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Novembre 2021

FederispettoriPer gli operatori

Dopo mesi di anticipazioni, spoiler e previsioni è finalmente pubblico il decreto sulle revisioni dei pesanti. Prima l’emendamento all’Art. 80 del C.d.S. nella Legge di Bilancio 2019, poi l’istituzione di appositi corsi di formazione per l’abilitazione degli ispettori al controllo della nuova categoria di veicoli. Seguono norme transitorie, circolari attuative ed infine l’ulteriore modifica al già citato articolo 80 finalizzata all’inserimento di“rimorchi e semirimorchi” alle competenze dei centri di controllo privati (approfondimento). Con il DL 121/2021 si chiude definitivamente il cerchio di questo lungo iter di esternalizzazione frutto di una pressante operazione di lobbying che vede protagoniste alcune categorie economiche. Il protrarsi dei tempi è invece dovuto all’attività degli antagonisti, primo fra tutti uno degli organismi interni al Ministero competente, in materia di trasporti, dell’attuazione delle disposizioni emanate dal Parlamento: la Motorizzazione Civile. Le revisioni in seduta esterna rappresentano infatti una delle poche forme di straordinario ben retribuito per i funzionari tecnici pubblici, ma è riduttivo limitarsi alla questione degli stipendi. Occorre entrare nel merito dell’argomento, e chi meglio della Motorizzazione può farlo? Se la politica può essersi “bevuta” la baggianata dello snellimento della burocrazia per imprese di autoriparazione ed autotrasportatori (crediamoci, va la), chi vive quotidianamente il settore non può avere certo dubbi in ordine ai reali motivi di queste spinte verso la privatizzazione. Lo dice la parola stessa: privatizzare, mettere le mani in un business da milioni e milioni di euro, ma soprattutto diventare titolari del potere certificativo, di prassi conferito alla PA. Ciò significa non solo poter guadagnare, ma avere la facoltà di stra-guadagnare in barba alla legge, quella stessa legge che si dovrebbe rappresentare durante lo svolgimento della funzione pubblica. E’ quanto avvenuto nell’ambito della revisione dei veicoli leggeri, un settore esternalizzato nel 97 e ormai in balia dell’anarchia più totale: imprese in sovrannumero, nessun controllo da parte dell’Amministrazione e di conseguenza una denaturazione del concetto stesso di controllo tecnico dei veicoli finalizzato alla salvaguardia della sicurezza stradale e tutela dell’ambiente. Un comparto ormai privatizzato a tutti gli effetti e regolamentato esclusivamente dalla legge del libero mercato, un risultato conforme alle mire dei promotori di questo sistema negli anni 90. “Imparare dal passato per migliorare il futuro” è stato il motto del sindacato Federispettori, una delle principali forze in opposizione alla privatizzazione e protagonista di un recente flash mob anticipato da un video di sensibilizzazione sull’argomento (immagini). Un’azione di dissenso corredata da copiosa attività di elaborazione di documenti rivolti a Commissione Trasporti (leggi), Ministero omonimo e direzione generale della Motorizzazione (leggi).

