Ispettore tecnico con 6/7 anni di esperienza, rimasto senza lavoro accetto un incarico presso un centro revisioni con contratto part-time da operaio e con le rimanenti ore retribuite fuori busta… quando non sto bene il titolare comunque revisiona a mio nome, quindi cerco di mancare il meno possibile contando che per lui tutto è regolare, dai freni difettosi alle parti danneggiate, nessun problema. In più ho un’apparecchiatura obbligatoria per svolgere il mio lavoro da riparare da un paio d’anni senza peraltro problemi di vidimatura del libretto metrologico durante la visita annuale. Purtroppo il vivere in una grande città con molti centri dalle revisioni “facili” non aiuta ed il bisogno di un lavoro per vivere mi costringe, in mancanza di alternativa, a questa triste realtà.
Daniele In risposta alla testimonianza di Gianni [link]
Ciao Revisioniautoblog, ti riscrivo questa mail per precisare meglio il contenuti della precedente:
Durante uno dei tanti meeting a cui ho partecipato sono riuscito a parlare con il presidente di una nota associazione di categoria al quale ho detto tutto ciò che sapevo riguardo al fenomeno dei diplomi di maturità falsi dei responsabili tecnici. Ho spiegato che ci sono alcuni individui legati al mondo dei rivenditori di attrezzatura per la revisione ministeriale che al prezzo di 3/4 mila euro ti fanno diventare geometra o perito. La prassi è la seguente: ti iscrivono ad una scuola del sud, ma come unico impegno viene richiesta la presenza fisica alle prove di maturità, senza alcuna frequenza alle lezioni ordinarie. Al resto pensano tutto loro con la compiacenza dei docenti che certificano il superamento dell’esame di Stato. Anche a me avrebbe fatto comodo una scappatoia del genere: me l’hanno proposta, ma ho preferito la strada dell’onestà.
Dopo il fallimento della prima segnalazione, ho mandato una mail anche ad un’altra referente della stessa associazione che stupita mi ha risposto di voler estirpare il marcio dal settore. Poi però, nulla di fatto. Ho cercato di inoltrare la denuncia anche all’indirizzo mail di un’altra nota associazione di categoria, ma non ho ricevuto alcuna risposta. Tuttavia, ciò che mi fa più arrabbiare è che a quanto pare questa realtà sia di dominio pubblico, ma tutti tacciono per evitare di sollevare un eccessivo polverone. Addirittura mi è stato riferito che molti titolari di centri di revisioni abbiano comperato il diploma per frequentare all’ultimo i corsi di formazione da “responsabile tecnico”, notoriamente più semplici e meno onerosi degli attuali da “ispettore”. In questo modo, qual’ora il dipendente ispettore si fosse licenziato, le attività sarebbero rimaste comunque operative.
Nel 2019 ho ricevuto la visita ispettiva da parte della Polizia di Stato e ne ho approfittato per metterli a conoscenza di questa situazione, con tanto di riferimenti precisi alle attività colluse. Risposte e fatti, ancora una volta, zero.
Mi fa davvero ridere quando le associazioni di categoria inveiscono contro gli abusivi, come se gli unici “abusivi” fossero i meccanici in pensione che fanno i tagliandi nel garage di casa. Sono più che certo che questa situazione non viene mai sollevata dalle associazioni per paura di ledere gli interessi di qualche socio, e mi fa ancora più ridere quando l’essere tesserato viene spacciato come un marchio di qualità, una garanzia di onestà. Ma per favore…
Io sono titolare di due centri di controllo puri con ispettori dipendenti assunti con contratto regolare, liberi di lavorare senza pressioni poichè il più delle volte non sono nemmeno presente in sede. A pochi chilometri dalle attività invece lavorano con responsabili tecnici abusivi con diploma “comperato”.
A quanto pare, va bene così.
Vorrei se possibile rimanere anonimo e spero di non aver rotto le scatole con questa testimonianza.
