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Per gli operatoriPer gli utentiFederispettori

Sono anni ormai, forse un decennio, che la parola più associata a Motorizzazione è inefficienza, con tutti i sinonimi e le declinazioni. Un indice che lo dimostri inequivocabilmente? Provata digitare su Google “Motorizzazione” seguito da un capoluogo di provincia (immagine di destra – Milano): valutazione degli utenti una, al massimo due stelle, il che significa servizio pessimo, o comunque al di sotto della sufficienza. E chi pensa si tratti della ripicca di qualche cittadino bocciato all’esame della patente di guida oppure alla revisione ministeriale si sbaglia di grosso: leggete le recensioni, e fatevene una ragione. Con un minimo di onestà intellettuale è tuttavia doveroso affrontare la questione a 360°, non tanto per individuarne i responsabili, bensì per sfatare qualche falso mito dilagante in Italia. La Motorizzazione non funziona perché i dipendenti non hanno voglia di fare un tubo? No. La dirigenza non funziona? Non è questo il punto, ma probabilmente è più comodo pensarla così.

Agli addetti ai lavori è capitato più volte di assistere a spettacoli ingloriosi nei quali vari membri della Commissione Trasporti massacrano l’ultimo direttore generale o il ministro di turno, colpevoli di non avere la bacchetta magica per risolvere annose questioni irrisolvibili, o meglio, irrisolvibili senza toccare interessi pubblici o privati intoccabili. Li chiamano question-time (nell’immagine sottostante il ministro Giovannini), ma sarebbe più corretto definirli waste of time, tradotto perdite di tempo, inutili teatrini per accontentare un portatore d’interessi piuttosto che un altro , una dimostrazione pubblica e plateale dei lavori in corso in Parlamento. Che poi, se proprio dobbiamo individuare un responsabile – figurato chiaramente –, è proprio la politica ad aver negli anni decimato la Motorizzazione impedendo nuove assunzioni e quindi il turnover del personale. Esistono numerosi report a riguardo, anche uno recente realizzato dall’attuale Direzione Generale della Motorizzazione, ma il succo è il seguente: non c’è più personale, come si può pretendere un servizio di qualità? E’ naturale che i telefoni squillano a vuoto, l’erogazione di alcuni servizi viene centellinata e le pratiche, in generale, subiscono considerevoli ritardi: non c’è personale!

Fin qui, tutti d’accordo, o almeno mi auguro. Se nell’individuare i problemi è relativamente semplice mantenere l’obiettività, quando si tratta di mettere in campo le soluzioni non è alquanto improbabile decadere nell’autoreferenzialità, considerato che il sottoscritto è il primo portatore di interessi. Pertanto, vi raccomando, da qui in poi prendete con le pinze quanto sto per dirvi, e se dovesse venire meno la razionalità, vi autorizzo a criticarmi aspramente.

Correva l’anno 2019 e finalmente, nella legge di Bilancio, viene modificato l’art. 80, comma 8 del Codice della Strada estendendo la privatizzazione dei servizi di revisione ministeriale al comparto trucks, con eccezione dei veicoli destinati al trasporto di persone, di merci pericolose o in regime di temperatura controllata. Insomma, dove non arriva il pubblico – o non lo si vuole far arrivare, non è noto per quale ragione– subentra il privato: non ci sono alternative. Il servizio reso ai cittadini è prioritario su tutto il resto ed in un paese civile era inammissibile – e lo è tutt’ora – impiegare oltre un anno per prenotare la revisione di un camion, con autorizzazione alla circolazione in deroga secondo l’attuale normativa vigente. Chi fu uno fra i principali critico della manovra? (immagine di destra – video di sensibilizzazione pubblicato sulla pagina Youtube di Federispettori) Eccomi qua, da profondo conoscitore del sistema revisioni veicoli leggeri, quello oggetto di scandali da oltre 25 anni e che non è mai funzionato sin dagli albori. Un regalo ai privati a tutti gli effetti, piuttosto che un’esternalizzazione di servizi, come viene definita: si è completamente smarrita la componente di natura pubblica dell’operazione, l’anima del controllo tecnico.

Ma il problema, perlomeno questa volta, viene risolto sul nascere poiché nel primo decreto attuativo a firma del ministro dei trasporti Enrico Giovannini, il DM 446/21, vengono poste le basi per un sistema virtuoso. Privato, certamente, ma sull’orma del sistema pubblico, per contrastare i fenomeni correlati al conflitto d’interessi quali il clientelismo, il cancro della revisione ministeriale in Italia. Ispettori liberi professionisti assegnati arbitrariamente dalla Motorizzazione, soggetto superpartes, alle officine-centri di controllo che ne fanno richiesta, sulla base del principio di rotazione. Persino le stesse officine, alle quali l’applicazione del suddetto decreto costa decine di migliaia di euro di adeguamenti al nuovo standard qualitativo, dopo una fase iniziale di disappunto, hanno ingoiato la pillola. Il problema per loro, comune alle agenzie di pratiche auto, non era tanto la mille euro, bensì il non poter organizzare la seduta di revisione a causa dell’indisponibilità del funzionario della Motorizzazione, una categoria ormai in via di estinzione.

Per chi non conoscesse le modalità operative della revisione dei veicoli pesanti oggi, si può tranquillamente affermare che il sistema privato sulla base del DM 446 sopra esposto sia una fotocopia del sistema pubblico. Le officine cosiddette “870”, attualmente in servizio, sono l’equivalente dei futuri centri di controllo, che poi di fatto sono le medesime imprese private alle quali viene assegnata una nuova autorizzazione, mentre i funzionari pubblici, denominati ispettori abilitati, sono gli omologhi dei professionisti privati, gli ispettori autorizzati. L’unica novità di rilievo è quindi il passaggio di consegna fra l’anello, loro malgrado, debole del sistema e la nuova categoria in grado di garantire continuità al servizio pubblico bypassando peraltro le lungaggini dovute al completamento dell’iter dei concorsi per il ripopolamento dell’Amministrazione. Sembrerebbe tutto così stranamente funzionale, ma alt, fermi tutti! Questo non si può fare! Ebbene sì: Il personale della Motorizzazione protesta perchè gli viene tolta una fettina di competenze per la quale, ribadiamo il “loro malgrado”, aveva dimostrato pericolosa inefficienza negli anni.

