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Ottobre 2021

Pillole di automotive

Da anni si parla sempre di più di sostenibilità ambientale, si cerca in ogni modo di rendere il più possibile giovane e verde il nostro pianeta. Gli esseri viventi sono i polmoni del mondo, quindi per vivere bene dobbiamo salvaguardare il più possibile il nostro pianeta Terra, nel migliore dei modi. Molti fattori incidono sull’inquinamento ambientale e, siccome in parte ognuno ha le sue colpe, dobbiamo concentrare tutti insieme gli sforzi per avere un mondo più pulito possibile. Nel settore automotive, si stanno cercando diverse strade per abbattere questo problema. Una su tutte quella dei veicoli elettrici, seguono poi importanti ricerche sull’idrogeno. I veicoli elettrici sono il futuro, ma i veicoli con un’unità motrice a combustione interna non scompariranno presto, motivo per cui i carburanti sintetici potrebbero fornire un’opzione più ecologica per la stragrande maggioranza delle auto in circolazione oggi, per potergli permettere di circolare con tutta tranquillità inquinando meno possibile. Obiettivo principale: abbattere le emissioni di anidride carbonica, quindi CO2.

Di fatto esistono attualmente due modi per ridurre o eliminare le emissioni di anidride carbonica:

1. Il motore elettrico, che non utilizza combustibili; di conseguenza non  genera nemmeno CO2. Questo ha senso solo se l’elettricità utilizzata per la propulsione proviene da fonti rinnovabili prive di CO2.

2. I carburanti sintetici o biogeni, i cosiddetti eFuel. Un’auto alimentata con eFuel emette sì CO2 localmente, ma solo nella stessa quantità immagazzinata nel carburante per la sua produzione. Anche in questo caso, però, l’energia deve provenire da fonti rinnovabili prive di CO2.

Tra le aziende che stanno investendo e sviluppando maggiormente questo prodotto, Porsche è senza dubbio una di quelle più attive ma è lungi dall’essere la prima a dedicarsi alla ricerca sui carburanti sintetici. Audi, Bosch e McLaren parlano e lavorano sulla tecnologia da anni.

Gli eFuel che Porsche sta testando utilizzano ingredienti CO2 e idrogeno e sono realizzati utilizzando energia rinnovabile, che riduce significativamente le emissioni di gas serra rispetto ai combustibili a base di petrolio. Infatti possono rendere più sostenibile la guida dei veicoli esistenti, affermando che possono rendere un motore a combustione interna pulito come un veicolo elettrico.

Il risultato finale è un liquido che un motore brucerà come se fosse benzina ricavata dal petrolio greggio, ma un eFuel può essere prodotto in maniera climaticamente neutrale, almeno in teoria. Parlando al recente lancio della nuova 911 GT3, il vicepresidente Porsche di Motorsport e GT, Frank Walliser, ha affermato che l’azienda avrà il suo primo piccolo lotto di prova, 130.000 litri di eFuel, pronto entro il 2022.

“Il carburante sintetico è più pulito e non c’è sottoprodotto, e quando inizieremo la piena produzione prevediamo una riduzione di CO2 dell’85%”, ha affermato Walliser. Se vediamo in una prospettiva “dal pozzo alla ruota” si deve considerare l’impatto dal pozzo alla ruota di tutti i veicoli, e noteremo che si avrà lo stesso livello di CO2 emesso nella produzione e nell’uso di un veicolo elettrico.

Uno dei grandi vantaggi di eFuel è che puoi pompare in un veicolo a benzina standard senza dover apportare modifiche al motore. L’eFuel di Porsche non è pensato solo per i veicoli stradali. La nuovissima Porsche 911 GT3 Cup da competizione può funzionare con carburanti sintetici, che secondo Porsche riducono significativamente le emissioni di CO2 in condizioni di gara.

“Questa tecnologia è particolarmente importante perché il motore a combustione continuerà a dominare il mondo automobilistico per molti anni a venire”, ha affermato in una dichiarazione a settembre Michael Steiner, membro del comitato esecutivo per la ricerca e sviluppo di Porsche. “Se si vuole far funzionare la flotta esistente in modo sostenibile, gli eFuel sono una componente fondamentale.”