Buona serata
NOTA REVISIONIAUTOBLOG – Per accedere ai corsi di formazione da “responsabile tecnico” prima, “ispettore” ora, è richiesto come requisito fondamentale un titolo di studio specifico chiaramente determinato dalla normativa vigente [per i dettagli consultare l’accordo Stato-Regioni n.65/C.s.r. del 17/4/2019 cliccando qui]. Lo scandalo, purtroppo, non è tanto la possibilità di acquistarlo illegalmente senza frequentare il normale corso di studi e superare l’esame di Stato, ma il fatto che tale scorciatoia venga proposta da coloro che rivendono attrezzature/si occupano di formazione nel settore revisioni. Se pur di vendere una linea revisioni in più, oppure di formare un ispettore in più, si ricorre a tanto, è evidente che alcuni soggetti facenti parte del settore appartengono ad un sistema malavitoso che va ben oltre i confini delle revisione veicoli. Con quale faccia tosta un ispettore che ha acquistato illegalmente il diploma di maturità, nonchè l’abilitazione professionale, intimerà gli automobilisti al rispetto del Codice della Strada? Che ingenuo, una situazione simile non si verificherà mai: 66,88€, grazie, arrivederci, e ci si vede fra due anni…


Buongiorno a tutti, mi chiamo Alessandro, vivo in provincia Cuneo e sono responsabile tecnico – ora ispettore – dal 2003. Prima di ottenere la qualifica lavoravo per l’attuale gruppo come meccanico di veicoli pesanti seguendo in particolare i controlli preventivi agli autocarri da sottoporre a revisione ministeriale presso le sedi della Motorizzazione Civile. Essendo avvezzo alle analisi gas di scarico, prova giochi e test vari, ma soprattutto essendo in possesso del diploma di perito meccanico, sono stato selezionato dai titolari per il salto di qualità nella linea revisioni per motocicli e veicoli di massa inferiore a 35q.li, le categorie “revisionabili” anche dai privati autorizzati dallo Stato. Se nella precedente esperienza era fondamentale l’accuratezza del controllo sul veicolo e di conseguenza il ripristino dello stesso alla massima efficienza (sostituzione freni,cambio lampadine, specchi dei retrovisori, testine sterzo o barre longitudinali, ma anche interventi di carrozzeria), ora sembra che l’obbiettivo sia diventato chiudere un occhio su eventuali anomalie che comporterebbero una maggior spesa per il cliente. L’automobilista medio si reca presso il centro revisioni per comperare l’etichetta attestante la revisione regolare – il lasciapassare per circolare liberamente su strada -, un’operazione che viene vissuta come l’acquisto di un kg di pane dal panettiere.
Anzi, il kg di pane serve per mangiare, la revisione a cosa serve? Dobbiamo digerirle tutte, altrimenti se ti azzardi a far notare ad un privato – o peggio ancora ad un meccanico – qualche riparazione da eseguire prima del controllo ministeriale vieni etichettato come troppo fiscale e quindi scartato a favore di “colleghi” notoriamente disposti a scendere a compromessi. Nei piccoli paesi, come quello in cui risiedo ed opero, le discussioni all’ordine del giorno del tipo – RT: Guardi, sono da sostituire due pneumatici perchè troppo usurati CLIENTE: Dai, non riesci a farmela passare così? RT: No, mi dispiace, è per la sua sicurezza CLIENTE: Arrivederci – vanno ben oltre la sfera lavorativa intaccando i rapporti con i concittadini. Non so se mi spiego: se bocci – termine improprio ma chiaro – la revisione al pizzaiolo, non sei più visto molto di buon occhio nella pizzeria, questa è la realtà. Occorre più autorità e come unica soluzione penso ad un sistema simile a quello attualmente in vigore – anche se pare ancora per poco (le ultime novità) – per i veicoli pesanti. È assurdo: le medesime ditte di autotrasporto pretendono trattamenti diversi a seconda della categorie di veicoli che ci portano: per i patente c (massa > 35qli) è fondamentale ripararli al meglio in vista della revisione periodica, i patente b (trasporto leggero) invece vanno fatti passare così come sono, tanto non “esce l’ingegnere”. L’esito al controllo del veicolo dovrebbe essere competenza esclusiva di funzionari pubblici esenti da conflitti d’interesse, mentre gli attuali ispettori o ispettori-meccanici dovrebbero limitarsi al precontrollo ed agli eventuali interventi di