Ci metterei la mano sul fuoco che se l’esternalizzazione del comparto trucks avesse seguito la scia della barbara privatizzazione della revisione dei veicoli leggeri, quindi con ispettori “fantasma” dipendenti delle imprese, l’atteggiamento dei funzionari pubblici sarebbe stato quello di chi finalmente si leva un peso, un esubero di lavoro che nessuno avrebbe mai rimpianto. Invece no, nasce una nuova categoria simile alla propria, ed immancabilmente si innesca lo sterile dibattito sui compensi, un malcontento alimentato da fondamenti più che validi, seppur manifestato in maniera inopportuna, nonché fuori tempo massimo. Insomma, questi funzionari effettivamente guadagnano poco da decenni a causa di mancati aggiornamenti della Legge 870/86, dove 86 sta per 1986, la data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma il problema viene esternato solo ora, ad un millimetro dalla risoluzione definitiva. Ebbene sì, soluzione definitiva per tutti, perché al netto dei personalismi e delle bandiere di appartenenza, con un minimo di onestà intellettuale e di visione sistemica è evidente come un doppio regime pubblico/privato sia del tutto inutile e dispendioso anche in termini di attività del Parlamento e dell’Amministrazione. Se le regole d’ingaggio nel pubblico erano ormai obsolete e poco competitive, con una golosa opportunità nel privato sarebbe stata molto più ragionevole una migrazione di massa nel regno delle Partite IVA, ma ciò probabilmente, sul piatto della bilancia, si contrapponeva alle pesanti garanzie e tutele del lavoro nella Pubblica Amministrazione.

 

Protesta dei dipendenti della Motorizzazione contro le esternalizzazioni

Poc’anzi vi ho parlato dell’esternazione del “problema” da parte dei funzionari della Motorizzazione, ma ho utilizzato un eufemismo. Più che manifestare hanno letteralmente ricattato l’Italia intera, a partire dai cittadini, costretti loro malgrado a condividere le strade pubbliche con veicoli pesanti non revisionati. Gli autotrasportatori, oltre a viaggiare in condizioni di potenziale insicurezza, hanno dovuto rinunciare all’estero, in quanto la deroga italiana sul diritto a circolare per i veicoli con revisione scaduta è valida solamente sul territorio nazionale. Infine, non certo ultimi in ordine di importanza, tutti i soggetti economici il cui core business è la revisione ministeriale, quindi operatori 870 ed agenzie di disbrigo pratiche auto, duramente penalizzati nel fatturato di questi mesi di disordine. Tutto questo dovrebbe già di per sé far riflettere, ma l’elemento sul quale vi prego di soffermarvi è l’impunità degli autori di questo disagio garantita dalla medesima legge datata 1986 alla quale nel 2023 si vorrebbe mettere mano. La revisione ministeriale rientra fra i servizi di pubblica utilità e la rispettiva sospensione prolungata nel tempo configura chiaramente il reato di interruzione di pubblico servizio, incombenza schivata dai funzionari pubblici in agitazione in quanto le cosiddette missioni in esterna fra cui rientrano le sedute di revisione presso le officine private rappresentano lavoro straordinario, quindi su base volontaria. Sì, avete capito bene. Il comparto della revisione trucks si regge sugli straordinari dei dipendenti pubblici che al mattino operano in Motorizzazione, il pomeriggio fuori sede, con orari complessivi della giornata lavorativa, almeno sulla carta, disumani. E se non vogliono fare straordinari, anche per la più valida delle ragioni al mondo, hanno il diritto di paralizzare il paese: questo è il vero problema.

Protesta degli stakeholder contro la mancata erogazione si servizi di Motorizzazione

 

A quale soggetto affidiamo la sicurezza pubblica? Ad un professionista che svolge esclusivamente la mansione che peraltro rappresenta l’unica sua fonte di sostentamento in regime di Partita IVA oppure ad un omologo, già dipendente pubblico, non si esclude con altra mansione principale, che si dedica alle revisioni al termine della giornata lavorativa ordinaria? A scanso di equivoci, è doveroso ribadire che l’esternalizzazione delle revisioni di alcune tipologie di veicoli pesanti non sottrae terreno ai funzionari pubblici in quanto le operazioni nelle quali la Motorizzazione risulta carente, sempre per le ragioni esposte nei primi paragrafi, sono molteplici, tanto che ormai si vocifera da tempo del progetto di privatizzazione degli esaminatori di patente. E perchè non istituire un organismo di supervisione delle officine autorizzate privato, un’agenzia per le nazionalizzazioni parallela, oppure svendere i CPA a qualche multinazionale? Sarebbe questo l’inglorioso destino riservato dell’ente pubblico? I doppi regimi non possono rappresentare la soluzione definitiva, ma al contrario dovrebbero essere interpretati dalla politica come pericolose fasi transitorie da portare nel più breve tempo possibile a regime, pena continue tensioni che inesorabilmente si ripercuotono sul cittadino.

Neo ispettore autorizzato

Federico, un neo ispettore privato di revisione veicoli pesanti che ha abbandonato il precedente lavoro per la nuova professione. Quale sarà il suo destino?

Se si è optato per la linea dell’esternalizzazione delle revisioni di alcune categorie di veicoli pesanti, che l’obiettivo venga perseguito coraggiosamente senza cedere ai ricatti dei dipendenti pubblici. A dicembre 2022, nella circolare per l’avvio alla fase transitoria al DM 446, era chiaramente specificata la precedenza nell’assegnazione delle sedute per gli ispettori privati, un incentivo alla nascita della nuova categoria di liberi professionisti. A marzo 2023, dopo solo un mese di attività, vengono invece cambiate le regole d’ingaggio. Nel mezzo di una nuova circolare viene impostata una scala gerarchica, sempre per l’assegnazione prioritaria delle sedute di revisione, che vede l’ispettore privato all’ultima posizione, superato persino dal cosiddetto ispettore ausiliario, l’ex-funzionario della Motorizzazione in quiescenza. Prima il pensionato, dunque, poi il giovane, la rappresentazione plastica di un mondo del lavoro che, in Italia, gira al contrario.

In conclusione, anche se potrebbe sembrare un avvisaglia di bipolarismo, vorrei esprimere solidarietà verso i funzionari della Motorizzazione, ma al contempo ritengo che la strada intrapresa – o che si sta pensando di intraprendere – non porti a nulla di positivo. Da storico dipendente e sindacalista, mi batto da anni per il riconoscimento delle professioni, per la dignità del lavoratore e per l’aumento dei compensi, ma con soluzioni permanenti, stabili e sostenibili per tutto il comparto, senza prevaricazioni, concorrenze e discriminazioni. Che si riformi la Motorizzazione valorizzandone la forza lavoro, con stipendi commisurati all’elevato grado di responsabilità ed al titolo di studio. Obbligare, velatamente, un lavoratore allo straordinario in ragione all’insufficienza del compenso ordinario rappresenta comunque una forma di sfruttamento e la Legge 870 ne è la principale fonte di legittimazione: non diamogli ulteriore ossigeno.

