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Sono anni ormai, forse un decennio, che la parola più associata a Motorizzazione è inefficienza, con tutti i sinonimi e le declinazioni. Un indice che lo dimostri inequivocabilmente? Provata digitare su Google “Motorizzazione” seguito da un capoluogo di provincia (immagine di destra – Milano): valutazione degli utenti una, al massimo due stelle, il che significa servizio pessimo, o comunque al di sotto della sufficienza. E chi pensa si tratti della ripicca di qualche cittadino bocciato all’esame della patente di guida oppure alla revisione ministeriale si sbaglia di grosso: leggete le recensioni, e fatevene una ragione. Con un minimo di onestà intellettuale è tuttavia doveroso affrontare la questione a 360°, non tanto per individuarne i responsabili, bensì per sfatare qualche falso mito dilagante in Italia. La Motorizzazione non funziona perché i dipendenti non hanno voglia di fare un tubo? No. La dirigenza non funziona? Non è questo il punto, ma probabilmente è più comodo pensarla così.

Agli addetti ai lavori è capitato più volte di assistere a spettacoli ingloriosi nei quali vari membri della Commissione Trasporti massacrano l’ultimo direttore generale o il ministro di turno, colpevoli di non avere la bacchetta magica per risolvere annose questioni irrisolvibili, o meglio, irrisolvibili senza toccare interessi pubblici o privati intoccabili. Li chiamano question-time (nell’immagine sottostante il ministro Giovannini), ma sarebbe più corretto definirli waste of time, tradotto perdite di tempo, inutili teatrini per accontentare un portatore d’interessi piuttosto che un altro , una dimostrazione pubblica e plateale dei lavori in corso in Parlamento. Che poi, se proprio dobbiamo individuare un responsabile – figurato chiaramente –, è proprio la politica ad aver negli anni decimato la Motorizzazione impedendo nuove assunzioni e quindi il turnover del personale. Esistono numerosi report a riguardo, anche uno recente realizzato dall’attuale Direzione Generale della Motorizzazione, ma il succo è il seguente: non c’è più personale, come si può pretendere un servizio di qualità? E’ naturale che i telefoni squillano a vuoto, l’erogazione di alcuni servizi viene centellinata e le pratiche, in generale, subiscono considerevoli ritardi: non c’è personale!

Fin qui, tutti d’accordo, o almeno mi auguro. Se nell’individuare i problemi è relativamente semplice mantenere l’obiettività, quando si tratta di mettere in campo le soluzioni non è alquanto improbabile decadere nell’autoreferenzialità, considerato che il sottoscritto è il primo portatore di interessi. Pertanto, vi raccomando, da qui in poi prendete con le pinze quanto sto per dirvi, e se dovesse venire meno la razionalità, vi autorizzo a criticarmi aspramente.

Correva l’anno 2019 e finalmente, nella legge di Bilancio, viene modificato l’art. 80, comma 8 del Codice della Strada estendendo la privatizzazione dei servizi di revisione ministeriale al comparto trucks, con eccezione dei veicoli destinati al trasporto di persone, di merci pericolose o in regime di temperatura controllata. Insomma, dove non arriva il pubblico – o non lo si vuole far arrivare, non è noto per quale ragione– subentra il privato: non ci sono alternative. Il servizio reso ai cittadini è prioritario su tutto il resto ed in un paese civile era inammissibile – e lo è tutt’ora – impiegare oltre un anno per prenotare la revisione di un camion, con autorizzazione alla circolazione in deroga secondo l’attuale normativa vigente. Chi fu uno fra i principali critico della manovra? (immagine di destra – video di sensibilizzazione pubblicato sulla pagina Youtube di Federispettori) Eccomi qua, da profondo conoscitore del sistema revisioni veicoli leggeri, quello oggetto di scandali da oltre 25 anni e che non è mai funzionato sin dagli albori. Un regalo ai privati a tutti gli effetti, piuttosto che un’esternalizzazione di servizi, come viene definita: si è completamente smarrita la componente di natura pubblica dell’operazione, l’anima del controllo tecnico.

