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Novembre 2019

Per gli operatoriPer gli utenti

I veicoli alimentati a GPL devono essere sottoposti a manutenzione straordinaria per ragioni di sicurezza al decimo anno di vita, un obbligo da espletare in due fasi secondo il Codice della Strada. Per prima cosa, l’automobilista deve recarsi presso un’autofficina autorizzata per la sostituzione del serbatoio GPL, una modifica alle caratteristiche costruttive del veicolo che comporta l’aggiornamento della carta di circolazione  dopo visita e prova da parte dei funzionari della Motorizzazione Civile, ovvero la seconda fase. Se la prima operazione con una spesa a partire da 350€ si porta a termine agilmente, la seconda è una spina nel fianco non tanto per i costi, bensì per i tempi di attesa. Gli uffici territoriali, come dichiara l’On. Sara Moretto di Italia Viva (immagine sotto)  nel corso del question time presso il Ministero dei Trasporti, sono in carenza di organico e tale criticità sarà acuita dal carico ingente di operazioni previste, frutto degli incentivi ai veicoli alimentati a GPL e gas naturale erogati degli anni 2009,2010 e 2011. Non fa una piega: il problema sussiste da anni ormai e nonostante sia stata emessa una circolare ministeriale per consentire ai veicoli bifuel in attesa di collaudo di circolare liberamente, ma solo a benzina, e di superare regolarmente la revisione, i disagi restano. Per quale motivo un cittadino che ha acquistato un’auto con alimentazione alternativa per risparmiare sul carburante o per essere più ecologico dovrebbe rinunciarvi per mesi (oltre un anno in alcune provincie) a causa di una grave mancanza da parte di un organo dello Stato? Assurdo, in un paese civile, ma ancora più assurde la parole che arrivano dalla politica. La deputata, per superare l’attuale sistema di collaudo gestito dalla Pubblica Amministrazione, propone di annotare la regolare sostituzione del serbatoio del GPL sulla carta di circolazione con autocertificazione effettuata da officine riconosciute. In parole povere: Il problema sono i collaudi? Benissimo, eliminiamoli. Semplice no?

Chi verificherà che il montaggio del serbatoio sia stato eseguito a regola d’arte? Nessuno, ma sarà previsto un “pezzo di carta”, la cosiddetta autocertificazione dell’installatore per determinare eventuali responsabilità in caso di incidente, peccato che ormai sarà troppo tardi per il malcapitato automobilista e per tutti coloro che saranno sfortunatamente coinvolti.  Con la sicurezza stradale non si scherza, soprattutto se si tratta di GPL.  L’On. Moretto definisce i collaudi come una mera operazione formale da parte della Motorizzazione civile per l’aggiornamento della carta di circolazione”, una dichiarazione distante anni luce dal contenuto dell’art. 78 del Codice della Strada che disciplina queste pratiche “burocratiche”, che poi tanto burocratiche non sono. Quattro occhi sono meglio di due, sempre, ma soprattutto se il controllo finale viene eseguito da un tecnico esterno che non ha alcun interesse nel certificare a tutti i costi come regolare il lavoro dell’installatore. È il cosiddetto principio di terzietà, ciò che l’Unione Europea vuole introdurre da anni in materia “controllo tecnico dei veicoli”, ma in Italia sembra non attecchire. Forse non tutti sanno  che la sostituzione dei serbatoi per i veicoli alimentati a CNG (metano) avviene secondo un iter molto simile alla proposta riguardante il GPL, ma a cadenza quadriennale o quinquennale a seconda del tipo di bombola. Numerosi i casi di bombole dichiarate sostituite sul certificato dell’installatore (targhetta GFBM – immagine di destra), ma in realtà mai riqualificate: ecco cosa succede ad affidarsi ciecamente ai “pezzi di carta” prodotti dagli installatori (autofficine autorizzate) in un paese dove i controlli verso le imprese sono un evento più unico che raro.