messa in sicurezza. Più lavoro per tutti: i meccanici finalmente tornerebbero ad aprire i motori, i carrozzieri a riparare le ammaccature ed i gommisti a sostituire gli pneumatici non solo quando esplodono ed il veicolo si presenta con il carro attrezzi. Purtroppo attualmente la situazione per i “leggeri” è completamente sfuggita di mano e si procede per inerzia, ma ciò che mi stupisce è la volontà di estendere questo modus operandi fallimentare ai pesanti, invece che fare viceversa come direbbe il buonsenso. Chi emana questi regolamenti quali competenza ha nel settore? Sarà un bagno di sangue, soprattutto per le imprese (tralasciando la sicurezza stradale!): niente più pre-revisioni che venivano fatturate circa 80/100€ cadauna, calo drastico delle riparazioni e camionisti che direbbero: – Dai, mettici il timbro, tanto ci veniamo ogni anno! – Spero vivamente che le cose andranno diversamente, altrimenti toccherà cercarsi un’altra occupazione…

Ciao a tutti, mi chiamo Andrea, ho 25 anni e vivo in provincia di Verona, ma ho origini emiliane. La mia “carriera”, se così possiamo definirla, nel mondo delle revisioni è iniziata nel 2015 quando fui assunto come operaio generico presso un noto centro nella città di Reggio Emilia. Premetto che fortunatamente non sono un responsabile tecnico (o ispettore, come dir si voglia), e dico fortunatamente perché non invidio coloro che grazie ad un misero corso di 32 ore fanno il mio stesso lavoro con responsabilità penali. Sono un cosiddetto “operatore di linea”, figura professionale creata ad hoc per consentire agli imprenditori di sottopagare colui che materialmente svolge la revisione ministeriale. Paradossalmente la mia posizione non aveva nulla da invidiare a quella dell’ispettore ministeriale regolarmente abilitato: la differenza di stipendio era minima (nell’ordine di 80€/mese netti), ma nessuno mi obbligava a prendere responsabilità sulla revisione di veicoli irregolari. Al pari dei dentisti senza laurea, vivevo con l’ansia di essere colto in fragrante dalla Motorizzazione Civile mentre operavo senza supervisione dell’ispettore responsabile, il pretesto per giustificare la mia assurda figura professionale.
Non ero un semplice aiutante come volevano far credere: svolgevo l’intero ciclo della revisione ministeriale in completa autonomia, ma la firma – e quindi la responsabilità – era di un collega spesso assente durante il controllo ai veicoli. Dopo una settimana di lavoro avevo già compreso l’andazzo che mi ricordava molto l’esperienza alla scuola guida: durante la teoria due mani sul volante, indicatore di direzione all’uscita della rotatoria, limite di velocità di 50km/h nel centro abitato, poi nella pratica sappiamo tutti come va. Una cosa non comprendevo e non comprendo tutt’ora: per quale motivo i miei colleghi ispettori operavano con leggerezza rischiando conseguenze penali? Si sa, il titolare è l’unico ad avere vantaggi se il tecnico opera in maniera frivola guadagnando la simpatia e quindi la fiducia dei clienti (è assurdo, lo so, ma funziona così), ma a loro cosa veniva in tasca? Nessuno sapeva rispondere alla mia domanda, ma la passione per questo lavoro mi ha spinto ad ottenere il diploma che mi avrebbe permesso di partecipare al corso di abilitazione per la qualifica di responsabile tecnico. Pazzia? Molti direbbero di sì, ma ero stanco di operate abusivamente maturando un’esperienza che non avrei potuto riutilizzare nel settore. Il desiderio di mettermi in gioco e la determinazione mi hanno dato la forza per studiare nel poco tempo libero che avevo a disposizione conseguendo in breve la maturità di perito industriale, ma ormai era Luglio del 2018: corsi bloccati per effetto della direttiva europea. Mentirei se dicessi che inizialmente ero contrario al blocco della formazione, ma ho dovuto fare i conti con la mia coscienza mettendo da parte gli interessi personali per una buona causa. E vero, mi costerà una fortuna abilitarmi al ruolo, ma sono certo che nelle 300 ore di corso troverò spunti per migliorare ed operare con maggior consapevolezza. Per concludere, un consiglio rivolto a tutti i colleghi nella mia situazione: non abbiate paura delle responsabilità e seguite le vostre passioni, investite su voi stessi!