In data 15 Novembre 2021 è stato protocollato l’attesissimo Decreto n.446 in materia di revisione dei veicoli pesanti. Accolta la principale richiesta dell’associazione degli ispettori tecnici, bruciati invece i piani di tutte le organizzazioni che volevano replicare il modello veicoli leggeri. Fra i grandi delusi anche i produttori/rivenditori di attrezzatura che auspicavano nella proliferazione di clienti ai quali vendere i nuovi macchinari messi a punto per la ghiotta occasione. No, non si potranno equipaggiare tutte le officine di una fiammante linea di revisione da 150 e rotti mila euro, ma sarà un’opportunità riservata a pochi, veramente pochi. I requisiti imposti dalla norma circoscrivono di fatto a poche unità per provincia le imprese di autoriparazione o consorzi in possesso dei numeri effettivi per diventare centro di controllo privato. E’ infatti richiesto alle attività un fatturato globale minimo di 300.000€ all’anno negli ultimi tre anni, rendicontazioni annuali che evidenzino i rapporti tra attività e passività e certificazioni ISO/IEC 9001/2015 ed ISO/IEC 17020 parte C, altri costi a carico dell’impresa. Proibitive le misure minime dei locali destinati al controllo tecnico dei veicoli che dovranno essere nettamente separati da quelli dove si svolge la riparazione meccanica: 250m² per linea e 600m² totali di capannone, uffici compresi. Deve inoltre esservi un piazzale per la movimentazione di veicoli avente superficie di almeno 1000m², il tutto corredato con documentazioni amministrative quali agibilità, certificazione antincendio e DVR (per i dettagli art. 7,8,9,10 del decreto). Ciò che tuttavia rappresenta la principale insidia per coloro che ambivano alla privatizzazione in tutto e per tutto è il regime giuridico degli ispettori disciplinato dall’Art.17 del decreto. Niente ispettore dipendente, tantomeno titolare d’impresa: è l’attuazione più coerente del principio di terzietà a garanzia dell’indipendenza degli operatori che svolgono la revisione ministeriale. Nessuna ingerenza quindi da parte dell’imprenditoria sui poteri certificativi degli incaricati di pubblico servizio, in conformità alle richieste di Federispettori. Gli operatori verranno selezionati all’interno del RUI (registro  unico degli ispettori) dalla Motorizzazione ed assegnati, per singola giornata, al centro di controllo che ne avanza richiesta, una forma di continuità rispetto a quanto già in vigore per le sedute esterne di revisione disciplinate dalla Legge 870/86. Ulteriore rinvio invece per il rilascio delle abilitazioni agli ispettori nonostante all’Art. 16 vengano delineati i profili delle commissioni d’esame. Gli esaminatori saranno un dirigente MCTC, diversi funzionari con competenze tecniche ed amministrative ed infine un segretario, anch’esso dipendente pubblico. Gli esami invece si terranno presso le Direzioni Generali Territoriali, quindi ogni corsista sarà libero di partecipare alla sessione più vicina al proprio domicilio, ma per la definizione delle modalità di svolgimento delle prove bisognerà attendere il provvedimento emanato a 90 giorni dalla pubblicazione in GU di quello in esame, peraltro non ancora avvenuta*. Il decreto si conclude (Art.21) con una disposizione universale valida anche per il settore dei leggeri: la figura del sostituto ispettore è definitivamente abolita. Seguiranno ulteriori norme attuative per la determinazione dei corrispettivi agli ispettori – testuali parole – a valere su tutte le categorie di veicoli a motore. Rivoluzione in vista? Staremo a vedere agendo nei limiti del possibile.

*Il DM n.446 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data 23/11/2021 (Serie Generale n.279).

Per gli operatori

Vi ricordate il pesce d’Aprile di Federispettori? Magari no, ma noi non possiamo certo dimenticarlo. Ci sono arrivate “tirate di orecchie” da ogni dove perchè un semplice scherzo si è tramutato nell’intasamento dei centralini di software house, rivenditori di attrezzatura ed associazioni di categoria. La nostra redazione aveva inscenato un fantomatico emendamento al Codice della Strada, precisamente all’art. 240 del Regolamento di Attuazione, che di fatto inibiva i titolari di centro di controllo dallo svolgimento di revisioni nella propria sede. Che dire: nulla di così trascendentale considerando le recenti politiche sull’eliminazione dei conflitti d’interesse volute dall’Europa, ma ciò che avrebbe dovuto far accendere il campanello d’allame era la fonte della notizia – ed il pesce che se la rideva in fondo all’articolo -, ma son dettagli. E’ vero: siamo in Italia e le UMC non sono certo delle eccellenze in materia di comunicazione, ma ricevere una news del genere da un canale non ufficiale…per giunta al 1° di Aprile…dai…

