In data 13-14 Ottobre si è tenuto presso l’autodromo Dino Ferrari di Imola un evento denominato “Mission Restart” per celebrare la ripartenza della filiera dell’aftermarket a seguito del biennio di pandemia. Nel secondo ed ultimo giorno, dalle ore 10 alle 12, un’interessante convegno co-organizzato da ALPI Consortile, l’ente che, insieme a Cartesio Team a sua volta presente nella persona del presidente Giuliano Mancini, gestisce l’attività di taratura annuale delle linee di revisione in regime di monopolio. “Revisioni oggi e domani”, un titolo accattivante che ha attirato numerosi operatori del settore considerando il blackout comunicativo che perdura dall’insediamento del nuovo direttore generale della Motorizzazione Pasquale D’Anzi. A fronte di questo silenzio si è tuttavia riscontrata una grande attività da parte della Pubblica Amministrazione impegnata, come dimostrano le numerose circolari operative emanate, nel recepimento della direttiva 2014/45ue e nell’attuazione dell’esternalizzazione delle revisioni dei veicoli pesanti. Visti i trascorsi, non ci si può certo lamentare per la non convocazione delle associazioni di categoria ai tavoli tecnici, ma va altresì detto che sono in gioco i destini di migliaia di ispettori ed altrettanti imprenditori: un minimo di considerazione, anche solo di facciata, sarebbe stata gradita. Due pesi, due misure però, e questo non è accettabile. Se in panchina – sì, il grande evento si è svolto proprio sugli spalti dell’autodromo – abbiamo notato fra i grandi esonerati Luca Donna, presidente di Asso.Car, e Franco Mingozzi, presidente CNA Autoriparazione, è trapelato il coinvolgimento nelle attività del Ministero degli organizzatori dell’evento che fino a prova contraria sono imprenditori privati appartenenti alla filiera dell’attrezzatura e che, guarda caso, vendono i propri servizi proprio alle categorie rappresentate dai soggetti esclusi. Una sinfonia che ricorda molto quella suonata in occasione dell’introduzione del protocollo MCTC Net 2. Una sinfonia che, a giudicare da numerose espressioni, non è piaciuta un granchè alla platea. A onor del vero però, e questo alimenta ulteriormente il disappunto generale, tralasciando i membri dell’Amministrazione Ing. Callegari, Ing. Fedele, Ing. Loreto ed Ing. Biagetti, un soggetto appartenente ad un’associazione di categoria era presente. Si tratta di Gianluca Massa, presidente di AICC, la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Avete deciso per l’ennesima volta sulle nostre (dei centri di revisione e degli ispettori) spalle in modo poco trasparente, e possiamo accettarlo. In fin dei conti gravita sempre tutto attorno alla vendita di attrezzatura e di corsi di formazione: questo è il vero business della revisione ministeriale in Italia, altro che sicurezza stradale e salvaguardia dell’ambiente. Vi chiediamo però una gentilezza, con il cuore in mano: non prendeteci per il c**o. La presenza di Gianluca Massa, rappresentante di sè stesso e pochi altri spacciato come il presidente dell’associazione degli ispettori fa veramente ridere, o forse piangere, in quanto dimostra in modo inequivocabile il requisito per l’ammissione a questo genere di eventi: l'”amicizia”, tra virgolette naturalmente, con gli organizzatori. Non esiste altra spiegazione. Un'”amicizia” che tuttavia dovrebbe far drizzare le antenne perchè nel business – tu non lo fai, ma loro sì – non esiste questo genere di legame. Per quale fine ti stanno usando? Forse per inscenare un finto coinvolgimento della categoria degli ispettori? No, su quel tavolo c’eri solo tu, non c’erano di certo gli ispettori, come hanno manifestato silenziosamente una ventina di tuoi colleghi dandoti le spalle, in segno di dissenso, durante quei 40 secondi di monologo insipido e poco chiaro, come di prassi (click sull’immagine per visualizzare il video).

Gruppo AICC Emilia Romagna. Guarda la foto: quanti sono ancora tuoi soci?