Come detto, Porsche non è la prima casa automobilistica a indagare sui carburanti più puliti sostitutivi del petrolio. Audi, infatti, ha prodotto il suo primo lotto di e-diesel nel 2015, ad esempio, e Bentley, Mazda e McLaren hanno dato giudizi positivi sui carburanti sintetici. Nel frattempo Mercedes-Benz ha preso una posizione opposta, dal momento in cui il capo della ricerca e sviluppo Markus Schäfer nel 2020 ha dichiarato, alla rivista britannica Autocar, che l’e-fuel non è un’opzione praticabile e che la casa automobilistica si sta concentrando esclusivamente sull’elettrificazione.


Allo stesso modo, l’ E85, un sostituto della benzina senza emissioni di carbonio realizzato con l’85% di etanolo a base di mais, è stato promosso negli Stati Uniti dagli anni ’90, con oltre 100 modelli compatibili con E85 venduti da allora, dalla Mercedes- Benz CLA 250 alla Chrysler 300, dalla Chevrolet Impala alla Ram 1500.

La spinta di Porsche verso la sostenibilità ha fatto un altro grande passo avanti con l’annuncio che il suo impianto di produzione di eFuel nella Patagonia cilena ha ora aperto la strada a molti altri costruttori e aziende petrolchimiche. La sfida della decarbonizzazione per l’industria automobilistica è grande e complicata, ma Porsche crede fermamente che gli eFuel faranno parte della soluzione, oltre all’elettrificazione e alle tecnologie dell’idrogeno.

Il progetto dovrà essere effettuato in larga scala industriale, affinché i combustibili a emissioni zero diventino una parte praticabile dei suoi piani di decarbonizzazione. In breve, la casa di Zuffenhausen ritiene che i carburanti rispettosi dell’ambiente, ovvero quelli che catturano una parte delle emissioni legate alla loro combustione nel loro processo produttivo, possano prolungare la vita dei veicoli con motore a combustione.

Per fare ciò ha collaborato con il colosso tecnologico tedesco Siemens nello sviluppo del progetto e prevede una crescita esponenziale della capacità nei prossimi cinque anni, arrivando a produrre fino a 550 milioni di litri all’anno entro il 2026.


Il carburante stesso sarà inizialmente utilizzato per mezzi interni nella gestione delle auto da corsa e storiche a combustione di Porsche dal 2022, ma il marchio prevede di vendere i suoi carburanti ecologici ai consumatori a lungo termine. Ciò consentirà ai proprietari di Porsche di tutto il mondo di accedere ai carburanti per i loro modelli con motore a combustione, indipendentemente da come cambia la fornitura di benzina e diesel tradizionali, poiché il suo utilizzo nei veicoli privati verrà ridotto dopo il 2030.

Gli investimenti nella tecnologia dell’eFuel o dei combustibili sintetici sono stati presi in considerazione da molti produttori in una certa misura; questa soluzione ha lasciato un ulteriore campo aperto nella gamma di misure esplorate per affrontare la crisi climatica. Sebbene sia difficile da comunicare al grande pubblico, Porsche ritiene che la tecnologia giocherà un ruolo importante in futuro, spiegando il desiderio di investire così tanto in questo progetto. Se porta la casa tedesca a ottenere il controllo finale su una risorsa che le altre case automobilistiche non hanno mai avuto bisogno di considerare prima, potrebbe rivelarsi denaro ben speso.
Inoltre, come si sa, il maggior campo di sviluppo nel settore automotive è la Formula 1, il miglior laboratorio di esperienza del mondo. Le soluzioni studiate dalle squadre vengono poi con il passare del tempo trasmesse sulle strade di tutti i giorni, un transfer tecnologico invidiabile.
Alla fine dello scorso anno, la FIA, il massimo organismo della Federazione Automobilistica Sportiva a livello mondiale, ha annunciato l’uso dei biocarburanti E10 in Formula 1 a partire dal 2022, ma il prossimo passo verso la riduzione dell’impronta di carbonio della F1 avrà un approccio molto più ampio. La F1 ha annunciato di puntare all’uso all’ingrosso di carburanti sintetici entro il 2025, collaborando con produttori e società energetiche per sviluppare e produrre in serie biocarburanti che contribuiranno all’obiettivo di zero emissioni di carbonio della F1 entro il 2030.