Al 26 Ottobre però non cade nessuna ricorrenza che prevede scherzi idioti o quant’altro. Eppure una notizia simile a quella del pesce d’Aprile l’ha data CNA Autoriparazione, organizzazione sicuramente più autorevole del nostro umile blog. Certo, l’articolo di CNA non ne ha parlato esplicitamente, ma con un minimo di conoscenza delle pagine web istituzionali era davvero semplice arrivare al dunque. “Esprimiamo convinto apprezzamento per il lavoro svolto dalla Commissione Trasporti della Camera, che nella giornata di ieri 25 ottobre ha chiesto e ottenuto il ritiro di un emendamento che, laddove approvato, avrebbe compromesso il funzionamento del sistema delle revisioni dei veicoli a motore, [tenetevi forte!] strutturato sull’efficiente agire dei centri di controllo privati”. Sì, l’hanno detto veramente! Strutturato sull’efficiente agire dei centri di controllo privati!!! Risate, prego.

Il riferimento, come viene specificato di seguito, è all’emendamento numero 1.215 (immagine sopra – fonte lista emendamenti al DL 121/2021) che – secondo loro – “con l’asserito obiettivo di conseguire maggiore imparzialità degli ispettori, attraverso un confuso e irrazionale processo di affrancamento degli stessi dai centri di revisione, avrebbe immesso, a ben vedere, sicuri elementi di disordine e inefficienza nell’attuale assetto di regole in materia di revisioni.” . In parole povere hanno dichiarato che la separazione fra i due soggetti, ispettori e centri di controllo, avrebbe portato a disordini nel settore. Come dargli torto. Un cambiamento così epocale, applicato dall’oggi al domani, sarebbe sì deleterio per tutti, soprattutto se avesse natura “irrazionale” come ha precisato lo scrivente. Guarda caso nessuna menzione alle norme ISO e direttive europee che da diversi anni a questa parte – non dall’oggi al domani – legittimano la linea dell’indipendenza, regole puntualmente disconosciute da tutti coloro che non ne traggono beneficio, CNA in primis. Eppure il loro stesso ex-presidente, Franco Mingozzi, durante un intervista con Quattroruote nel 2020 dichiarava, testuali parole: “C’è un numero eccessivo di pecore nere” aggiungendo inoltre che il fenomeno riguarda “Il 10-15% del totale dei centri, ma, se si aggiunge chi chiude un occhio, si arriva al 30%”. Quindi un centro su tre lavora nell’illegalità proporzione decisamente sottostimata -, ma CNA ha ancora il coraggio di dire che destrutturare la vigente architettura legislativa non gioverebbe, di certo, all’efficientamento delle revisioni.” Che faccia di bronzo, davvero.

Insomma, come sempre viene mascherato il proprio interessi dietro a sicurezza stradale e bene pubblico, ma fa anche questo parte del gioco. Sta di fatto che con un’ottima operazioni di lobbying – va riconosciuto – CNA ed altri soggetti hanno fermato l’emendamento sulla terzietà che ormai non è più un pesce d’Aprile di Revisioniautoblog, ma solida realtà, nonostante non si tratti ancora di norma vigente. E su questo aspetto apriamo una piccola parentesi in quanto l’articolo di CNA, tra omissioni e distorsioni, risulta fuorviante per un lettore che non conosce la materia. Se il contenuto dell’emendamento fosse stato “confuso ed irrazionale”, come viene definito dallo scrivente nel merito, l’atto di modifica sarebbe stato giudicato inammissibile e di conseguenza escluso a priori. Invece le cose sono andati diversamente, e pare addirittura, nonostante sia impossibile trovarne riscontro, che l’emendamento sia stato osservato con interesse da parte del rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili. Sia chiarito quindi una volta per tutte: il principio di terzietà può non piacere o non essere condiviso – naturalmente per interessi personali, non nascondiamoci – , ma non è certo fantascienza o frutto di menti scellerate. Ciò che fino a pochi anni fa pareva pura blasfemia è ora oggetto di discussione parlamentare. Mica male è? Un principio talmente demonizzato, screditato e sminuito da non essere nemmeno degno di dialogo costruttivo fra le parti. E ora saranno gli altri a decidere, quelli con 15 mila euro mensili di stipendio pubblico e che, con buona probabilità, non hanno mai visto nemmeno in cartolina un centro di controllo. E’ il prezzo della superbia e dell’ingordigia: – mai scendere a compromessi con gli ispettori, sono i nostri dipendenti! – Ecco, bravi, questi sono i risultati: avete vinto un impegno di governo. Problema quindi prorogato, come sempre, ma arriveremo al dunque… Eccome se arriveremo.