 

Diego Brambilla

Segretario Federispettori

Per gli operatoriPer gli utentiFederispettoriLa parola ai soci

La prima forma di terzietà del ruolo dell’ispettore, o per meglio dire, di separazione della figura dell’ispettore dal centro di revisione privato, è finalmente realtà, almeno nei mezzi pesanti.

Ieri, 3 febbraio 2023, si è tenuta la prima seduta di revisione di mezzi pesanti con un Ispettore Abilitato privato, un Modulo C come viene chiamato nell’ambiente: “Ora non si torna indietro” per citare le esatte parole del Direttore Generale D’Anzi, proprio in riferimento alla privatizzazione del sistema di revisione dei mezzi pesanti, pronunciate solo poche settimane fa durante l’ultimo incontro con la delegazione di FederIspettori, per definire il futuro imminente degli Ispettori Abilitati Modulo C. (Link)

Il primo sassolino è stato lanciato nello stagno e, proprio come le onde concentriche che si generano sull’acqua, il moto delle esternalizzazioni, partito dalla motorizzazione di Napoli, sarà presto seguito da molti altri dipartimenti, provincia dopo provincia.

L‘esito complessivo della prima seduta, tenuta da un Ispettore Abilitato privato presso una officina 870 di Caivano, in provincia di Napoli, è stato positivo, pur con qualche piccolo inconveniente tecnico, dovuto al “solito” malfunzionamento del portale e ad un po’ di genuina ansia per la delicatezza della situazione, brillantemente superata e le tempistiche ristrette che richiedono preparazione e disinvoltura nell’approccio a questo genere di mezzi.

Questo esordio può essere un grande incoraggiamento per tutti coloro che, non senza timori ed incertezze, si stanno affacciando a questa nuova opportunità professionale, che necessiterà di rodaggio e perfezionamenti in corsa. 
Questo straordinario traguardo è il frutto del lavoro del Direttore Generale Pasquale D’Anzi che in questi anni si è speso costantemente al fine di combattere e ridurre le lungaggini e i disservizi accumulati dai vari dipartimenti, portando a compimento una riforma epocale per il nostro paese, da sempre restio ad ogni possibile cambiamento, trovando in FederIspettori un interlocutore affidabile e autorevole, che fin da subito ha creduto nella professionalizzazione dell’ispettore come figura cardine per la soluzione dei problemi del settore, accreditandosi nei tavoli istituzionali e cercando costantemente il dialogo con tutti gli attori professionali coinvolti.

Non resta che proseguire su questa strada, con il prossimo ambizioso obiettivo di portare anche nel campo delle revisioni dei veicoli leggeri una ventata d’aria fresca e di rinnovamento per restituire al settore l’importanza e l’autorevolezza persa negli anni.

Per gli utenti

Non è del tutto chiaro com’è che da quando FederIspettori è nata, quel lontano 26 dicembre del 2020, si sia sempre portata dietro quell’ aura di associazione sovversiva, che passa con il rullo sopra tutto e tutti, che non guarda in faccia a nessuno pur di raggiungere i propri scopi e che sia formata principalmente da qualche centinaio di insoddisfatti del proprio posto di lavoro, dunque che si trovino altro da fare che qui ci sono i grandi, i bimbi vadano in camera a giocare.

Ancor meno chiaro è il motivo secondo il quale sia dato per assodato che l’associazione remi contro aprioristicamente al padrone – dunque ai centri di controllo – quando se si ragiona con la logica senza di essi non si potrebbe effettuare alcuna revisione, dunque la nostra figura non esisterebbe nemmeno. Probabilmente c’è un non so che di masochistico in questo gruppo, vai a sapere.
Sia chiaro, il gioco non l’abbiamo inventato, per quanto molti di noi l’ha visto nascere, nel lontano 1997. 25 anni fa, a vederli sembrano con uno zero in più nel finale… Possiamo certamente avere dalla nostra l’esperienza che questi anni ci ha formato ed arricchito – alcuni potrebbero dire sicumera, eccoli belli freschi sono arrivati loro e di colpo non va bene niente, vi abbiamo già detto di andare in camera vostra?

Il settore delle revisioni veicoli leggeri si è assestato in questi anni ad una sorta di anarchia organizzata, dove le realtà che lavorano cercano di sopravvivere operando il più possibile secondo coscienza si vedono accerchiate in una guerra in cui le discriminanti non sono più il controllo scrupoloso del veicolo, l’appuntamento programmato e rispettato, magari un caffè offerto nell’attesa, il richiamo gratuito dopo due anni per evitare multe antipatiche e nel mentre ti consegno auto e carta di circolazione… ah beata ingenuità!

Qui si combatte a colpi di sconti per tutti: ai clienti privati come minimo un bel buono per lavaggio/carburante… sei una officina? Portami una decina di revisioni e te ne regalo una, non sia mai che si passa per tirchi che qui si fa imprenditoria. Ma come, qui si regalano porzioni di fatturato… non era un settore dove il bisogno dell’aumento della tariffa era una esigenza inderogabile pena chiusura di centri, licenziamenti in blocco e invasioni di cavallette? Se poi qualcuno di sfuggita pensasse anche ai controlli magari… Fatecelo sapere.

Leggiamo che le revisioni dei veicoli leggeri sono praticamente perfette così come sono, che servirebbero solo le ispezioni della Motorizzazione, queste si purtroppo diminuite drasticamente negli ultimi anni. Bella forza, con anni di tagli e mancate assunzioni, conviene ringraziare tutti i giorni qualsiasi cosa ci capiti di benedetto per la fortuna di avere oggi un Direttore Generale come questo, sempre sia lodato.

Sono solo pochissime mele marce. Fonte: le associazioni di categoria. Beh dai benissimo così, vorrà dire che quest’ultime avendo a cuore la sicurezza stradale e la reputazione dei propri associati si adopereranno tempo zero per isolare i pochi facinorosi e far cambiar loro atteggiamento. Siamo assolutamente convinti che tutto ciò presto diventerà real… come dite?

Ok ok. Noi si torna in camera a giocare. Prima o poi si cresce tutti però. O no?