Ma il problema, perlomeno questa volta, viene risolto sul nascere poiché nel primo decreto attuativo a firma del ministro dei trasporti Enrico Giovannini, il DM 446/21, vengono poste le basi per un sistema virtuoso. Privato, certamente, ma sull’orma del sistema pubblico, per contrastare i fenomeni correlati al conflitto d’interessi quali il clientelismo, il cancro della revisione ministeriale in Italia. Ispettori liberi professionisti assegnati arbitrariamente dalla Motorizzazione, soggetto superpartes, alle officine-centri di controllo che ne fanno richiesta, sulla base del principio di rotazione. Persino le stesse officine, alle quali l’applicazione del suddetto decreto costa decine di migliaia di euro di adeguamenti al nuovo standard qualitativo, dopo una fase iniziale di disappunto, hanno ingoiato la pillola. Il problema per loro, comune alle agenzie di pratiche auto, non era tanto la mille euro, bensì il non poter organizzare la seduta di revisione a causa dell’indisponibilità del funzionario della Motorizzazione, una categoria ormai in via di estinzione.

Per chi non conoscesse le modalità operative della revisione dei veicoli pesanti oggi, si può tranquillamente affermare che il sistema privato sulla base del DM 446 sopra esposto sia una fotocopia del sistema pubblico. Le officine cosiddette “870”, attualmente in servizio, sono l’equivalente dei futuri centri di controllo, che poi di fatto sono le medesime imprese private alle quali viene assegnata una nuova autorizzazione, mentre i funzionari pubblici, denominati ispettori abilitati, sono gli omologhi dei professionisti privati, gli ispettori autorizzati. L’unica novità di rilievo è quindi il passaggio di consegna fra l’anello, loro malgrado, debole del sistema e la nuova categoria in grado di garantire continuità al servizio pubblico bypassando peraltro le lungaggini dovute al completamento dell’iter dei concorsi per il ripopolamento dell’Amministrazione. Sembrerebbe tutto così stranamente funzionale, ma alt, fermi tutti! Questo non si può fare! Ebbene sì: Il personale della Motorizzazione protesta perchè gli viene tolta una fettina di competenze per la quale, ribadiamo il “loro malgrado”, aveva dimostrato pericolosa inefficienza negli anni.

Ci metterei la mano sul fuoco che se l’esternalizzazione del comparto trucks avesse seguito la scia della barbara privatizzazione della revisione dei veicoli leggeri, quindi con ispettori “fantasma” dipendenti delle imprese, l’atteggiamento dei funzionari pubblici sarebbe stato quello di chi finalmente si leva un peso, un esubero di lavoro che nessuno avrebbe mai rimpianto. Invece no, nasce una nuova categoria simile alla propria, ed immancabilmente si innesca lo sterile dibattito sui compensi, un malcontento alimentato da fondamenti più che validi, seppur manifestato in maniera inopportuna, nonché fuori tempo massimo. Insomma, questi funzionari effettivamente guadagnano poco da decenni a causa di mancati aggiornamenti della Legge 870/86, dove 86 sta per 1986, la data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma il problema viene esternato solo ora, ad un millimetro dalla risoluzione definitiva. Ebbene sì, soluzione definitiva per tutti, perché al netto dei personalismi e delle bandiere di appartenenza, con un minimo di onestà intellettuale e di visione sistemica è evidente come un doppio regime pubblico/privato sia del tutto inutile e dispendioso anche in termini di attività del Parlamento e dell’Amministrazione. Se le regole d’ingaggio nel pubblico erano ormai obsolete e poco competitive, con una golosa opportunità nel privato sarebbe stata molto più ragionevole una migrazione di massa nel regno delle Partite IVA, ma ciò probabilmente, sul piatto della bilancia, si contrapponeva alle pesanti garanzie e tutele del lavoro nella Pubblica Amministrazione.

 

Protesta dei dipendenti della Motorizzazione contro le esternalizzazioni

Poc’anzi vi ho parlato dell’esternazione del “problema” da parte dei funzionari della Motorizzazione, ma ho utilizzato un eufemismo. Più che manifestare hanno letteralmente ricattato l’Italia intera, a partire dai cittadini, costretti loro malgrado a condividere le strade pubbliche con veicoli pesanti non revisionati. Gli autotrasportatori, oltre a viaggiare in condizioni di potenziale insicurezza, hanno dovuto rinunciare all’estero, in quanto la deroga italiana sul diritto a circolare per i veicoli con revisione scaduta è valida solamente sul territorio nazionale. Infine, non certo ultimi in ordine di importanza, tutti i soggetti economici il cui core business è la revisione ministeriale, quindi operatori 870 ed agenzie di disbrigo pratiche auto, duramente penalizzati nel fatturato di questi mesi di disordine. Tutto questo dovrebbe già di per sé far riflettere, ma l’elemento sul quale vi prego di soffermarvi è l’impunità degli autori di questo disagio garantita dalla medesima legge datata 1986 alla quale nel 2023 si vorrebbe mettere mano. La revisione ministeriale rientra fra i servizi di pubblica utilità e la rispettiva sospensione prolungata nel tempo configura chiaramente il reato di interruzione di pubblico servizio, incombenza schivata dai funzionari pubblici in agitazione in quanto le cosiddette missioni in esterna fra cui rientrano le sedute di revisione presso le officine private rappresentano lavoro straordinario, quindi su base volontaria. Sì, avete capito bene. Il comparto della revisione trucks si regge sugli straordinari dei dipendenti pubblici che al mattino operano in Motorizzazione, il pomeriggio fuori sede, con orari complessivi della giornata lavorativa, almeno sulla carta, disumani. E se non vogliono fare straordinari, anche per la più valida delle ragioni al mondo, hanno il diritto di paralizzare il paese: questo è il vero problema.