Un plauso ai colleghi di Federispettori per questo primo, grande traguardo.

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A grande richiesta, dopo soli due anni dall’inaugurazione di Omoshop-moto, l’e-commerce viene esteso alle auto. Si tratta del più grande database di schede di omologazione italiane di veicoli nel web, un servizio ormai noto in tutta Europa. Un archivio che supera di gran lunga quello pubblico della Motorizzazione Civile in termini di fruibilità in quanto i documenti sono digitalizzati, quindi facilmente accessibili. Gli originali sono conservati in formato cartaceo e per ottenerne copia deve essere inoltrata richiesta specifica al costruttore del veicolo – a prezzi esorbitanti – oppure agli UMC, istanze che non sempre vengono accolte considerando gli oneri per la ricerca manuale. In Omoshop il tempo ce l’hanno messo i tre soci, Tiziano, Diego e Andrea, che scansionando manualmente tutte le schede di omologazione a disposizione le hanno condivise nello store. Da tutto il mondo ora si potranno acquistare i documenti con i quali l’autorità nazionale – l’Ispettorato Generale della Motorizzazione prima, la Direzione Generale della Motorizzazione poi – ha autorizzato un costruttore alla produzione in serie di un veicolo “omologato” per la circolazione stradale. Tralasciandone il valore storico-collezionistico che farebbe appassionare di motori qualsiasi profano, tali documenti acquisiscono particolare rilevanza in occasione delle reimmatricolazioni. E’ la stessa Motorizzazione Civile, titolare dei dati, a richiedere all’utenza le schede tecniche qualora in sede non fossero disponibili oppure non reperibili nell’immediato. Un’esigenza che all’estero si amplifica, come dimostra la provenienza dei clienti di Omoshop, ormai tradotto in tutte le lingue. Non solo burocrazia. I documenti sono prettamente di natura tecnica in quanto sono riportate tutte le caratteristiche prestazionali e dimensionale, con annessi disegni quotati del veicolo e dei relativi dispositivi. E’ inoltre presente la riproduzione in scala 1:1 del numero di matricola con caratteri originali, un’informazione utile per le perizia o i restauri di una certe entità. Si possono infine individuare i dati tecnici non trascritti sulle carte di circolazione contemporanee, oppure omessi in fase di ristampa a seguito di smarrimento. Tutto l’occorrente per ogni esigenza ad un prezzo nettamente inferiore ai tariffari dei costruttori o delle associazioni di collezionisti di veicoli d’epoca. Cosa aspetti? La scheda tecnica che cerchi è a portata di Click!

 