Buongiorno a tutti, mi chiamo Enzo, vengo da Genova e sono responsabile tecnico dal lontano 2003. Iniziai rispondendo ad un annuncio nel quale si ricercava un candidato in possesso di maturità scientifica o diploma di geometra con massimo 23 anni di età, una limitazione anomala che compresi con i primi giorni di lavoro. Eseguire revisioni ministeriali, o meglio ciò che pretendeva il titolare, era semplicissimo e per un appassionato di meccanica come me una libidine: 1000€ al mese per stare nove ore al giorno più sabato mattina in mezzo alle auto, come prima esperienza nell’automotive era più che sufficiente. Per le informazioni tecnico/normative mi rivolgevo al collega “esperto”: sei mesi di revisioni alle spalle e qualche nozione appresa dai venditori di attrezzatura, ma forse era fin troppo per un’azienda il cui mantra era – targa, telaio e tutto il resto è noia -. In parole povere significava che l’unica operazione importante era la verifica della corrispondenza fra targa e numero di telaio a conferma che il veicolo da sottoporre al controllo ministeriale fosse effettivamente quello indicato dalla carta di circolazione, i restanti test venivano omessi o falsati in caso di irregolarità.
I veicoli che non superavano la prova freni o l’analisi dei gas di scarico venivano sostituiti da altri idonei alla circolazione per consentire il superamento dei controlli strumentali, mentre per quanto riguardava la prova fari e la prova fonometrica si inserivano a penna sul referto gli esiti di rilevamenti fasulli – Il limite minimo dell’avvisatore acustico per gli autoveicoli è 93dB ? Benissimo, questo veicolo emette…hem…101dB, così, a caso.- L’anno seguente diventammo estremamente rigidi nel controllo degli pneumatici, ma solamente perchè il titolare aveva intrapreso questo nuovo business ed era compito nostro procacciare clientela: per ogni pneumatico che facevamo sostituire, convergenza o inversione 1€ di bonus, inutile dire che ad ogni veicolo riscontravamo qualche difetto per arrotondare lo stipendio da fame, fame che pativamo solo noi considerando la mole di lavoro. Erano anni da record: tempo medio per ogni veicolo 7-8 minuti e a fine giornata si contavano fino a 60 revisioni, naturalmente tutte eseguite sull’unica linea di controllo che avevamo a disposizione. Con l’introduzione del protocollo MCTC Net 1, il primo step di informatizzazione del processo della revisione ministeriale, le cose non cambiano affatto, anzi, in un certo senso peggiorano. Il tanto temuto computer che avrebbe dovuto rivoluzionare positivamente il settore si è rivelato il miglior alleato di coloro che non avevano nessuna intenzione di mettersi in regola, e non occorreva essere un haker per crakkare il sistema. Senza entrare nel dettaglio, un veicolo poteva risultare revisionato con esito regolare e tanto di referto attestante il superamento di tutti i test senza mai essere entrato nel centro revisioni, un trucchetto usato di frequente per i frettolosi clienti di fiducia quali meccanici e commercianti di auto. Il rientro dalla pausa pranzo era il momento delle sorprese: in più occasioni riscontravo dal software che gestisce le revisioni qualche veicolo fantasma controllato da non si sa chi – presumibilmente dal titolare – e mai pervenuto in sede dato che custodivo personalmente le chiavi della auto d’intralcio. Ero stanco, stanco di assecondare i porci interessi del titolare rischiando di macchiare la mia fedina penale per un pugno di quattrini, ma amavo questo lavoro e non ero intenzionato ad abbandonarlo. Nel 2009 – ormai sono 10 anni! – al colloquio con il mio attuale titolare metto le cose in chiaro fin da subito: pieno potere decisionale e stipendio commisurato alle responsabilità derivanti dall’esercizio della professione. Un successo per me, ma non di certo per la sicurezza stradale: tutto ciò che mi rifiuto di certificare viene eseguito dai miei colleghi novelli assunti con contratto di apprendistato e succubi del datore di lavoro, lo stesso che mi ha concesso il “trattamento privilegiato“. Dedico a tutti loro questo breve racconto, con la speranza che la loro coscienza arrivi prima dei guai con la legge.