Per gli operatoriPer gli utenti

Siamo alle solite: Brambilla che si scaglia contro le associazioni di categoria. E’ un classicone, un po’ come un Travaglio contro Berlusconi, una litania che ha ormai perso di carattere tant’è monotona e ripetitiva. Credetemi, il sottoscritto è il primo ad essersi stancato di tutto questo, ma ogni qual volta si presentano nuovi comunicati delle associazioni di categoria del settore revisioni…mi cascano le palle (questa è una battuta rivolta a tutti coloro che sono al corrente delle mie recenti vicende personali). Ci tengo a precisarlo. Che questo blog non sia affatto superpartes è sotto agli occhi di tutti, ma l’oggettività che contraddistingue la nostra redazione credo – e mi auguro – sia ormai fuori discussione. E’ importante che passi questo messaggio: io non vi attacco per partito preso perchè rappresentate un interesse contrapposto alla mia categoria di appartenenza, ci mancherebbe. Vi attacco perchè ogni qual volta aprite bocca emerge tutta la bassezza dei vostri profili personali e la sterilità delle vostre argomentazioni. Sì, ho volutamente evidenziato il riferimento a voi: il settore, con tutte le relative criticità fisiologiche e collaterali, è decisamente una spanna sopra, è migliore sotto ogni punto di vista. Esistono fior di imprenditori che in tutta Italia hanno lasciato il segno e dovrebbero essere i primi ad indignarsi per questa attività sindacale mediocre. E’ come se in un derby – il recepimento della 2014/45ue in un certo senso lo è – una squadra mette in campo le riserve delle riserve. Certo, gli avversari vincono facile, ma che spettacolo diamo al pubblico? Alziamo il livello della disputa, che magari ne esce qualcosa di positivo a vantaggio di tutte le parti. Invece no. A quanto pare l’unica preoccupazione di Confartigianato, con sottoscrizione di CNA e Casartigiani, è quella di mantenere l’ispettore a libro paga. Nel comunicato pubblicata in data 16 Febbraio 2022, nello specifico all’interno delle osservazioni al DM 446, vengono riportate testuali parole: “andrebbe diversificato a seconda delle categorie dei veicoli a motore (per gli ispettori dei pesanti, regime di libera professione; per gli ispettori dei veicoli leggeri, rapporto di lavoro dipendente. La Direttiva 2014/45/UE, Art. 1, comma 3, punto 4, non contempla il principio di indipendenza dell’ispettore come formulato dal Decreto”. Partiamo dalla direttiva 2014/45Ue, Art.1, comma 3 punto 4 che non esiste, almeno nella versione presente in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. L’articolo 1 definisce l’oggetto della direttiva, si esaurisce in una riga ed è privo di articolazioni. Ma quale 2014/45UE avete letto? Nella versione nota a tutti, in particolare alla DG della Motorizzazione che probabilmente vorreste fare fessa, all’articolo 13 comma 4 è disposto quanto segue: “Al momento di effettuare un controllo tecnico, l’ispettore deve essere esente da conflitti di interesse, in modo da assicurare, con piena soddisfazione dello Stato membro o dell’autorità competente interessati, che è mantenuto un elevato livello di imparzialità e obiettività.” Vi era sfuggito questo passaggio, immagino, nonostante qualche riga sotto avente definito il potenziale nuovo regime giuridico degli ispettori come “un punto molto pericoloso e delicato che ha un impatto diretto sull’operatività e funzionalità del centro di controllo.” Ah, ma allora avete ben chiaro quale scenario si prospetta: l’art. 17 del DM 446 non lascia spazio a dubbi di alcun genere. Quel che sfugge a me è invece con quale coraggio chiedete un doppio regime senza argomentare, utilizzando quel “dovrebbe” che suono molto come un diktat. Mettetevi nei panni del legislatore, che a differenza vostra conosce abbastanza bene le norme e soprattutto detiene qualche responsabilità in più. Per i pesanti ha prescritto la massima espressione dell’eliminazione dei conflitti d’interesse di qualsiasi natura, cosa vi aspettate nell’ambito dei leggeri? Come giustificherebbe legalmente e moralmente il doppiopesismo da voi auspicato? L’origine è pur sempre il medesimo comma 8 dell’art. 80 del C.d.S. che disciplina l’esternalizzazione dei controlli tecnici sui veicoli. Il nuovo modello in uso per i veicoli pesanti risale a Novembre 2021, il precedente applicato ai leggeri al lontano 1993. Vale la pena giocare l’all-in su una norma obsoleta che negli anni ha arrecato danni alla totalità degli imprenditori per bene? Il problema del settore, da sempre, è la concorrenza sleale che nasce dalla domanda scorretta, e viene amplificata dall’impossibilità pratica di attuare una supervisione adeguata da parte delle autorità. La terzietà degli ispettori è una possibile soluzione, in quanto privando le imprese dell’autorità ministeriale le limita come tali, ovvero attività commerciali private che vendono un servizio erogato da terzi a cui vengono delegati tutti gli oneri di carattere pubblico. Eliminati in un colpo solo i pessimi risvolti del clientelismo, la concorrenza scorretta che sistematicamente sottrae lavoro ed al contempo abbattuti i costi fissi del dipendente. Qual è la vostra controproposta? Pensate veramente che mantenendo lo status-quo sia tutto a posto? Probabilmente sì, per voi lo è, ed è per questo che non vi reputo degni della posizione che ricoprite. Là fuori c’è un mondo diverso, imprenditori logorati da anni di mala gestione, persone che cercano stabilità e garanzie, non continue tarantelle per scongiurare a tempo determinato un cambiamento inarrestabile. Le autofficine di nuova concezione non sono più le botteghine che rappresentate gestite secondo la mentalità degli anni 60. Il mondo è cambiato, ci sono tutti i presupposti per intervenire a 360° sulle carenze dei veicoli, ma occorre un controllo tecnico che vada di pari passo al progresso. Basti pensare ai sistemi ADAS per l’assistenza di guida o, nella massima espressione, per l’autopilota. Quale impatto avrebbe sulla sicurezza stradale collettiva un radar mal calibrato? Ma quanto si può essere ottusi ed accecati da biechi interessi per non vedere tutto ciò? Interessi discutibili, mi permetto di aggiungere, perchè in fin dei conti l’indotto derivante dal corretto svolgimento delle revisioni arriva niente meno che nelle tasche della officine. Ma quale problema avete? I vostri rappresentati sono d’accordo?

Passiamo alla parte divertente, per non appesantire troppo la lettura. Riporto testualmente un paragrafo contenuto nel documento già citato.