Questi combustibili saranno fabbricati con tecniche che incorporano metodi di cattura del carbonio, rifiuti urbani o biomassa nella loro produzione, compensando parte del carbonio emesso quando viene bruciato all’interno di un’unità motrice di F1. Il carburante sarà “drop-in”, il che significa che i propulsori non richiedono modifiche specifiche per essere compatibili, abbinando anche la densità di energia dei carburanti da corsa ad alto numero di ottani di oggi.

Non ci resta che attendere…staremo a vedere.

Federispettori

In data 13-14 Ottobre si è tenuto presso l’autodromo Dino Ferrari di Imola un evento denominato “Mission Restart” per celebrare la ripartenza della filiera dell’aftermarket a seguito del biennio di pandemia. Nel secondo ed ultimo giorno, dalle ore 10 alle 12, un’interessante convegno co-organizzato da ALPI Consortile, l’ente che, insieme a Cartesio Team a sua volta presente nella persona del presidente Giuliano Mancini, gestisce l’attività di taratura annuale delle linee di revisione in regime di monopolio. “Revisioni oggi e domani”, un titolo accattivante che ha attirato numerosi operatori del settore considerando il blackout comunicativo che perdura dall’insediamento del nuovo direttore generale della Motorizzazione Pasquale D’Anzi. A fronte di questo silenzio si è tuttavia riscontrata una grande attività da parte della Pubblica Amministrazione impegnata, come dimostrano le numerose circolari operative emanate, nel recepimento della direttiva 2014/45ue e nell’attuazione dell’esternalizzazione delle revisioni dei veicoli pesanti. Visti i trascorsi, non ci si può certo lamentare per la non convocazione delle associazioni di categoria ai tavoli tecnici, ma va altresì detto che sono in gioco i destini di migliaia di ispettori ed altrettanti imprenditori: un minimo di considerazione, anche solo di facciata, sarebbe stata gradita. Due pesi, due misure però, e questo non è accettabile. Se in panchina – sì, il grande evento si è svolto proprio sugli spalti dell’autodromo – abbiamo notato fra i grandi esonerati Luca Donna, presidente di Asso.Car, e Franco Mingozzi, presidente CNA Autoriparazione, è trapelato il coinvolgimento nelle attività del Ministero degli organizzatori dell’evento che fino a prova contraria sono imprenditori privati appartenenti alla filiera dell’attrezzatura e che, guarda caso, vendono i propri servizi proprio alle categorie rappresentate dai soggetti esclusi. Una sinfonia che ricorda molto quella suonata in occasione dell’introduzione del protocollo MCTC Net 2. Una sinfonia che, a giudicare da numerose espressioni, non è piaciuta un granchè alla platea. A onor del vero però, e questo alimenta ulteriormente il disappunto generale, tralasciando i membri dell’Amministrazione Ing. Callegari, Ing. Fedele, Ing. Loreto ed Ing. Biagetti, un soggetto appartenente ad un’associazione di categoria era presente. Si tratta di Gianluca Massa, presidente di AICC, la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Avete deciso per l’ennesima volta sulle nostre (dei centri di revisione e degli ispettori) spalle in modo poco trasparente, e possiamo accettarlo. In fin dei conti gravita sempre tutto attorno alla vendita di attrezzatura e di corsi di formazione: questo è il vero business della revisione ministeriale in Italia, altro che sicurezza stradale e salvaguardia dell’ambiente. Vi chiediamo però una gentilezza, con il cuore in mano: non prendeteci per il c**o. La presenza di Gianluca Massa, rappresentante di sè stesso e pochi altri spacciato come il presidente dell’associazione degli ispettori fa veramente ridere, o forse piangere, in quanto dimostra in modo inequivocabile il requisito per l’ammissione a questo genere di eventi: l'”amicizia”, tra virgolette naturalmente, con gli organizzatori. Non esiste altra spiegazione. Un'”amicizia” che tuttavia dovrebbe far drizzare le antenne perchè nel business – tu non lo fai, ma loro sì – non esiste questo genere di legame. Per quale fine ti stanno usando? Forse per inscenare un finto coinvolgimento della categoria degli ispettori? No, su quel tavolo c’eri solo tu, non c’erano di certo gli ispettori, come hanno manifestato silenziosamente una ventina di tuoi colleghi dandoti le spalle, in segno di dissenso, durante quei 40 secondi di monologo insipido e poco chiaro, come di prassi (click sull’immagine per visualizzare il video).