Protesta degli stakeholder contro la mancata erogazione si servizi di Motorizzazione

 

A quale soggetto affidiamo la sicurezza pubblica? Ad un professionista che svolge esclusivamente la mansione che peraltro rappresenta l’unica sua fonte di sostentamento in regime di Partita IVA oppure ad un omologo, già dipendente pubblico, non si esclude con altra mansione principale, che si dedica alle revisioni al termine della giornata lavorativa ordinaria? A scanso di equivoci, è doveroso ribadire che l’esternalizzazione delle revisioni di alcune tipologie di veicoli pesanti non sottrae terreno ai funzionari pubblici in quanto le operazioni nelle quali la Motorizzazione risulta carente, sempre per le ragioni esposte nei primi paragrafi, sono molteplici, tanto che ormai si vocifera da tempo del progetto di privatizzazione degli esaminatori di patente. E perchè non istituire un organismo di supervisione delle officine autorizzate privato, un’agenzia per le nazionalizzazioni parallela, oppure svendere i CPA a qualche multinazionale? Sarebbe questo l’inglorioso destino riservato dell’ente pubblico? I doppi regimi non possono rappresentare la soluzione definitiva, ma al contrario dovrebbero essere interpretati dalla politica come pericolose fasi transitorie da portare nel più breve tempo possibile a regime, pena continue tensioni che inesorabilmente si ripercuotono sul cittadino.

Neo ispettore autorizzato

Federico, un neo ispettore privato di revisione veicoli pesanti che ha abbandonato il precedente lavoro per la nuova professione. Quale sarà il suo destino?

Se si è optato per la linea dell’esternalizzazione delle revisioni di alcune categorie di veicoli pesanti, che l’obiettivo venga perseguito coraggiosamente senza cedere ai ricatti dei dipendenti pubblici. A dicembre 2022, nella circolare per l’avvio alla fase transitoria al DM 446, era chiaramente specificata la precedenza nell’assegnazione delle sedute per gli ispettori privati, un incentivo alla nascita della nuova categoria di liberi professionisti. A marzo 2023, dopo solo un mese di attività, vengono invece cambiate le regole d’ingaggio. Nel mezzo di una nuova circolare viene impostata una scala gerarchica, sempre per l’assegnazione prioritaria delle sedute di revisione, che vede l’ispettore privato all’ultima posizione, superato persino dal cosiddetto ispettore ausiliario, l’ex-funzionario della Motorizzazione in quiescenza. Prima il pensionato, dunque, poi il giovane, la rappresentazione plastica di un mondo del lavoro che, in Italia, gira al contrario.

In conclusione, anche se potrebbe sembrare un avvisaglia di bipolarismo, vorrei esprimere solidarietà verso i funzionari della Motorizzazione, ma al contempo ritengo che la strada intrapresa – o che si sta pensando di intraprendere – non porti a nulla di positivo. Da storico dipendente e sindacalista, mi batto da anni per il riconoscimento delle professioni, per la dignità del lavoratore e per l’aumento dei compensi, ma con soluzioni permanenti, stabili e sostenibili per tutto il comparto, senza prevaricazioni, concorrenze e discriminazioni. Che si riformi la Motorizzazione valorizzandone la forza lavoro, con stipendi commisurati all’elevato grado di responsabilità ed al titolo di studio. Obbligare, velatamente, un lavoratore allo straordinario in ragione all’insufficienza del compenso ordinario rappresenta comunque una forma di sfruttamento e la Legge 870 ne è la principale fonte di legittimazione: non diamogli ulteriore ossigeno.

 

Diego Brambilla

Segretario Federispettori