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Agosto 2018

Chilometri revisionePer gli operatoriPer gli utenti

In data 22 Giugno 2018 il servizio di verifica dello storico dei chilometraggi rilevati durante la revisione ministeriale è stato limitato alla sola consultazione dell’ultimo dato (leggi Portale dell’Automobilista: sparisce nuovamente lo storico dei chilometri). Immediate le reazioni di cittadini e operatori che credevano in questo strumento fornito dal Portale dell’Automobilista, tanto che il 21 Luglio è stata lanciata una petizione pubblica per manifestare il disappunto collettivo (link) (immagine di destra). Il promotore dell’iniziativa è l’ormai noto Alfredo Bellucci (Non prendermi per il chilometro), rivenditore di auto da anni in prima linea nella lotta alle truffe che macchiano il settore.

Per quale motivo lo Stato che dovrebbe tutelarci ci ha letteralmente abbandonato in balia dei commercianti disonesti? Dal punto 3° dell’istanza si possono trarre le prime conclusioni: “Sono consapevole che i chilometri, letti e registrati, sono da ritenersi sempre indicativi e non assolutamente certi, poichè le letture e le registrazioni degli stessi erano, sono e saranno sempre soggette ad errore umano. Quanti utenti hanno consultato i dati con questa consapevolezza? Quasi nessuno. Farebbe comodo puntare il dito contro la lobby dei rivenditori di auto, contro i poteri forti e chi più ne ha più ne metta, ma la verità è che tra i chilometraggi inseriti a spanne dagli operatori della revisione ministeriale e le sentenze dei giustizieri improvvisati che trascorrevano le giornate alla ricerca di annunci online sospetti, la situazione era diventata insostenibile. È vero, molti delinquenti sono stati scovati, ma altrettanti titolari di autosaloni sono stati danneggiati da accuse infondate o da errori di terzi. Buona parte delle responsabilità sono da attribuire al Ministero dei Trasporti che, come di consueto, non ha comunicato per tempo le finalità della raccolta dati lasciando agli operatori troppa libertà di interpretazione. Come se non bastasse, al terzo anno di registrazioni non era prevista la rettifica, un’assurdità considerando che il dato era notoriamente “privo di valore legale perchè soggetto a errore umano”. Nei primi di Luglio 2018 il paradosso è stato risolto, o meglio rattoppato all’italiana: senza alcuna comunicazione ufficiale, i tecnici del CED (centro elaborazione dati del Ministero dei Trasporti) hanno fornito agli operatori che ne facevano specifica richiesta un modulo da restituire via mail (immagine di sinistra) per avviare la procedura di correzione del valori di percorrenza. Tralasciandone l’eccessiva semplicità, com’è possibile nel 2018 affidare una comunicazione così delicata a un canale obsoleto come la posta elettronica comune? Chi è il soggetto responsabile dell’invio della mail? Esiste una lista di indirizzi autorizzati a inoltrare la comunicazione o chiunque può farlo?

Nonostante questo accorgimento, il nocciolo della questione rimaneva insoluto: come gestire le presunte vittime di errori di inserimento, magari rivendicati a distanza di mesi? La certezza sulla percorrenza non esiste in nessun caso, ma il caos di questo periodo ha favorito correzioni su veicoli manomessi e danni d’immagine per quelli regolari facendo tramontare definitivamente il servizio. Finalmente arriva la svolta: per effetto del Decreto Dirigenziale 211 (link) viene introdotta la nuova etichetta che attesta la revisione ministeriale riportante il chilometraggio trascritto dall’operatore. D’ora in poi, come specificato nella pagina web del servizio comparsa a metà Luglio (immagine in basso), è esclusiva responsabilità dell’utente verificare il dato inserito e, in caso di errore, chiederne immediata rettifica. Tutti i chilometraggi registrati dal 1° Giugno 2018 saranno messi a disposizione nel “nuovo storico” che, si spera, avrà maggior credibilità del precedente.