 

Gruppo AICC Emilia Romagna. Guarda la foto: quanti sono ancora tuoi soci?

Gruppo AICC Lombardia. Guarda le foto: quanti sono ancora tuoi soci?

Ora sedetevi comodi, ed accendetevi una sigaretta. Ricordate l’articolo che scrissi il 30 Dicembre 2020 a seguito del mio addio ad AICC “Ecco perchè se sei un dipendente di centro revisioni dovresti abbandonare AICC. Se sei un titolare anche”? Per farla breve, a distanza di un anno, si può affermare che il consiglio è stato seguito da molti, anzi, dalla maggior parte degli ispettori dipendenti ex-soci di AICC, ora confluiti in FederIspettori. Non è mio interesse scatenare una guerra fra organizzazioni: parlo per mio conto – Diego Brambilla -, e nonostante l’innegabile e ben evidente conflitto d’interessi ritengo di conoscere abbastanza bene i dati e gli avvenimenti. In AICC sono stato vice presidente in carica fino al Settembre 2020 ed ho contribuito alla diffusione dell’associazione al di fuori della Sardegna, ove è nata nel 2015 con circa 40 soci che si sono via via dispersi negli anni. Il motivo? L’ambiguità dell’associazione, almeno dal mio punto di vista, e le continue comprensibili divergenze fra “vecchie leve e nuove leve”, i soci da me procacciati in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana e dagli altri ex-colleghi nelle restanti regioni d’Italia. Nel 2019 il gruppo del quale ero referente contava circa 60 membri e rappresentava approssimativamente i 2/3 degli attivi di AICC, i soci in regola con il versamento della quota. Già, degli attivi, è corretto precisare. L’articolo 5 dello statuto di AICC denominato “perdita della qualifica di socio” infatti non prevede la cancellazione dal registro soci a seguito dell’insolvenza della quota sociale, il gesto che più di ogni altro manifesta il desiderio di non supportare più l’associazione. – Abbiamo le casse piene – dichiara Massa per giustificare quello che sembrerebbe a tutti gli effetti un escamotage per conservare soci, ma sono solo supposizioni. Rimane il fatto che l’associazione, dopo il raggiungimento del primo tavolo tecnico 4 direzioni generali fa, non ha mai investito per la crescita mantenendo una preoccupante posizione di penombra sia nei confronti dei propri associati che verso l’esterno. La verità è che il buon Massa si è adagiato sopra ad un piedistallo che – mannaggiammè – gli ho costruito principalmente io, un supporto più o meno instabile a seconda dell’attenzione che gli si dedica. Questo piedistallo sono i soci, il tesoro di ogni associazione in quanto fonte di legittimazione: senza soci, non esiste sodalizio e tutto perde di valore e credibilità. Sono le persone che hanno concorso al raggiungimento di quelli che spacci come successi di AICC, ma non sono altro che i risultati ottenuti grazie alla cooperazione di tutti i membri (o ex-membri) dell’associazione, le stesse persone che oggi, in buona parte, hanno deciso di staccare la spina. Quanti soci sono rimasti ad AICC, ma soprattutto, a quale categoria appartengono? Sono dipendenti, quindi più vicini alle tematiche tecniche del lavoro, oppure titolari, influenzati quindi dalle logiche commerciali? Smorzo sul nascere la manfrina: nonostante si tratti pur sempre di ispettori, non è la stessa cosa.