Enzo

Il notevole successo che sta riscontrando la rubrica “Confessioni di un RT” è un grande traguardo dal punto di vista editoriale, ma una disfatta da quello lavorativo. Quante dovremo sentirne ancora prima che qualcosa cambierà? O meglio, quante dovremo sentirne ancora prima che lo Stato prenderà in mano la situazione ammettendo le proprie responsabilità? Nel nostro piccolo, ci auguriamo che le testimonianze vengano prese in considerazione da chi di dovere, e se serviranno a migliorare anche solo di una virgola questo settore abbandonato a se stesso, potremo dirci orgogliosi per aver raggiunto l’obbiettivo. Con rammarico dobbiamo far presente che quanto scritto nei precedenti sei episodi rappresenta solo la punta dell’iceberg: per un tecnico che sputa il rospo ce ne sono almeno cinque che hanno perso le speranze ed altrettanti che temono ripercussioni di ogni genere. A tal proposito il settimo capitolo della saga, non una vera e propria confessione spontanea, bensì un puzzle di vicende che dovrebbero far riflettere sugli individui che sono stati autorizzati dallo Stato a possedere un centro revisioni. Considerata la spinosità della questione, per ragioni di privacy i riferimenti saranno censurati, ma nel caso fossero necessari a qualche collega per evitare brutte sorprese li forniremo privatamente.
23 Novembre 2018: all’interno del gruppo Facebook di assistenza “Centro Revisioni Auto e Moto – Responsabili Tecnici di tutta Italia” compare il seguente post (immagine a destra): 
“Buongiorno a tutti! Scusate l’ off topic, ma mi pare cosa buona e giusta dare un consiglio ai colleghi per evitare che cadano nell’errore in cui siamo caduti io prima ed un altro membro del gruppo dopo…
Un centro revisioni di #######, del quale non farò il nome, cerca un responsabile tecnico “valido, serio e motivato”, per prendere il posto del mio sostituto che ha abbandonato mercoledì…
Il primo colloquio, e le promesse che vi farà il titolare, vi faranno credere di essere arrivati all’ isola felice: gestione piena del centro revisioni, pieno potere decisionale ed organizzativo per appuntamenti ed esiti… poi in realtà vi troverete ad avere a che fare con un capo officina psicopatico, che vorrà controllare il vostro lavoro e se non passerete tutte le revisioni inizieranno a mettervi i bastoni tra le ruote (convergenze o tagliandi urgenti e non potrete usare il ponte, macchine in mezzo alla linea durante le revisioni) poi passeranno a urla e minacce, fino ad arrivare alle persecuzioni (a me hanno bucato i radiatori della macchina con un cacciavite da officina, per 1600€ totali di danno), oltre al fatto che non è assolutamente un buon pagatore (promette stipendi da favola, ma ti paga dal 15/20 del mese con piccoli acconti di 400/500 € e spesso e volentieri non conclude entro la fine del mese).
Io ho abbandonato un lavoro a tempo indeterminato dove stavo da 9 anni per andare da lui, e dopo un anno mi ha sbattuto a casa per giustificato motivo dicendo che avrebbe soppresso la mansione, il mio sostituto ha abbandonato un indeterminato da 3 anni e dopo un mese e mezzo è già a casa…
Date retta ad un c******, se vedete l’ annuncio di una carrozzeria di ######### con centro revisioni, non andateci e sconsigliatelo a tutti i vostri amici!
Scusate ancora il papiro, ma spero di essere stato utile a tanti.”
Ciò che ci ha colpito maggiormente non è il messaggio in se, ma la risposta del tecnico al nostro invito a scrivere una vera e propria testimonianza da condividere sul blog (immagine sotto).
Potrebbe anche bastare, ma non è ancora finita; ci sono degli interessanti sviluppi che non si possono omettere. Lo stesso giorno, a poche ore dal post sopra citato, ci contatta privatamente una vecchia conoscenza (immagine di destra). Si tratta di un coraggioso responsabile tecnico protagonista di una “Confessione” precedentemente pubblicata, ma questa volta non vuole saperne nulla poichè “questi gentiluomini sono già andati a cercarlo a casa, tipo spedizione punitiva”.