“Gli ispettori autorizzati o abilitati sono esonerati dai requisiti richiesti all’allegato IV punto 1) del Decreto Ministero Infrastrutture e Trasporti n. 214/2017. Il principio che vale per i veicoli leggeri, si applica anche per i veicoli pesanti ovvero gli ispettori che hanno effettuato il corso di 50 ore, di cui all’Accordo Conferenza Stato Regioni del 17 aprile 2019, sono esonerati dall’esame finale?”

Il riferimento normativo al DM 214/17 riguarda gli ispettori abilitati secondo la precedente normativa, i responsabili tecnici, convertiti automaticamente senza adeguamenti formativi alla nuova figura professionale. Quale pertinenza avrebbe questo principio, peraltro molto discutibile, con i futuri operatori addetti alla revisione dei veicoli pesanti, un ruolo senza precedenti nella sfera del privato? Fatemi capire. Chi vorreste privare dell’esame abilitativo finale? E sempre in tema di esami il best of, una richiesta che mi auguro faccia prendere seri provvedimenti alla Direzione Generale della Motorizzazione:

“Per quanto concerne l’attivazione delle Commissioni di esame presso le DGT della Motorizzazione per la valutazione di idoneità e la conseguente abilitazione degli ispettori in esito ai corsi di formazione di cui all’Accordo Stato Regioni n. 65/CSR del 17 aprile 2019, richiediamo che fra i componenti delle richiamate Commissioni sia inserito un rappresentante delle Associazioni di Categoria, anche solo come osservatore. La presenza di tale rappresentante si ritiene necessaria e legittima in quanto la figura dell’ispettore è direttamente connessa e funzionale all’espletamento dell’attività dei centri di controllo.”

Devo commentare? No, in questo caso mi astengo. Vedete? Non serve che qualcuno vi smentisca o vi metta in cattiva luce: siete la caricatura di voi stessi! Fa tenerezza quando poi andate a piagnucolare dal direttore generale della Motorizzazione per essere stati messi all’angolo nei tavoli tecnici del gruppo lavoro attrezzature (Relazioni MIMS gruppi lavoro attrezzature), un’area nella quale è emersa la vostra straordinaria conoscenza della 2014/45ue. Già, perchè nonostante abbiate dimenticato il principio cardine della direttiva, non vi è certo sfuggita l’eventuale possibilità di poter tarare l’attrezzatura, ad eccezione dell’analizzatore gas, a cadenza biennale. Ma lo vedete che sotto sotto, quando vi fa comodo, la conoscete la legge? E’ il classico modus-operandi “chiagni e fotti”, opportunismo ed ipocrisia in salsa italiana, un sistema che non ha mai dato – e non darà mai – risvolti positivi. Con questa mentalità spicciola avete concorso, negli anni, alla rovina del settore con gravi ripercussioni alla sicurezza stradale, quella stessa sicurezza stradale con la quale condite il nulla cosmico contenuto nelle vostre istanze.

E’ ora di finirla, avete perso credibilità.

Per gli utenti

Dal 3 Gennaio 2022 è online la piattaforma per richiedere il buono di 9,95€ a compensazione dell’aumento sulla tariffa di revisione subentrato al 1° Novembre 2021. Tutti i dettagli normativi sono già stati approfonditi dalla nostra redazione in occasione dell’emanazione del Decreto Mims dello scorso settembre nell’articolo consultabile cliccando qui. Nel presente vademecum invece verrà illustrato passo-passo l’iter pratico per ottenere l’agevolazione stanziata nella Legge di Bilancio 30 Dicembre 2020 n.178 per un importo complessivo pari a 4 milioni di Euro per gli anni 2021, 2022, 2023. A tal proposito si ricorda che il contributo non sarà sufficiente per rimborsare tutti gli automobilisti, ma solo un’esigua percentuale ne potrà beneficiare. E’ fondamentale quindi la rapidità nell’inoltrare la richiesta in quanto, come specificato, i fondi saranno stanziati secondo l’ordine cronologico di presentazione dell’istanza. Non c’è tempo da perdere: andiamo al sodo!

Per prima cosa l’automobilista deve essere in possesso dello SPID, l’identità digitale (ID) indispensabile per accedere ai servizi di amministrazione locale e centrale. Si tratta di una credenziale composta da username e password attivabile direttamente dal sito web ministeriale di riferimento. Per chi non ne fosse già provvisto, occorre selezionare il gestore di identità digitale in base alle specifiche quali il costo, il livello di sicurezza, l’area di utilizzo e la tipologia di riconoscimento. E’ infatti indispensabile l’autenticazione del richiedente da remoto oppure in presenza onde evitare pericolose appropriazioni indebite di identità. Una volta  ottenute le credenziali si può accedere all’area riservata della piattaforma raggiungibile dal sito www.bonusveicolisicuri.it. Nella home page è chiaramente specificato il target di fruibilità del servizio, per ora limitato alle revisioni effettuata a partire dal 1° Novembre al 31 Dicembre 2021. Seguirà un avviso per i contributi da erogare nei due anni successivi.

La schermata immediatamente successiva all’autenticazione è molto intuitiva e riporta i dati del richiedente: nome, cognome, codice fiscale e mail estrapolati direttamente dall’identità digitale. E’ ora possibile inserire la targa del veicolo sottoposto a revisione e la categoria di appartenenza, quindi autoveicolo, motoveicolo e ciclomotore al cui interno sono presenti anche i quadricicli leggeri (o microcar). Per quest’ultima categoria il riferimento identificativo da inserire, anzichè la targa, è il cosiddetto CIC (codice identificativo ciclomotore) individuabile in prossimità della voce “E” sulla carta di circolazione, ovvero il numero di matricola. Si ricorda infine che i quadricicli pesanti, inquadrati nelle categorie internazionali come “L7e”, rientrano al pari dei tricicli nel macrogruppo dei motoveicoli. Attenzione: se il veicolo non dovesse avere i requisiti per beneficiare del rimborso, quindi la revisione ministeriale non effettuata nell’intervallo sopra citato, l’istanza viene automaticamente respinta.

Dopo aver selezionato il pulsante “Inserisci” e confermato cliccando su “Ok” il veicolo risulta a tutti gli effetti registrato nel sistema. E’ ora possibile richiedere ufficialmente il contributo oppure eliminare l’istanza qualora ci si accorgesse di eventuali errori di compilazione. Inoltrando la richiesta viene visualizzato il form che consente l’inserimento dell’IBAN del conto corrente sul quale saranno accreditati i 9,95€. E’ indispensabile che sia intestato al richiedente, nonchè proprietario del veicolo. Premendo sul tasto “Continua” il sistema riepiloga tutti i campi immessi dall’utente che può confermare depositando definitivamente la domanda. L’avanzamento della pratica è ora monitorabile selezionando dal menù la voce “Visulizza richiesta” ove figureranno, oltre ai dati precompilati, il numero identificativo di protocollo e lo stato. Se l’istanza risulta correttamente inserita oppure con “errore in fase di pagamento” è possibile apportare modifiche a tutti i campi variabili ad eccezione della targa del veicolo, diversamente il rimborso è in fase di liquidazione (da inviare a Consap/inviata a Consap) oppure già liquidato (bonifico eseguito).