Questa polemica, risolvibile in massima trasparenza pubblicando, anche con censura, un banalissimo elenco soci, viene continuamente sviata da AICC anche dopo la richiesta verbale avvenuta ad Imola. – Tu non ti preoccupare – ha risposto Massa, ma io in realtà lo sono molto, e lo dovrebbero essere ancor di più coloro che ti hanno invitato all’evento facendo una figura di cioccolato per le contestazioni fra il pubblico. In quella occasione è purtroppo venuto meno il principio della democrazia, quella “democrazia” della quale spesso ti riempi la bocca screditando indirettamente gli altri, i non-democratici, i cosiddetti – da te – “estremisti”. Democrazia non significa ascoltare e parlare con tutti – ma poi fare il c***o che ti pare – (vedesi la recente memoria per la Commissione Trasporti della quale nessuno fra i tuoi soci era informato) : la democrazia è basata sulla rappresentanza, quella che AICC ha perso negli anni, quella che AICC sta provando a ricomprare svendendo le quote sociali a 5€. 5 EURO!!! (Anzi, con massima sportività fornisco a tutti il link per l’iscrizione). Con 100 euro si possono acquistare 20 tessere, con 300 un malintenzionato potrebbe manovrare la maggioranza dell’assemblea: è la tanto acclamata democrazia a prevederlo. Chiude il quadro uno statuto vago e poliedrico, adattabile a qualsiasi evenienza: ecco il mostro AICC, quel fantasma che può cambiare forma, in base alla natura dei soci – almeno in teoria – ma non muore mai. Mi auguro siano un po’ più chiare ora, al di la dei personalismi, le ragioni di questa mia presa di posizione. In qualità di ispettore voglio vederci chiaro, vorrei capirci un po’ di più. Non mi bastano più – e non dovrebbero più bastare a nessuno fra gli operatori del settore – le frasi da copertina degne della storiche associazioni di categoria: devi dirci, in senso pratico, quali sono i vostri obbiettivi e quale parte rappresentate. Si chiama trasparenza, quella che a mio avviso non hai mai avuto nel modo più assoluto. Durante il post-meeting ad Imola hai manifestato solidarietà verso le magliette della Federispettori con la stampa “TERZIETà = INDIPENDENZA”, ma all’interno della TUA (aggettivo possessivo bene in evidenza) associazione parecchi membri – per ovvie e comprensibili ragioni – sono contrari a tale principio. Rispondi a questa domanda: come si pone AICC in relazione al tema della terzietà?

Provate a capire cosa intende AICC per terzietà: domandateglielo. Sarà premura dell’indiscusso campione mondale di cerchiobottismo confondervi ulteriormente le idee sparando una delle consuete supercazzole in diretta Facebook: ne uscirete senz’altro sorridenti, ma senza averci capito nulla. Che poi, magari, il limitato sono proprio io, ma mi devi credere Gianlù, anche da tuo ex-braccio destro non ho mai capito al 100% la tua posizione. Mi aiuti, anzi, ci aiuti? Te ne saremmo grati.

Per gli operatoriPer gli utenti

E’ quanto afferma il sindacato Federispettori tramite uno dei rappresentanti, Diego Brambilla. Sulla piattaforma Facebook il video ha superato le 100 condivisioni spontanee ed è stato inserito fra i commenti agli ultimi post della pagina ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, il principale destinatario della denuncia. L’obbiettivo del sindacato è la convocazione da parte dell’attuale direttore generale della Motorizzazione Civile, l’ing. Pasquale D’anzi, per un confronto urgente sulle modalità dell’esternalizzazione delle revisioni per i veicoli pesanti. La privatizzazione è ormai stabilita da una serie di passaggi legislativi introdotti da due anni a questa parte, ma mancano i decreti attuativi, la parte più delicata in quanto vengono definiti tutti i dettagli operativi. Trattandosi di un settore nuovo è inopportuno sbilanciarsi in previsioni affrettate, ma accorre imparare dalla storia ricordando gli errori commessi con l’esternalizzazione dei leggeri, avvenuta oltre 25 anni fa. La situazione oggi è infatti drammatica, una triste realtà riconosciuta all’unisono dalle associazioni di categoria che in svariate occasioni hanno denunciato pubblicamente. La revisione ministeriale è una buona opportunità di business con effetti positivi sull’occupazione, ma prima ancora è un servizio pubblico volto a garantire la sicurezza stradale e la tutela dell’ambiente. Le due funzioni sono assolutamente compatibili – secondo Federispettori – ma va prestata massima attenzione al conflitto d’interessi fra ispettore e cliente e fra ispettore e centro di controllo per garantire l’indipendenza di giudizio, sinonimo di qualità dei controlli. -“Vorremmo comunicare all’ing. D’anzi tutte le criticità che abbiamo riscontrato in 25 anni di revisioni dei veicoli leggeri mal-privatizzate, con il fine unico di rendere un buon servizio alla comunità, con particolar riferimento agli automobilisti ed agli autisti di veicoli pesanti”. –

Si raccomanda la massima divulgazione dell’articolo e condivisione del video.