Ora ditemi, un “personaggio non del tutto a posto che conosce e fa tanti favori a persone scomode“, che minaccia di “bruciare le automobili con mezzo litro di benzina” e che reca ingenti danni alle vetture dei dipendenti, come può essere autorizzato dallo Stato a svolgere un servizio ministeriale?
Per fortuna che nel decreto n. 495 del 16 dicembre 1992 (link) (regolamento di attuazione del Nuovo Codice della Strada), all’art. 240 vengono menzionati i requisiti morali che dovrebbero avere titolari delle imprese e responsabili tecnici…dovrebbero…

Un centro revisioni di #######, del quale non farò il nome, cerca un responsabile tecnico “valido, serio e motivato”, per prendere il posto del mio sostituto che ha abbandonato mercoledì…
Il primo colloquio, e le promesse che vi farà il titolare, vi faranno credere di essere arrivati all’ isola felice: gestione piena del centro revisioni, pieno potere decisionale ed organizzativo per appuntamenti ed esiti… poi in realtà vi troverete ad avere a che fare con un capo officina psicopatico, che vorrà controllare il vostro lavoro e se non passerete tutte le revisioni inizieranno a mettervi i bastoni tra le ruote (convergenze o tagliandi urgenti e non potrete usare il ponte, macchine in mezzo alla linea durante le revisioni) poi passeranno a urla e minacce, fino ad arrivare alle persecuzioni (a me hanno bucato i radiatori della macchina con un cacciavite da officina, per 1600€ totali di danno), oltre al fatto che non è assolutamente un buon pagatore (promette stipendi da favola, ma ti paga dal 15/20 del mese con piccoli acconti di 400/500 € e spesso e volentieri non conclude entro la fine del mese).
Io ho abbandonato un lavoro a tempo indeterminato dove stavo da 9 anni per andare da lui, e dopo un anno mi ha sbattuto a casa per giustificato motivo dicendo che avrebbe soppresso la mansione, il mio sostituto ha abbandonato un indeterminato da 3 anni e dopo un mese e mezzo è già a casa…
Date retta ad un c******, se vedete l’ annuncio di una carrozzeria di ######### con centro revisioni, non andateci e sconsigliatelo a tutti i vostri amici!
Scusate ancora il papiro, ma spero di essere stato utile a tanti.”

Mi presento: sono Massimo Corsini, classe 1978 e lavoro come Responsabile Tecnico da circa vent’anni, ad essere precisi dal 1999. Al tempo ero meccanico di mezzi pesanti, ma un bel* giorno il capo mi urla dalla buca**: –ti, che te sè drè a stüdià, te me fet i culàudi cuntìl mè fìeü?***– Non ho avuto molta scelta. Presentati i documenti attendo l’installazione degli impianti e dopo una marea di burocrazia mi arruolo ufficialmente superando il corso due anni dopo il figlio del titolare: siamo nel 2001. La causa di questo ritardo è di natura contrattuale, in quanto come apprendista non potevo ottenere l’abilitazione alla firma (ne approfitto per ricordare a tutti che il responsabile tecnico per definizione non può essere mai apprendista), ma forse era meglio così. Mi sono convinto a scrivere questa testimonianza dopo l’iscrizione ad Associazione ICC, in particolar modo dopo essere entrato a far parte del gruppo Facebook ICC Help Desk, tutt’altro che un banale insieme di persone che vorrebbero migliorare il settore, molto più. Per la prima volta in tutti questi anni ho trovato un team coeso e collaborativo di colleghi che mi ha fornito l’assistenza ed il supporto che avrebbero dovuto darmi, nell’ordine, titolari, colleghi-impiegati, colleghi-meccanici e clienti. Sì, anche la Motorizzazione Civile avrebbe dovuto fare il suo, ma chi ha il coraggio di mettesi contro lo Stato? Il mio contributo non metterà di certo in buona luce i responsabili tecnici ed i centri di revisione in generale, anzi, sicuramente le mie parole consolideranno nell’immaginario collettivo i luoghi comuni che da sempre ci caratterizzano. Di seguito l’elenco dei bug del settore revisioni, nulla di personale, solo la realtà oggettiva:
*bello (ironico) **fossa d’ispezione ***Tu che stai studiando, faresti le revisioni con mio figlio? (dialetto varesino)
• Supervisione dei centri di revisione: Teoricamente dovrebbe essere compito della Motorizzazione Civile, in pratica non si vede una visita ispettiva dal 2013 (5 anni di anarchia)
• Conflitto di interessi fra titolare e clienti: Non prendiamoci per il c###, dove c’è business c’è concorrenza e quindi conflitto d’interesse. A mio avviso le autofficine/autosaloni/carrozzerie non dovrebbero possedere il centro di controllo che dovrebbe rimanere una realtà indipendente ed imparziale. Vuoi a tutti i costi fare revisioni? Benissimo, ti associ ad un consorzio, così che invece di concessioni in regime di concorrenza spietata avremmo società e la slealtà si dissolverebbe in collaborazione. Ogni tanto è bene ricordare che l’obbiettivo è quello di tutelare l’inquinamento e la sicurezza pubblica, non gli interessi economici di qualche imprenditore, altrimenti non parleremmo neanche di revisione “ministeriale”. Ebbene sì, ministeriale alias del ministero: non è un servizio aggiuntivo per i clienti, tantomeno un mezzo per certificare le auto che devi vendere, nè per fare favori agli amici.