In caso di ulteriori dubbi clicca qui per scaricare la guida utente ufficiale messa a disposizione dal Mims.

 

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Il tanto atteso 2 Novembre 2021 è finalmente arrivato. Attesissimo per i centri di controllo, un po’ meno per gli automobilisti che devono pagare 9,95€ + iva in più per far sottoporre il proprio veicolo a revisione. E’ quanto ottenuto dall’associazione di categoria Asso-Car dopo anni di pressioni alla politica. La storica battaglia delle organizzazioni sindacali CNA ed Anara Confartigianato è stata vinta dagli ultimi arrivati in quanto, oltre a rivendicare i propri diritti, hanno saputo argomentare con una relazione commissionata al Politecnico di Torino (link). Già, perchè nonostante sia molto impopolare dirlo, specie per i mezzi di informazione sempre in cerca del titolone acchiappalike, l’incremento della tariffa è una manovra giusta, un diritto per i centri di controllo. Se da una parte i prezzi fissi imposti dallo Stato sono – o meglio, dovrebbero essere – una garanzia per le imprese, dall’altra sono un rischio in quanto un mancato aggiornamento in linea con il mercato potrebbe determinare ingenti perdite nel fatturato. 45 euro di tariffa a cui naturalmente si sommano IVA, bollettino e spese postali può sembrare parecchio, ma è una somma determinata nel lontano 2004, quando su base ISTAT la vita costava circa il 20% in meno. Eppure la maggior parte delle testate giornalistiche si sono sbizzarrite parlando di “stangata revisioni” accorpando il fenomeno agli aumenti di elettricità, gas e materie prime che hanno caratterizzato l’ultimo bimestre.

Chi incolpa il governo governo Draghi – ma la Legge di Bilancio 2021 è stata approvata durante il Conte Bis – chi le lobbies degli autoriparatori e chi la Motorizzazione. Non importa: sono solo giornalisti. Eppure su un aspetto, va riconosciuto, non c’è stata discordia: l’importo della nuova tariffa pari a 79,02€. Anche la nostra redazione, fra le prime a darne notizia, sia nell’articolo del 20 Dicembre 2020 (pubblicazione Legge di Bilancio) che in quello del 5 Agosto 2021 (pubblicazione decreto Mims n. 317) ha riportato la medesima cifra, ma nei giorni immediatamente antecedenti all’entrata in vigore della nuova disposizione sono cambiate le cose. E’ comparso infatti sul Portale dell’Automobilista, pagina internet ministeriale, un avviso inerente le commissioni  per l’acquisto dei bollettini postali per le pratiche di Motorizzazione. Dall’oggi al domani, senza alcun preavviso ad operatori del settore, associazioni di categoria e software house, il costo al netto di IVA per i cosiddetti diritti di incasso è sceso da 1,46€ a 1,25€, quindi complessivamente da 1,78€ a 1,51€. Nulla di male, se non fosse che ormai tutti i centri di controllo avevano adeguato i tariffari in base a quanto comunicato in precedenza, naturalmente – sì, in questo settore è normale così – mai in forma ufficiale. A complicare ulteriormente le faccenda l’impossibilità, ad oggi, di determinare una tariffa fissa applicata simultaneamente dalla totalità dei centri di controllo. I bollettini postali vengono acquistati dalle imprese in blocco per guadagnare tempo evitando una singola pratica per ogni revisione ministeriale effettuata. A fini di bilancio è tuttavia improprio fatturare una voce ad un prezzo inferiore di quello di acquisto, pertanto fino ad esaurimento crediti prepagati la tariffa di revisione sarà 79,02€ (commissioni a 1,78€) mentre successivamente scenderà a 78,75€. Altra incognita l’esatta data del passaggio alla nuova tariffa da parte di tutti i centri di controllo, ma con buona probabilità il futuro sarà la liberalizzazione dei prezzi, almeno per quanto riguarda le commissioni, che naturalmente incidono sul costo finale. La migrazione da Poste Motori a PagoPA oggetto di proroghe su proroghe aprirà nuovi scenari per l’acquisto dei i bollettini postali consentendo alle impresa di diventare PSP, ovvero Prestatore di servizi a Pagamento. In parole povere significa poter vendere all’utenza il servizio di corrispondenza dei tributi – come i bollettini 9001 – ed ammende verso la Pubblica Amministrazione, ciò che oggi avviene nella maggior parte delle ricevitorie. Un servizio a tariffa libera – le commissioni -, salvo diversa specificazione da parte del Mims, che oscillerà in funzione alla piattaforma utilizzata da 1 euro a 2 euro. Di conseguenza il costo finale della revisioni  potrà subire variazioni di pochi euro da un centro di controllo all’altro.

 

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E’ quanto afferma il sindacato Federispettori tramite uno dei rappresentanti, Diego Brambilla. Sulla piattaforma Facebook il video ha superato le 100 condivisioni spontanee ed è stato inserito fra i commenti agli ultimi post della pagina ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, il principale destinatario della denuncia. L’obbiettivo del sindacato è la convocazione da parte dell’attuale direttore generale della Motorizzazione Civile, l’ing. Pasquale D’anzi, per un confronto urgente sulle modalità dell’esternalizzazione delle revisioni per i veicoli pesanti. La privatizzazione è ormai stabilita da una serie di passaggi legislativi introdotti da due anni a questa parte, ma mancano i decreti attuativi, la parte più delicata in quanto vengono definiti tutti i dettagli operativi. Trattandosi di un settore nuovo è inopportuno sbilanciarsi in previsioni affrettate, ma accorre imparare dalla storia ricordando gli errori commessi con l’esternalizzazione dei leggeri, avvenuta oltre 25 anni fa. La situazione oggi è infatti drammatica, una triste realtà riconosciuta all’unisono dalle associazioni di categoria che in svariate occasioni hanno denunciato pubblicamente. La revisione ministeriale è una buona opportunità di business con effetti positivi sull’occupazione, ma prima ancora è un servizio pubblico volto a garantire la sicurezza stradale e la tutela dell’ambiente. Le due funzioni sono assolutamente compatibili – secondo Federispettori – ma va prestata massima attenzione al conflitto d’interessi fra ispettore e cliente e fra ispettore e centro di controllo per garantire l’indipendenza di giudizio, sinonimo di qualità dei controlli. -“Vorremmo comunicare all’ing. D’anzi tutte le criticità che abbiamo riscontrato in 25 anni di revisioni dei veicoli leggeri mal-privatizzate, con il fine unico di rendere un buon servizio alla comunità, con particolar riferimento agli automobilisti ed agli autisti di veicoli pesanti”. –

Si raccomanda la massima divulgazione dell’articolo e condivisione del video.