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A pochi giorni dall’entrata in vigore dell’adeguamento ISTAT alla tariffa di revisione prescritto dal decreto Mims n.317 dell’8 Agosto 2021 ancora nulla di concreto circa il “bonus veicoli sicuri”. L’art 1, comma 706 della Legge di bilancio 30 dicembre 2020, n.178 prevedeva infatti un contributo statale di 4 milioni di euro per ogni singolo anno, 2021, 2022, 2023, finalizzato al rimborso degli automobilisti per una somma pari al rincaro sulle operazioni di revisione ministeriale dei veicoli ai sensi dell’art. 80, comma 8 del Codice della Strada. Come di prassi è emersa l’inefficienza e l’inaffidabilità della Pubblica Amministrazione italiana. L’incremento della tariffa di revisione doveva essere operativo a 30 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di bilancio, quindi indicativamente entro Gennaio 2021. Con il medesimo provvedimento erano stanziati i fondi del bonus, ma se la nuova tariffa alla fine è entrata in vigore in clamoroso ritardo al 1° Novembre 2021, per il bonus ci sarà ancora da attendere. E’ infatti datato 24 Settembre 2021 il decreto Mims che, di concerto con il Ministero delle Finanze, definisce l’iter pratico per ottenere il rimborso, ma la piattaforma per richiederlo entrerà in esercizio a decorrere dal sessantesimo giorno dalla pubblicazione in Gazzetta del decreto avvenuta il 22 Ottobre 2021 (Serie Generale n°253). Salvo ritardi, dovremo quindi attendere il 21 Dicembre per avere qualcosa di concreto. Dal sito ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili si potrà accedere all’area riservata mediante identificazione tramite SPID, carta d’identità elettronica (CIE) oppure carta nazionale dei servizi (CNS). Andrà fornita la targa del veicolo sottoposto a revisione ministeriale, la data dell’operazione, l’IBAN per l’accredito del rimborso e l’intestatario che naturalmente dovrà corrispondere all’intestatario del veicolo per le persone fisiche o con la denominazione sociale in caso di incaricato di società. Chiarito quindi ogni dubbio in ordine alle modalità di erogazione del bonus: non sarà uno sconto in fattura sulla nuova tariffa elargito direttamente al centro di controllo, ma sarà cura dell’automobilista adoperarsi per ottenerlo. Si conclude ricordando l’unica regola vigente per il buono, ovvero la fruibilità limitata ad un singolo rimborso per ogni veicolo di proprietà. Attenzione: i fondi non basteranno per tutti ed il rimborso verrà concesso, fino ad esaurimento risorse, in ordine cronologico di richiesta. Solo i più veloci potranno quindi risparmiare: pronti per il click day? Sarà cura della nostra redazione informarvi tempestivamente non appena la piattaforma verrà messa online.

Per gli operatoriPer gli utenti

Il tanto atteso 2 Novembre 2021 è finalmente arrivato. Attesissimo per i centri di controllo, un po’ meno per gli automobilisti che devono pagare 9,95€ + iva in più per far sottoporre il proprio veicolo a revisione. E’ quanto ottenuto dall’associazione di categoria Asso-Car dopo anni di pressioni alla politica. La storica battaglia delle organizzazioni sindacali CNA ed Anara Confartigianato è stata vinta dagli ultimi arrivati in quanto, oltre a rivendicare i propri diritti, hanno saputo argomentare con una relazione commissionata al Politecnico di Torino (link). Già, perchè nonostante sia molto impopolare dirlo, specie per i mezzi di informazione sempre in cerca del titolone acchiappalike, l’incremento della tariffa è una manovra giusta, un diritto per i centri di controllo. Se da una parte i prezzi fissi imposti dallo Stato sono – o meglio, dovrebbero essere – una garanzia per le imprese, dall’altra sono un rischio in quanto un mancato aggiornamento in linea con il mercato potrebbe determinare ingenti perdite nel fatturato. 45 euro di tariffa a cui naturalmente si sommano IVA, bollettino e spese postali può sembrare parecchio, ma è una somma determinata nel lontano 2004, quando su base ISTAT la vita costava circa il 20% in meno. Eppure la maggior parte delle testate giornalistiche si sono sbizzarrite parlando di “stangata revisioni” accorpando il fenomeno agli aumenti di elettricità, gas e materie prime che hanno caratterizzato l’ultimo bimestre.