• Inquadramento della categoria. Ho iniziato come “impiegato responsabile tecnico di 4°livello” a 20 anni, il 17 Ottobre ne faccio 40 e sono inquadrato come “operaio“. Nell’ultimo centro di revisioni per il quale ho prestato servizio ero addirittura un “meccanico generico”, tanto chi avrebbe controllato mai? (vedi il primo punto)
• Autorità della categoria: Mancano gli strumenti per renderci incontestabili. In un paese dove il 28% della popolazione è analfabeta funzionale e la corruzione è una caratteristica, non un difetto, è impossibile fare obbiezione al titolare o ai clienti con la semplice presa di posizione. Ma è mai possibile che negli ultimi 3 anni per ogni polemica dovevo procurarmi la norma scritta da mostrare all’interlocutore? Istruiteli! siamo stufi di prestare professionalità a gente che capisce solo “a destra avviti, a sinistra sviti”.
• Supervisione dei centri di revisione: L’ho già detto? Lo ribadisco perchè i controlli mancano ad un livello tale da dover essere ribadito più e più volte. Nel 2014 dopo un infortunio al ginocchio sono stato sostituito da un neo assunto responsabile tecnico che al rientro mi ha letteralmente messo la scopa in mano*, tanto il mio inquadramento lo permetteva (vedi il secondo punto). Fin dall’inizio il tipo mi puzzava**, così ho deciso di condurre una breve indagine (con Google, quindi nulla di professionale) e indovinate un po’? Il soggetto nel 2012 era stato condannato a due anni di arresti domiciliare per aver falsificato e truffato 1100 tagliandi di revisione nella regione Sardegna (immagine sopra). Cosa ci faceva a Varese questo elemento? Dove l’hanno trovato? Ma soprattutto, con quale nome aveva firmato le quasi 1500 revisioni eseguite in mia assenza? Ho avvertito la provincia a voce e le associazioni di categoria, ma la morale della risposta è stata univoca: fatti i c#### tuoi. Non sono andato oltre, al tempo mia figlia aveva 10 anni e non potevo permettermi di avviare quel genere di lotta ai mulini a vento, la priorità era di trovare un posto di lavoro.
*mi ha sostituito, non mi restava che fare le pulizie **il ragazzo non mi piaceva
Sia chiaro, nessuno di noi vuole stella e cinturone* quando si parla di strumenti, ma (ad esempio) una videocamera fissa per registrare la procedura di revisione in toto? Mi piacerebbe sapere come hanno fatto ad eseguire la revisione dell’Alfa di ‘Ziomelo** a Como mentre era parcheggiata in officina a Varese (tutto questo in piena fase MCTC Net2). Un palmare simile a quello in dotazione agli ausiliari del traffico per segnalare in tempo reale i veicoli difformi? Non prendiamoci in giro, la tecnologia è molto più avanzata di quel che sto dicendo, Targa Alert si potrebbe realizzare, basterebbe volerlo.
*fare lo sceriffo **Zio Carmelo, uno qualsiasi
Ringrazio lo staff di Revisioniautoblog per avermi permesso questo sfogo e spero per tutti che le cose cambino alla svelta, io sto per mollare.


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