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Correva l’anno 2000 ed in televisione si parlava di revisione ministeriale. Era la campagna pubblicitaria dall’allora “Dipartimento dei Trasporti Terrestri”, oggi Ministero delle Infrastrutture Sostenibili, per informare riguardo la nuova periodicità del controllo tecnico secondo le direttive europee. Un Pippo Baudo di mezza età che rimprovera un’ignaro automobilista intimandogli di sottoporre il proprio veicolo malconcio a revisione. – Ci sono gli uffici della Motorizzazione e ben 4000  (pensate un po’, 4000!!!) officine autorizzate che in un’ora fanno tutto. –  Lo spot infine si chiudeva con uno slogan ad effetto: un’automobile revisionata è un’automobile si-cu-ra.

Con il nuovo millennio black-out totale, perlomeno da parte dello Stato. Campagne per disincentivare la guida in stato di ebbrezza, contrastare lo smartphone al volante oppure per sensibilizzare all’utilizzo delle cinture di sicurezza, ma di revisione mai più sentito parlare, come se la privatizzazione di massa avesse eliminato la pubblica utilità dal controllo tecnico. Forse in un certo senso è andata proprio così, anche perchè le uniche pubblicità comparse dal 2000 ad oggi sono finanziate da imprenditori privati allo scopo di attirare clienti, nulla più. E’ celebre  e decisamente sopra la media quella di CRA – Centro Revisioni Auto con l’attore comico Andrea Roncato: – A me piace scherzare, ma sulla sicurezza sono molto serio! –. Tanto di cappello per la scelta coraggiosa: oggigiorno menzionare sicurezza stradale e professionalità mentre si parla di revisione ministeriale potrebbe essere controproducente. Non è certo a misura di italiano medio che predilige i messaggi promozionali nei quali vengono omaggiati buoni carburante, sconti, oppure fantomatiche lotterie con in palio una vacanza ai Caraibi o un banale televisore 49 pollici. E tutto rigorosamente all’insegna delle velocità: revisione in 20 minuti, revisione in 18 minuti e, odite odite, revisione in 13 minuti! Di certo in qualche meandro d’Italia sarà stato promosso il controllo “a distanza” , il trattamento di favore o l’esito “regolare” di diritto, ma questo è un altro discorso. Sicurezza stradale? Non pervenuta.

Urge un cambio di rotta, ma prima ancora servono imprenditori etici disposti a sacrificare il profitto a favore di un nuovo modus-operandi che alla lunga premierà, anche sotto il punto di vista del business. Fra i pionieri di questo movimento i membri dell’associazione Asso.Car che nel mese di Settembre/Ottobre 2021 autofinanzieranno una campagna social di sensibilizzazione sul tema della sicurezza stradale. Verranno raggiunti 39.000.000 utenti, la totalità degli italiani maggiorenni iscritti a Facebook, la piattaforma più utilizzata nel nostro paese. Inoltre, aggiunge Luca Donna – presidente Asso.Car – , l’auspicio è quello di coinvolgere la IX Commissione Trasporti del Parlamento al fine di ottenere per questa giusta causa uno stanziamento di denaro pubblico nella legge di bilancio. – Una campagna governativa, senza bandiera, che ricordi a tutti l’importanza della revisione ministeriale ai fini della salvaguardia della sicurezza stradale. –  Siamo tutti debitori verso Asso.Car, prima per l’adeguamento ISTAT della tariffa, ora per questa operazione che sicuramente avrà effetti benefici sulla clientela di tutta Italia.

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Dopo un burrascoso iter legislativo è finalmente ufficializzato l’adeguamento ISTAT della tariffa di revisione. In data 3 Agosto 2021 è stato pubblicato nel Registro Ufficiale il decreto Mims prot. 317 che fissa al 1° Novembre 2021 la decorrenza dell’aumento. Tutto ha inizio con la Legge di Bilancio 2021, la Legge 30 Dicembre 2020 n.178 (link articolo). Il decreto attuativo era atteso, come da prescrizione, entro un mese dall’entrata in vigore della legge, ma qualcosa è andato storto. Pare l’intoppo fosse il “Bonus veicoli sicuri”, uno spreco di denaro pubblico per l’ammontare di ben 12 milioni di euro in 3 anni istituito dal governo per sfuggire dalla responsabilità politica di questa manovra, come se un supplemento di 9,95€ a biennio mandasse in bancarotta le famiglie italiane. Strategia comprensibile: in un paese composto perlopiù da analfabeti funzionali occorre sempre dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. Gioiamo tutti e dimentichiamo i (n. di revisioni dal dal 31° Gennaio 2021 al 1° Novembre 2021) X 9,95€ che la Pubblica Amministrazione, per propria negligenza, ha fatto sfumare a tutti centri di controllo disattendendo i termini sanciti dalla legge di bilancio. Restando in attesa degli scoop “giornalistici” populisti, ma soprattutto dei commenti italioti, auguriamo a tutti i follower e lettori  buone ferie.

