responsabile dell’adeguamento ISTAT della tariffa di revisione. Per partecipare clicca qui.