Chi incolpa il governo governo Draghi – ma la Legge di Bilancio 2021 è stata approvata durante il Conte Bis – chi le lobbies degli autoriparatori e chi la Motorizzazione. Non importa: sono solo giornalisti. Eppure su un aspetto, va riconosciuto, non c’è stata discordia: l’importo della nuova tariffa pari a 79,02€. Anche la nostra redazione, fra le prime a darne notizia, sia nell’articolo del 20 Dicembre 2020 (pubblicazione Legge di Bilancio) che in quello del 5 Agosto 2021 (pubblicazione decreto Mims n. 317) ha riportato la medesima cifra, ma nei giorni immediatamente antecedenti all’entrata in vigore della nuova disposizione sono cambiate le cose. E’ comparso infatti sul Portale dell’Automobilista, pagina internet ministeriale, un avviso inerente le commissioni  per l’acquisto dei bollettini postali per le pratiche di Motorizzazione. Dall’oggi al domani, senza alcun preavviso ad operatori del settore, associazioni di categoria e software house, il costo al netto di IVA per i cosiddetti diritti di incasso è sceso da 1,46€ a 1,25€, quindi complessivamente da 1,78€ a 1,51€. Nulla di male, se non fosse che ormai tutti i centri di controllo avevano adeguato i tariffari in base a quanto comunicato in precedenza, naturalmente – sì, in questo settore è normale così – mai in forma ufficiale. A complicare ulteriormente le faccenda l’impossibilità, ad oggi, di determinare una tariffa fissa applicata simultaneamente dalla totalità dei centri di controllo. I bollettini postali vengono acquistati dalle imprese in blocco per guadagnare tempo evitando una singola pratica per ogni revisione ministeriale effettuata. A fini di bilancio è tuttavia improprio fatturare una voce ad un prezzo inferiore di quello di acquisto, pertanto fino ad esaurimento crediti prepagati la tariffa di revisione sarà 79,02€ (commissioni a 1,78€) mentre successivamente scenderà a 78,75€. Altra incognita l’esatta data del passaggio alla nuova tariffa da parte di tutti i centri di controllo, ma con buona probabilità il futuro sarà la liberalizzazione dei prezzi, almeno per quanto riguarda le commissioni, che naturalmente incidono sul costo finale. La migrazione da Poste Motori a PagoPA oggetto di proroghe su proroghe aprirà nuovi scenari per l’acquisto dei i bollettini postali consentendo alle impresa di diventare PSP, ovvero Prestatore di servizi a Pagamento. In parole povere significa poter vendere all’utenza il servizio di corrispondenza dei tributi – come i bollettini 9001 – ed ammende verso la Pubblica Amministrazione, ciò che oggi avviene nella maggior parte delle ricevitorie. Un servizio a tariffa libera – le commissioni -, salvo diversa specificazione da parte del Mims, che oscillerà in funzione alla piattaforma utilizzata da 1 euro a 2 euro. Di conseguenza il costo finale della revisioni  potrà subire variazioni di pochi euro da un centro di controllo all’altro.

 

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1 – Un Principio Economico Antico ed Ineludibile. La Congruità Economica

La continuità sana delle imprese, autentico motore del benessere del contesto sociale, si fonda sulla generazione e distribuzione di utilità economica.

La generazione e distribuzione di utilità economica si fonda, per l’impresa e per tutti i suoi interlocutori dai dipendenti all’erario ai consumatori finali, sulla congrua remunerazione dei fattori produttivi utilizzati per erogare il proprio servizio e sulla possibilità di proporre questi ultimi sul mercato ad un prezzo equo/congruo.

L’impossibilità di conseguire tale virtuosa relazione di congruità non può che condurre all’insoddisfazione di tutti gli interlocutori dell’impresa, dipendenti, erario, consumatori finali, etc. e al fallimento della stessa. Il risultato annunciato non è altro che la desertificazione del sistema impresa e della generazione e distribuzione di utilità economica dello stesso.

Una remunerazione è congrua quando consente di acquisire a condizioni di mercato i fattori produttivi necessari alla realizzazione delle specifiche di qualità dell’output, incluso il rischio d’impresa, effettuare gli investimenti necessari alla continuità e residuare un equo profitto. Per l’attività d’impresa privata nel sistema economico Italia si considera attualmente congrua una remunerazione compresa tra il 5,5% e il 6,0%.

“Ritenuto che l’espletamento delle revisioni da parte delle imprese di cui al citato articolo 80, comma 8, del decreto legislativo n. 285 del 1992 debba consentire alle stesse un equo utile, connesso con l’esercizio della loro attivita’« (Decreto 161, 2 agosto 2007).

2 – Obiettivo

L’obiettivo dell’Analisi Economico Finanziaria 2019-2011 è valutare, attraverso l’utilizzo degli indicatori chiave di performance più opportuni e consolidati e l’analisi degli scostamenti elementari, l’evolversi delle condizioni di equilibrio economico e finanziario dei Centri di Revisione Puri.