Gruppo AICC Lombardia. Guarda le foto: quanti sono ancora tuoi soci?
Ora sedetevi comodi, ed accendetevi una sigaretta. Ricordate l’articolo che scrissi il 30 Dicembre 2020 a seguito del mio addio ad AICC “Ecco perchè se sei un dipendente di centro revisioni dovresti abbandonare AICC. Se sei un titolare anche”? Per farla breve, a distanza di un anno, si può affermare che il consiglio è stato seguito da molti, anzi, dalla maggior parte degli ispettori dipendenti ex-soci di AICC, ora confluiti in FederIspettori. Non è mio interesse scatenare una guerra fra organizzazioni: parlo per mio conto – Diego Brambilla -, e nonostante l’innegabile e ben evidente conflitto d’interessi ritengo di conoscere abbastanza bene i dati e gli avvenimenti. In AICC sono stato vice presidente in carica fino al Settembre 2020 ed ho contribuito alla diffusione dell’associazione al di fuori della Sardegna, ove è nata nel 2015 con circa 40 soci che si sono via via dispersi negli anni. Il motivo? L’ambiguità dell’associazione, almeno dal mio punto di vista, e le continue comprensibili divergenze fra “vecchie leve e nuove leve”, i soci da me procacciati in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana e dagli altri ex-colleghi nelle restanti regioni d’Italia. Nel 2019 il gruppo del quale ero referente contava circa 60 membri e rappresentava approssimativamente i 2/3 degli attivi di AICC, i soci in regola con il versamento della quota. Già, degli attivi, è corretto precisare. L’articolo 5 dello statuto di AICC denominato “perdita della qualifica di socio” infatti non prevede la cancellazione dal registro soci a seguito dell’insolvenza della quota sociale, il gesto che più di ogni altro manifesta il desiderio di non supportare più l’associazione. – Abbiamo le casse piene – dichiara Massa per giustificare quello che sembrerebbe a tutti gli effetti un escamotage per conservare soci, ma sono solo supposizioni. Rimane il fatto che l’associazione, dopo il raggiungimento del primo tavolo tecnico 4 direzioni generali fa, non ha mai investito per la crescita mantenendo una preoccupante posizione di penombra sia nei confronti dei propri associati che verso l’esterno. La verità è che il buon Massa si è adagiato sopra ad un piedistallo che – mannaggiammè – gli ho costruito principalmente io, un supporto più o meno instabile a seconda dell’attenzione che gli si dedica. Questo piedistallo sono i soci, il tesoro di ogni associazione in quanto fonte di legittimazione: senza soci, non esiste sodalizio e tutto perde di valore e credibilità. Sono le persone che hanno concorso al raggiungimento di quelli che spacci come successi di AICC, ma non sono altro che i risultati ottenuti grazie alla cooperazione di tutti i membri (o ex-membri) dell’associazione, le stesse persone che oggi, in buona parte, hanno deciso di staccare la spina. Quanti soci sono rimasti ad AICC, ma soprattutto, a quale categoria appartengono? Sono dipendenti, quindi più vicini alle tematiche tecniche del lavoro, oppure titolari, influenzati quindi dalle logiche commerciali? Smorzo sul nascere la manfrina: nonostante si tratti pur sempre di ispettori, non è la stessa cosa.
Questa polemica, risolvibile in massima trasparenza pubblicando, anche con censura, un banalissimo elenco soci, viene continuamente sviata da AICC anche dopo la richiesta verbale avvenuta ad Imola. – Tu non ti preoccupare – ha risposto Massa, ma io in realtà lo sono molto, e lo dovrebbero essere ancor di più coloro che ti hanno invitato all’evento facendo una figura di cioccolato per le contestazioni fra il pubblico. In quella occasione è purtroppo venuto meno il principio della democrazia, quella “democrazia” della quale spesso ti riempi la bocca screditando indirettamente gli altri, i non-democratici, i cosiddetti – da te – “estremisti”. Democrazia non significa ascoltare e parlare con tutti – ma poi fare il c***o che ti pare – (vedesi la recente memoria per la Commissione Trasporti della quale nessuno fra i tuoi soci era informato) : la democrazia è basata sulla rappresentanza, quella che AICC ha perso negli anni, quella che AICC sta provando a ricomprare svendendo le quote sociali a 5€. 5 EURO!!! (Anzi, con massima sportività fornisco a tutti il link per l’iscrizione). Con 100 euro si possono acquistare 20 tessere, con 300 un malintenzionato potrebbe manovrare la maggioranza dell’assemblea: è la tanto acclamata democrazia a prevederlo. Chiude il quadro uno statuto vago e poliedrico, adattabile a qualsiasi evenienza: ecco il mostro AICC, quel fantasma che può cambiare forma, in base alla natura dei soci – almeno in teoria – ma non muore mai. Mi auguro siano un po’ più chiare ora, al di la dei personalismi, le ragioni di questa mia presa di posizione. In qualità di ispettore voglio vederci chiaro, vorrei capirci un po’ di più. Non mi bastano più – e non dovrebbero più bastare a nessuno fra gli operatori del settore – le frasi da copertina degne della storiche associazioni di categoria: devi dirci, in senso pratico, quali sono i vostri obbiettivi e quale parte rappresentate. Si chiama trasparenza, quella che a mio avviso non hai mai avuto nel modo più assoluto. Durante il post-meeting ad Imola hai manifestato solidarietà verso le magliette della Federispettori con la stampa “TERZIETà = INDIPENDENZA”, ma all’interno della TUA (aggettivo possessivo bene in evidenza) associazione parecchi membri – per ovvie e comprensibili ragioni – sono contrari a tale principio. Rispondi a questa domanda: come si pone AICC in relazione al tema della terzietà?
Provate a capire cosa intende AICC per terzietà: domandateglielo. Sarà premura dell’indiscusso campione mondale di cerchiobottismo confondervi ulteriormente le idee sparando una delle consuete supercazzole in diretta Facebook: ne uscirete senz’altro sorridenti, ma senza averci capito nulla. Che poi, magari, il limitato sono proprio io, ma mi devi credere Gianlù, anche da tuo ex-braccio destro non ho mai capito al 100% la tua posizione. Mi aiuti, anzi, ci aiuti? Te ne saremmo grati.