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Confessioni di un RT

Buongiorno a tutti, non sono Carletto, sono Diego Brambilla, membro di Federispettori. No, non è la mia storia quella che sto per raccontarvi, ma riguarda un ispettore tecnico a me molto vicino. Un amico, un collega…una persona che però non ne parlerebbe mai in prima persona in quanto rappresenta l’impersonificazione del motto “vivi e lascia vivere”. E’ un bonaccione, non farebbe mai del male nemmeno ad una mosca e piuttosto che affrontare una qualsiasi situazione si defila, come ha fatto anche questa volta – per l’ennesima volta –. Ecco, questo non è proprio un complimento, ma Carlo è così: timido, riservato, timoroso e molto sensibile. Un carattere non proprio conforme ad un ruolo da pubblico ufficiale che tuttavia, devo riconoscere, svolgeva in modo molto professionale, anche troppo. Sì, perchè Carlo iniziò a fare il responsabile tecnico quasi per caso, spinto dal titolare dell’officina nella quale era assunto come aiuto-meccanico, ma non aveva mai capito a fondo in cosa consistesse il lavoro. Carlo non è stupido, ma si lascia trascinare: il capo impartiva gli ordini, lui li eseguiva, in buona fede. Anche perchè, va detto, fino al giorno in cui ci siamo conosciuti Carlo di auto e di revisioni non capiva una mazza. Niente, nisba, zero! Era la prova vivente del requisito in carne ed ossa: serviva al centro revisioni per poter operare, ma poi, nei fatti, era inutile. Inutile, ma indispensabile. Era in grado di valutare autonomamente le carenze di un veicolo? No. Chiedeva al meccanico o al titolare, e mi piace pensare che entrambi fossero sempre in buona fede, ma ne dubito. Ricordo ancora quando, durante il periodo di prova mi disse – Die’, io sta prova giochi non l’ho mai fatta, non saprei nemmeno cosa guardare – . Apro una piccola parentesi: era la quinta esperienza in un centro revisioni. Chiusa parentesi. Tuttavia aveva interesse, voglia di imparare ed io ero orfano di collega: decisi, di concerto con la direzione, di dargli una possibilità. Carlo è il primo ispettore che posso vantare di aver formato da zero – anche se sulla carta non era un apprendista -, ma , ahimè, temo di avergli fatto più male che bene. Decisamente.

All’alba dei trentacinque e rotti anni Carlo aveva aperto gli occhi per la prima volta, e naturalmente preferiva il mondo ovattato nel quale viveva. Non lamentava il fatto che il titolare decidesse per lui…non si poneva proprio il problema! Andava a lavorare, passava 8 ore in armonia e rientrava a casa; al primo del mese lo stipendio e via. L’indipendenza e la consapevolezza hanno distrutto Carlo. Questo perchè non solo gli ho insegnato a conoscere i veicoli e valutarne le carenze, ma ho dedicato molto tempo alla questione delle responsabilità civili e penali, quelle stupidaggini che ai corsi di formazione di 30 ore strutturati per plasmare marionette non menzionavano nemmeno. Fatto sta che così Carletto mi è andato in crisi. Dopo un esordio in cui gli unici rimproveri vertevano sull’eccesso di leggerezza (comprensibile, non aveva mai lavorato veramente), quasi di punto in bianco avviene la metamorfosi totale: da #schiacciatasti delle revisioni a mastro Prüfer Senior. Una medaglia, per me, ma una condanna per lui (e per l’azienda). Il problema tuttavia non era tanto la professionalità, ma il fatto che – va detto anche questo –, era troppo pignolo, veramente oltre misura. Ossessivo compulsivo: forse rende meglio l’idea. Non esisteva auto alla quale non contestava problemi all’avantreno: – Carlo, è normale che ci sia un po’ di gioco, altrimenti non si chiamerebbero silent-block -… Arrivava al mattino – e sono certo, non ci aveva dormito la notte –  esordendo con – ma la macchina di ieri faceva un tum-tum strano, ma non ho riscontrato nulla. Però secondo me…- Carlo, basta! Dopo un paio di anni i rapporti con l’azienda si sono incrinati definitivamente (50% di ragione per entrambi) e Carlo è passato ad altro impiego.