Per concludere, ciò che lascia maggiormente di stucco sono i mandanti di questa folle proposta, ovvero le associazioni di categoria che, in linea teorica, dovrebbero adoperarsi per un incremento di lavoro nel settore. Da anni lamentano un calo significativo delle produttività rivendicando aumenti di tariffa e maggior assistenza da parte dello Stato, ma sprecano questa grande occasione di introdurre una nuova competenza per i centri di controllo privati, imprese in grado di espletare in maniera efficiente questo tipo di operazioni. Con l’introduzione dell’ultima normativa comunitaria – 2014/45ue -, l’addetto alla revisione ministeriale – ora ispettore – diviene una figura altamente qualificata grazie ad una nuova formazione, ma le stessa associazioni ritengono sia impossibile collocarlo nelle imprese italiane limitate, per legge, alle revisioni ministeriali art.80 del Codice della Strada. Oltre vent’anni fa tali operazioni venivano privatizzate per un situazione analoga a quella odierna: cosa stiamo aspettando? Nel frattempo, la Francia prevede corsi di formazione integrativi per gli ispettori privati che intendono conseguire l’abilitazione al controllo dei veicoli con seconda alimentazione (link): è così difficile prendere esempio?

On. Moretto, non si mette in dubbio la Sua buona fede ma, rifacendoci al Suo slogan, non sarebbe meglio affrontare il problema prima di proporre soluzioni affrettate?

 

 

Per gli utentiChilometri revisione

Cari amici di Striscia,

questa volta avete toppato alla grande. Se il vostro intento era quello di insabbiare la realtà dando in pasto al pubblico un capro espiatorio avete raggiunto egregiamente l’obbiettivo, ma fare informazione è tutt’altra cosa. In data 30 Ottobre 2019 è andato in onda il servizio di Riccardo Trombetta “Basta auto schilometrate” (clicca qui per vederlo integralmente), una breve inchiesta con tutte le carte in regola per scatenare l’indignazione generale. Neanche a farlo apposta il rivenditore di auto nel mirino di Striscia è il classico cattivone dall’aspetto coatto: prevedibile una reazione violenta dopo le incalzanti provocazioni da parte dell’inviato, ma in fin dei conti è proprio questo che la gente vuole vedere. Scontato il verdetto della giuria popolare:  – Delinquente! – In galera! – Andresti preso a badilate in testa! – sono solo alcune delle offese comparse tra i commenti al video su Facebook, ma questo odio gratuito allontana l’automobilista dall’unica soluzione concreta al problema della rivendita di veicoli usati schilometrati, ovvero imparare a riconoscere le truffe ed evitarle. Cosa ci insegna questo servizio, qual è il messaggio fra le righe? Evitare gli annunci online ed utilizzare il Portale dell’Automobilista come unico strumento per verificare il chilometraggio di un veicolo? Siamo fuori strada. Di seguito i tre principali errori commessi dagli autori di questa inchiesta, dettagli fuorvianti per un pubblico inesperto e pericolosamente influenzabile dai media:

Veicoli a rischio – Il servizio lascia immaginare che le truffe siano circoscritte a veicoli datati rivenduti da piccoli commercianti all’apparenza poco professionali, ma questi casi rappresentano solo la punta dell’iceberg, un elemento trascurabile. I veicoli si svalutano principalmente in base all’età e alla percorrenza, ma il primo dato è certo mentre il secondo, con una modifica illegale all’odometro, si può alterare. Le automobili “ritoccate” acquisiscono un plusvalore che viene in parte reinvestito per mascherare il magheggio (sedili, volante, pedali nuovi, carrozzeria, manutenzioni straordinarie ecc..) garantendo al truffatore ampi margini di guadagno e la quasi sicurezza di farla franca. Per un’automobile di fascia premium schilometrata nei primi quattro anni di vita il valore di vendita può incrementare di diverse migliaia di euro alimentando un business che indirettamente fa guadagnare un po’ tutti. Il cliente in procinto di acquistare un nuovo veicolo riuscirà a farsi valutare maggiormente l’auto ceduta in permuta al concessionario che strapperà un contratto in più, meccanico e carrozziere lavoreranno per le operazioni di ripristino mentre l’ignaro truffato probabilmente sarà entusiasta dell’affare appena concluso. Che attinenza ha la compravendita di un’auto ventennale per 500€ riportata del servizio con queste dinamiche? Nessuna. Mai dimenticare in quali contesti vengono rivenduti i veicoli semi nuovi maggiormente ricercati dall’automobilista medio: i truffatori seriali, solitamente, indossano la camicia*.