L’obiettivo della Proiezione Economico Finanziaria 2020-2024 è valutare, attraverso l’utilizzo degli indicatori chiave di performance più opportuni e consolidati e l’analisi degli scostamenti elementari e in presenza di un non adeguamento della tariffa di revisione, l’evolversi delle condizioni di equilibrio economico e finanziario dei Centri di Revisione Puri.

3 – Campione di analisi

Il Campione analizzato si riferisce a:

  • Centri di Revisione Puri (senza attività di autoriparazione) configurati come Società di Capitali;
  • della Regione Piemonte;
  • i cui bilanci pubblici siano presenti per l’intero arco temporale 2019-2011;
  • il Campione dei Centri di Revisione Puri analizzati rappresenta il 60% del totale Piemonte.

Si assume come prezzo unitario della revisione per il periodo analizzato un importo di costante di 45,00 euro.

4 – Analisi Economico Finanziaria 2019-2011

L’Analisi Economico Finanziaria 2019-2011 si articola nelle seguenti fasi:

  1. riclassificazione dei dati dei bilanci d’esercizio 2019-2011 depositati;
  2.  calcolo degli indicatori chiave di performance;
  3. identificazione quantitativa delle aree di indebolimento/rafforzamento gestionale.

Riclassificazione Bilanci d’Esercizio: Conto Economico Normalizzato 2019-2011

Il Valore della Produzione si riduce in 8 anni del -6,8% ossia del -0,9% medio annuo

  • Il Valore Aggiunto migliora di +5.0 punti % (dal 38,3% al 43,3%) per la riduzione dei costi per servizi operata per attenuare gli effetti del blocco della tariffa e dell’incremento del costo del lavoro
  • Il Margine Operativo Lordo peggiora, causa incremento costo del lavoro non compensato dal prezzo della revisione, di -1,9 punti % dal 10,9% al 9,1% (ossia del -16,94%)
  • Il Risultato Netto peggiora di -0,56 p% dal 0,36% del 2011 al -0,20% del 2019.

Una remunerazione è congrua quando consente di acquisire a condizioni di mercato i fattori produttivi necessari alla realizzazione delle specifiche di qualità dell’output, incluso il rischio d’impresa, e residuare un equo profitto. Per il sistema economico Italia l’attività d’impresa si considera attualmente congrua una remunerazione compresa tra il 4,5% e il 5,5%.

“Ritenuto che l’espletamento delle revisioni da parte delle imprese di cui al citato articolo 80, comma 8, del decreto legislativo n. 285 del 1992 debba consentire alle stesse un equo utile, connesso con l’esercizio della loro attivita’« (Decreto 161, 2 agosto 2007).

Riclassificazione Bilanci d’Esercizio: Stato Patrimoniale Normalizzato 2019-2011

  • Il Capitale Investito Netto Operativo in 8 anni si riduce del -34,5%: i Centri Revisione Puri non hanno più investito.
  • Il Patrimonio aumenta costantemente e la Posizione Finanziaria Netta evidenzia liquidità sul c/c, segnale di progressiva rinuncia ad investire, come è normale che sia in un’attività economica a rendimento negativo

  • La Struttura Finanziaria migliora verso il Patrimonio Netto perché i Centri Puri di Revisione non hanno più investito e il modestissimo risultato economico, che nel 2019 è negativo, non viene distribuito, ma accreditato sul conto corrente.

Riclassificazione Bilanci d’Esercizio: Rendiconto Finanziario Normalizzato 2019-2011

  • Il Margine Operativo Lordo Operativo in 7 anni si riduce di -0,4 punti %
  • I Flussi di Cassa Operativi Netti oscillano tra modesti risultati positivi e risultati negativi
  • Le Imprese utilizzano i decrescenti flussi di cassa per ridurre/annullare i Debiti Finanziari

  • Il Risultato Operativo Lordo si riduce del -49,8% in 8 anni e a parità di altre condizioni:
  • la riduzione del Valore della Produzione ha peggiorato il Rol del -6,8%;
  • il Costo degli Acquisti ha contribuito ad un peggioramento del Rol pari al -21,9%;
  • l’appesantimento del Costo del Lavoro ha contribuito negativamente sul Rol per il -144,7% ed è stato parzialmente attenuato grazie alla forte riduzione dei minori Costi per Servizi;
  • gli Altri Costi hanno avuto un impatto positivo sul Rol del +49,4%;
  • gli Ammortamenti hanno impattato positivamente sul Rol per il +3,1%.