Bene, se Carlo non aveva – e non ha tutt’ora – il dono del buonsenso, io di certo non ho quello della sintesi. Le vicende narrate sino ad ora sono semplicemente l’introduzione, ma ci forniscono comunque alcune testimonianze su quello che è il settore revisioni oggi in Italia. 1) Sono abilitati ispettori che non hanno la minima idea di cosa sia la revisione di un veicolo, ma vivono serenamente (ecco perchè i sindacati del settore faticano a fare breccia) 2) In Italia l’eccesso di pignoleria è malvisto anche se in altri settori viene pagato profumatamente. Passiamo oltre. Nuovo centro revisioni, nuovi screzi: dopo sei mesi Carlo ri-abbandona. Fa notizia? Ormai non più, purtroppo. La storia che mi ha colpito, e che vorrei condividere con tutti voi, è un’altra, molto più grave ed al contempo più demotivante: è la conferma che il coltello dalla parte del manico, alla fine, ce l’ha sempre il capo. Settimo centro di revisioni per il buon Carletto e dopo sole due settimana di lavoro e qualche scaramuccia, come da copione, sull’eccessiva pignoleria il primo (ed ultimo) grave problema. Ricevo un messaggio alle 7 del mattino con il seguente testo: “Ciao Die, ma se sto a casa da lavoro un giorno il centro può fare le revisioni?”. Domande che non andrebbero nemmeno poste. Chiamo Carlo e mi faccio spiegare la situazione attendendo la conferma di ciò che sin da subito mi è parso evidente. Dopo averlo messo in guardia sui pericoli che lui stesso avrebbe corso sia firmando i referti delle pratiche effettuate da terzi che lasciandoli in bianco – era comunque lui l’ispettore in carica agli atti – l’ho convinto a segnalare la vicenda, quantomeno per tutelarsi in caso le revisioni fossero risultate fasulle. Dopo aver provveduto personalmente ad avviare la procedura con la Motorizzazione e la provincia, rimango in attesa del certificato di malattia che avrebbe attestato in modo inequivocabile la sua assenza al centro revisioni. Avete presente quando vi  ho raccontato delle paranoie con la prova-giochi? Ecco, trasferite il concetto sulla segnalazione.  – Ma se lo scopre? – – Se viene a cercarmi a casa? –  Sapevo che tanto per una scusa o per l’altra non sarebbe mai arrivato al dunque, ma udite udite fino a che punto possono essere infide le persone. Il titolare, a quanto pare presunto CTU per il tribunale, lo ha intimidito facendo leva su questa posizione dopo aver fiutato il rischio di querela. Il pomeriggio Carlo mi chiama esordendo con testuali parole: – Ferma tutto, ferma tutto! Ha i filmati del colloquio di lavoro nel quale affermavo che avrei chiuso un occhio in determinate situazioni -. Respiro profondamente e gli chiedo se avesse mai firmato una dichiarazione di consenso per essere registrato. – No no, cioè, non mi ricordo…non credo però… – Ed aggiungo – Ma cosa gli hai promesso di così compromettente??!! – (poi, conoscendolo…) – Ti giuro, non mi ricordo, ho un vuoto! – Comprendo lo stato confusionale frutto di una meschina operazione di plagio (non che ci volesse molto a raggirarlo eh) e gli lascio del tempo. Volete sapere come è finita la storia? Alla fine il problema del mutuo da pagare ha prevalso su qualsiasi altro buon proposito di cercare, nel proprio piccolo, di fare la cosa giusta. Carlo ha barattato il silenzio per un licenziamento che gli consentisse di accedere alla Naspi, considerando per giunta questo gesto come un atto di grande umanità da parte dell’ex-titolare. Caro Carlo, non mi sento di giudicare la tua scelta, ma credo di aver buttato via un sacco di tempo con te. Ricorda sempre che se vuoi cambiare la tua posizione devi agire in prima persona e fare scelte coraggiose, non abbandonarti alle decisioni altrui. Sii padrone della tua vita.

E con questo ti auguro un grande in bocca al lupo per tutto.