(*)Si fa riferimento alle truffe insospettabili messe in atto da rinomati autosaloni sul mercato da decenni. I casi meno eclatanti, anch’essi numerosissimi, sarebbero facilmente evitabili con un minimo di buonsenso.

Veicolo in questioneVolevate a tutti i costi lo scoop? Effettivamente l’illecito c’è, ma nel mirino è finita la persona sbagliata. L’unico reato evidente in questo servizio è il “falso ideologico in atto pubblico” commesso dall’ispettore che ha eseguito la revisione ministeriale registrando il chilometraggio di 131394Km (immagine di destra). Nulla di anomalo, se il veicolo in questione non fosse una Ford Fiesta MK4 munita di odometro analogico a cinque cifre (immagine sotto), un bug non ancora gestito dal Ministero dei Trasporti. I contachilometri di questo tipo molto comuni prima degli anni 90′ si azzerano con il raggiungimento di 100.000Km e multipli (approfondimento), quindi è impossibile conoscere con certezza la presunta reale percorrenza del veicolo. Su quale base l’ispettore ha registrato 131394 e non 31394, oppure 231394, 331394 e così via? Dichiarazione dell’automobilista? Cronologia delle manutenzioni? Tutti documenti privi di valore legale che non possono in alcun modo influenzare una registrazione ufficiale. La regola è chiara: l’ispettore addetto alla revisione ministeriale deve trascrivere il chilometraggio che legge, ma in questo caso, come è evidente, ha mancato al proprio dovere infangando il lavoro di un commerciante innocente fino a prova contraria.

Portale dell’Automobilista – Come ogni servizio che si rispetti, non possono mancare i consigli per il cittadino, ma in questo caso le indicazioni sono imprecise e potrebbero dare luogo a spiacevoli equivoci. Durante la revisione ministeriale, l’ispettore rileva il chilometraggio del veicolo, un dato che viene pubblicato in tempo reale sul Portale dell’Automobilista, la pagina web gestita dal Ministero dei Trasporti. L’inviato di Striscia Riccardo Trombetta raccomanda l’utilizzo del servizio “Verifica ultima revisione” accessibile dalla homepage del sito selezionando dal menù la voce “Servizi Online”, ma questa procedura è già stata oggetto di discussione in quanto i truffatori da tempo riescono ad eludere il sistema. Come si evince dal nome del servizio, l’unica revisione pubblica è l’ultima in ordine cronologico, quindi ripetendo il controllo ministeriale anche al di fuori della regolare scadenza – doppia revisione / revisione anticipata- viene sovrascritto il chilometraggio con il nuovo debitamente “alleggerito”. Sul libretto di circolazione è sufficiente rimuovere il talloncino attestante la revisione fantasma ed il gioco è fatto, truffa servita sul piatto d’argento con tanto di supporto da parte del Ministero dei Trasporti (immagine sotto) (approfondimento).

  1. Odometro di un veicolo che si presenta alla revisione ministeriale dopo l’alterazione dello stesso con l’intento di sovrascrivere il dato pubblicato sul Portale dell’Automobilista;
  2. Carta di circolazione del veicolo con l’etichetta attestante la revisione fantasma rimossa – evidenti le tracce di colla -;
  3. Schermata del servizio “Verifica Ultima Revisione” prima della sovrascrittura del dato con la revisione ministeriale in corso.

Dopo il magheggio, nell’immagine sottostante il chilometraggio riportato sul Portale dell’Automobilista – Verifica ultima revisione:

Che fine ha fatto la revisione ministeriale del 28/12/2017 che riportava il chilometraggio presumibilmente reale? In questo caso è andata persa, ma dal 1°Giugno 2018 tutte le revisioni sono memorizzate indelebilmente nella cronologia disponibile nell’area riservata del Portale dell’Automobilista tramite il servizio “Verifica revisioni effettuate” (approfondimento).  Con questo nuovo servizio, si possono rintracciare le cosiddette “doppie revisioni” (o revisioni anticipate come dir si voglia) mascherate dallo strumento obsoleto pubblicizzato da Striscia. Di seguito un esempio pratico: lo stesso annuncio di vendita verificato con entrambi i servizi appena citati. A voi le conclusioni.