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In data 12 Luglio si è tenuto il webinar organizzato dall’associazione di categoria CNA intitolato “La sicurezza stradale, un bene pubblico”. Evito di dilungarmi nei commenti: non sarei di certo imparziale e quindi decaderebbe ogni mia argomentazione. Vi lascio però l’opportunità di consultare una delle slide mostrata al meeting per farvi un’idea di quanto a questi soggetti sta a cuore il tema della sicurezza stradale: “le modifiche alla figura dell’ispettore rappresentano una deriva che rischia di scardinare l’attuale sistema normativo e la tenuta delle imprese”. In parole povere ritengono che l’ispettore debba continuare ad essere asservito al centro di revisioni in quanto il garante della sicurezza stradale è l’impresa che ha investito il capitale nell’attività e – a detta loro – per la formazione della risorsa (???). Nessuna menzione, naturalmente, al fatto che le responsabilità penali legate al controllo tecnico fanno capo all’ispettore, ma – davvero – rispetto il punto di vista. Quello che mi manda in bestia è ben altro, e non centra nulla con gli ideali, o meglio, con i più che leciti interessi di categoria. Quando si cerca di ostacolare il processo evolutivo dell’ispettore, in ottemperanza alla 2014/45ue, non si esprime banalmente un parere, ma si manifesta palesemente, anche se fra le righe, la volontà di eludere la legge. E agli haters dell’Europa ricordo che il comma 3 dell’articolo 13 del DM 214/17, normativa italiana, riporta testuali parole: “Al momento di effettuare un controllo tecnico, l’ispettore deve essere esente da conflitti d’interesse, in modo da assicurare che sia mantenuto un elevato livello di imparzialità e obbiettività…”  Una grande farsa: davanti ad alcuni membri del Parlamento, l’organo preposto all’approvazione delle leggi, se ne chiede velatamente la disobbedienza. Non è assurdo? Evidentemente no, è il frutto del rapporto bilaterale politica/associazioni di categoria: da una parte si dimostra l’attenzione verso le istanze mosse dai potenziali elettori, dall’altra la “potenza di fuoco” , ovvero la capacità di influenzare chi guida il paese.

E’ così da sempre, e non ci vedo nulla di male. Qualche esponenti della Commissione Trasporti, naturalmente estraneo all’argomento, che si rivolge alla platea con i soliti interventi vuoti conditi da qualche parolone ad effetto che denotano un’imbarazzante ignoranza in materia. Blablabla, sicurezza stradale, blablabla, le imprese, blablabla, il nostro impegno, il futuro eccetera eccetera. Di questi elementi tuttavia ce n’è uno, anzi, una, che spicca per costanza e, perchè no, per competenza. Si tratta dell’Onorevole Sara Moretto, deputata ex-PD, ora Italia Viva, che peraltro non ha nulla a che vedere con la commissione preposta ai tavoli inerenti al settore revisioni. Dal 21 Giugno 2018 appartiene infatti alla X Commissione (attività produttive, commercio e turismo), ma in più occasioni si è mostrata vicina al settore, sempre fianco a fianco a CNA. Non è lecito qualche sospetto? Via i moralismi da questo articolo: il mondo gira intorno gli interessi ed anche questo blog è nato per un interesse personale, ovvero creare un mezzo per diffondere la MIA idea di settore e per migliorare la MIA posizione lavorativa. Poi, che questa mission coinvolga indirettamente tutta la categoria ed oggettivamente apporti un miglioramento alla sicurezza stradale collettiva mi fa molto piacere, ma di certo non mi sono mosso per quello, almeno in principio. –E tu, Sara, perchè o per chi ti muovi?- Dai, della sicurezza stradale non te ne frega un accidenti, anche perchè non sei portavoce di una buona causa, per nulla. Restava solo da capire quale fosse il tuo coinvolgimento, dove fosse il “tuo interesse”, e per un po’, ingenuo, ho creduto alla migliore delle ipotesi. Mi è rimasta impressa la foto condivisa qualche anno fa sui profilo Facebook pubblico di Antonella Grasso, rappresentante CNA, che vi ritraeva insieme, in tuta da pilota, al circuito di Pomposa.

Antonella Grasso (CNA), al centro, e Sara Moretto (Italia Viva) a sinistra.

Solidarietà fra donne, magari un’amicizia, e la certezza che la Grasso è una grande professionista. Che ti abbia convinta, in buona fede, a sostenere la propria causa fa parte del gioco, anzi, è l’essenza stessa del gioco. Le imprese hanno tutte le ragioni di lamentarsi con lo Stato perchè questo cambiamento, per una minima parte di esse, sarà distruttivo. Ma, ahimè, sbagliano richieste. La pubblica amministrazione ha delle grandi responsabilità in tutto ciò: chiedetele il conto! Vengono stanziati milioni di euro per fesserie quali l’inutile “bonus veicoli sicuri”: perchè non utilizzare quel denaro per indennizzare le attività a tutti gli effetti truffate dallo Stato? In principio per aprire un centro revisioni era richiesto come requisito fondamentale il possesso delle 4 – ora 3 –  “categorie” ai sensi della L.122/92, ora pare che l’attività perfetta debba essere nettamente separata, indipendente, dell’autoriparazione. Prima il responsabile tecnico era una figura subordinata al centro di controllo, ora superpartes a tutti gli effetti, disposizioni di buonsenso già intuibili nel lontano 96′, ma affossate per consentire il business selvaggio. In poche parole il modello CNA, come si evince dalla slide sopra riportata, il modello voluto da CNA, il modello che vuole mantenere CNA. Il sistema prevaricatore dei “padroni” che non può essere sposato da un’esponente politico ex-PD, partito sempre attentissimo, nei proclami, alla salvaguardia dei diritti dei lavoratori. A tutto però c’è una risposta e questo tuo coinvolgimento, cara Sara, non è certamente filantropico o in funzione a rapporti interpersonali. Dal tuo profilo pubblico presente sul sito www.camera.it figurano le dichiarazioni patrimoniali dell’anno 2018, 2019 e 2020. Ho scoperto che nel 2018 avevi partecipazioni al 60% in due attività, la Moretto Car Service SRL e la Genius Car SAS ( Locazione immobiliare di beni propri o in leasing – affitto), entrambe naturalmente allo stesso indirizzo.

La Moretto Car Service, fonte sito ufficiale, è una carrozzeria multiservizi fondata nel 1983 da Rino Moretto, presumibilmente un parente dell’Onorevole Moretto. La biografia su wikipedia conferma l’ipotesi: “Diploma di ragioniere e perito commerciale all’allora ITC Luzzato, si occupa di amministrazione nell’azienda di famiglia…”. Ecco spiegata, in poche righe, la particolare attenzione che la Moretto ha sempre riservato al nostro settore, al proprio settore. Si può parlare di principio di terzietà con un politico che è tutto meno che esente da conflitti d’interesse? Anche tra le fila del parlamento, ahimè, abbiamo una titolare di autofficina e centro di controllo, anzi, ex-titolare, dato che nelle successive dichiarazioni patrimoniali non risulta più aver legami con le società. La cessione delle quote è sufficiente per poter ritenere l’Onorevole Sara Moretto a tutti gli effetti indipendente? Nutro qualche perplessità.

Diego Brambilla

P.S. Ma Italia Viva non era un partito profondamente europeista? L’europeismo è un po’ come l’ecologia: siamo tutti green, ma col c**o degli altri.