Su Che Cosa hanno Lavorato le Imprese?

  • 100 euro di Risultato Operativo Lordo del 2010 sono diventati 51,2 euro nel 2019 (-49,8%)

Il Conto di Economico di Equilibrio e il Conto Economico integrato del Recupero del Tasso Inflativo 2019-2011

  • Il 2019 è distante dall’Equilibrio Economico di -10,5 p% di Margine Operativo Lordo e di -7,6 p% di Risultato Netto
  • Se si recuperasse solo l’inflazione 2019-2011, ossia a parità di potere d’acquisto 2011 operando in condizioni di omogeneità del metro monetario, pari al 9,41% cumulato sulla tariffa (che si rammenta essere invariata dal 2008, e in tal caso il recupero inflativo cumulato sarebbe pari al +15,63%), il sistema Centri Revisione Puri sarebbe, grazie ai continui miglioramenti gestionali, in Equilibrio Economico

5 – Analisi Economico Finanziaria 2024-2020

  • Il Valore della Produzione si riduce nel 2020 per effetto minori volumi recuperati al 50% nel 2021 (in assenza di incrementi di prezzi della revisione, volumi costanti negli anni a seguire
  • Il Valore Aggiunto peggiora di -5,8 punti % (dal 43,3% al 37,5%)
  • Il Margine Operativo Lordo peggiora, causa costo del lavoro non compensato dal prezzo della revisione, di -9,4 punti % dal 9,1% al -0,3%
  • Il Risultato Netto è negativo e peggiora di -7,7 punti % dal -0,2% del 2019 al -7,9% del 2024
  • Tali perdite economiche richiederanno nuove risorse finanziarie a copertura, da parte degli azionisti o delle banche

  • Il Margine Operativo Lordo si erode progressivamente sino alla negatività rispetto ad un Valore della Produzione che non incrementa
  • Il Risultato Netto è, tranne il 2021 per recupero parziale dei volumi persi nel 2020, costantemente negativo

  • Il Risultato Operativo Lordo si riduce del -366,3% in 5 anni e a parità di altre condizioni:
  • il costo degli acquisti contribuisce ad un peggioramento del Rol pari al -38,2%;
  • l’appesantimento del costo del lavoro contribuisce negativamente sul Rol per il -147,6%;
  • i costi per servizi contribuiscono negativamente sul Rol per il -200,2%;
  • gli altri costi hanno un impatto positivo sul Risultato Operativo Lordo del +9,4%;
  • gli ammortamenti impattano positivamente sul Risultato Operativo Lordo per il +10,3%.

6 – Valutazione di Sintesi

In sintesi:

  • contrazione del Valore della Produzione dei Centri Revisione Puri, in presenza tariffa della revisione bloccata dal 2008 e di operatori con officina/carrozzeria;
  • struttura dei costi sempre più rigida per aumento costante dei costi fissi;
  • minor valore aggiunto creato dal lavoro per incremento del costo del lavoro a parità di prezzo della revisione;
  • rendimenti del Valore della Produzione e del Patrimonio Netto incongrui e in costante flessione;
  • autofinanziamento insufficiente rispetto agli investimenti necessari (che inoltre per essere effettuati devono far intravedere una prospettiva di rendimento congruo);
  • remunerazione degli azionisti non congrua rispetto al rischio imprenditoriale e al capitale investito;
  • in assenza di tempestivi interventi di congruità economica il sistema dei Centri Revisione Puri è destinato a non poter più svolgere la propria attività per anti-economicità;
  • a partire dal 2020 i Centri Revisione Puri sono nell’impossibilità di realizzare un risultato economico positivo e dal 2022 le perdite d’esercizio aumenteranno in misura tale da compromettere l’esistenza stessa dell’impresa.

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