Gruppo AICC Emilia Romagna. Guarda la foto: quanti sono ancora tuoi soci?

Gruppo AICC Lombardia. Guarda le foto: quanti sono ancora tuoi soci?


E’ quanto afferma il sindacato Federispettori tramite uno dei rappresentanti, Diego Brambilla. Sulla piattaforma Facebook il video ha superato le 100 condivisioni spontanee ed è stato inserito fra i commenti agli ultimi post della pagina ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, il principale destinatario della denuncia. L’obbiettivo del sindacato è la convocazione da parte dell’attuale direttore generale della Motorizzazione Civile, l’ing. Pasquale D’anzi, per un confronto urgente sulle modalità dell’esternalizzazione delle revisioni per i veicoli pesanti. La privatizzazione è ormai stabilita da una serie di passaggi legislativi introdotti da due anni a questa parte, ma mancano i decreti attuativi, la parte più delicata in quanto vengono definiti tutti i dettagli operativi. Trattandosi di un settore nuovo è inopportuno sbilanciarsi in previsioni affrettate, ma accorre imparare dalla storia ricordando gli errori commessi con l’esternalizzazione dei leggeri, avvenuta oltre 25 anni fa. La situazione oggi è infatti drammatica, una triste realtà riconosciuta all’unisono dalle associazioni di categoria che in svariate occasioni hanno denunciato pubblicamente. La revisione ministeriale è una buona opportunità di business con effetti positivi sull’occupazione, ma prima ancora è un servizio pubblico volto a garantire la sicurezza stradale e la tutela dell’ambiente. Le due funzioni sono assolutamente compatibili – secondo Federispettori – ma va prestata massima attenzione al conflitto d’interessi fra ispettore e cliente e fra ispettore e centro di controllo per garantire l’indipendenza di giudizio, sinonimo di qualità dei controlli. -“Vorremmo comunicare all’ing. D’anzi tutte le criticità che abbiamo riscontrato in 25 anni di revisioni dei veicoli leggeri mal-privatizzate, con il fine unico di rendere un buon servizio alla comunità, con particolar riferimento agli automobilisti ed agli autisti di veicoli pesanti”. –
Si raccomanda la massima divulgazione dell’articolo e condivisione del video.
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