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Settembre 2017

Per gli utenti

Nel lontano 1997 la Motorizzazione Civile ha autorizzato i primi centri di revisione privati a compiere le operazione di revisione ministeriale ponendo fine al monopolio statale dell’attività. Le motivazioni di tale scelta si riconducono all’impossibilità da parte dello stato di gestire tutto il parco circolante in continuo aumento e alla nuova periodicità del controllo (4+2+2). Chi ha qualche capello bianco sicuramente ricorderà le file chilometriche in Motorizzazione quando l’operazione era a cadenza decennale e probabilmente avrà benedetto il provvedimento che gli ha permesso di risparmiare parecchio tempo. Arriviamo al dunque. Le autofficine che avevano deciso di cimentarsi in questa nuova attività si sono trovate immediatamente a dover incrementare l’organico. –Chi le fa queste revisioni?– “Quello delle revisioni!“- I primi “quello delle revisioni“, operatori di linea revisioni per l’esattezza, erano ragazzi alle prime armi in officina che venivano preferiti al meccanico “finito” per un discorso di costi vista l’apparente semplicità del processo: –Controlla le luci, frecce, stop, metti l’auto sui rulli per vedere se frena e via, mandalo in cassa e avanti un altro!– Ho volutamente banalizzato il contesto per condannare il comportamento di parecchi centri di revisione dell’epoca (molti attualmente sospesi dall’attività), i cosiddetti timbrifici, che nel corso di una giornata lavorativa riuscivano a revisionare, o meglio a timbrare, centinaia di veicoli. Ci tengo a precisare che i controlli previsti durante la revisione ministeriale vent’anni fa ed oggi sono simili, ma la mancanza di digitalizzazione e strumentazioni sofisticate rendeva molto più semplice l’escamotage e difficile il controllo da parte degli enti preposti. Non escludo che come oggi, anche ieri esistevano operatori professionali che svolgevano minuziosamente quanto previsto dal Ministero dei Trasporti. 

Torniamo agli ex “ragazzi alle prime armi”, oggi responsabili tecnici, che in questi vent’anni di attività hanno visto susseguirsi svariati aggiornamenti e miglioramenti del sistema revisioni. Quanti responsabili tecnici conoscete che hanno 40/50 anni? Rispondo io: pochi. “Quello delle revisioni” ancora oggi è spesso un ragazzo che probabilmente dopo qualche anno di servizio cercherà migliori opportunità lavorative non tanto per la retribuzione, bensì per l’elevata responsabilità legata alla firma dei referti della revisione ministeriale. Forse non tutti sanno che colui che firma e detiene le responsabilità penali il più delle volte è un dipendente che spesso non è libero di scegliere autonomamente quali veicoli sospendere: – “Dai, fagliela passare, è un buon cliente, non voglio avere storie!Quali sono le figure più manipolabili? I ragazzi con poca esperienza. Tralasciando il carattere che è una variabile soggettiva, è molto più semplice plagiare le new entry rispetto alle vecchie leve che negli anni di lavoro sicuramente hanno maturato un certo livello di responsabilità e competenza. In questo settore competenza e severità vanno di pari passo: un responsabile tecnico con poca esperienza non è in grado di identificare anomalie che probabilmente il collega senior vedrebbe ad occhi chiusi.

Dopo circa un anno dalla mia abilitazione a responsabile tecnico ho contattato i compagni di corso per organizzare una rimpatriata e sono rimasto scioccato: 14 su 20 avevano abbandonato il settore. Vi sembra normale che  poco meno del 75% degli operatori dopo aver speso quasi 1000€ di corso lasciano un lavoro sicuro? Evidentemente il sistema revisioni in Italia ha qualche bug e l’ennesima conferma è quanto scritto da un ex collega del Piemonte qualche giorno fa: “non ce la faccio più, troppe pressioni, troppi attriti, sta arrivando un figlio e non voglio che avrà un padre in carcere, mollo“. Come potete immaginare, non si tratta di un ragazzino, ma di un (ex) responsabile tecnico con dieci anni di esperienza nel settore. Per chiudere questo breve articolo vorrei lanciare una provocazione: caro cliente, il tuo centro di revisioni di fiducia ha sempre lo stesso responsabile tecnico o ogni due anni conosci un nuovo ragazzo con l’aria da boy scout? Fatti due domande!

Per gli utenti

In data 30 Agosto 2017 una VW Pescaccia, auto d’epoca costruita sulla base dello storico Maggiolino, perde una ruota che colpisce a morte un centauro proveniente dalla corsia opposta. Non entrerò nello specifico delle dinamiche dell’incidente, ma tratterò la questione della revisione periodica effettuata con esito regolare a Luglio 2017. Insomma, si poteva evitare o no questo dramma? Si tratta di una revisione fasulla e di una noncuranza del responsabile tecnico?

Per prima cosa spendo due parole sulla VW Pescaccia, auto definita “di plastica” da molti. Le cosiddette spiaggine, tra cui Citroen Mehari, Mini Moke e Renault 4 Frog, sono auto prodotte dagli anni 60 in poi per il tempo libero ed oggi sono molto diffuse nelle località balneari come taxi per turisti. Sicuramente non rispondono agli standard di sicurezza del giorno d’oggi, ma derivano da auto di serie supercollaudate che non avrebbero fatto la storia se fossero state scadenti (naturalmente tutto proporzionato a 50 anni fa). Per giunta, la VW Pescaccia è forse la più solida tra le concorrenti in quanto nasce nel 1966 su richiesta della NATO che necessitava di veicoli militari di ricognizione leggeri e robusti. Il progetto fu abbandonato, ma ripreso nel 1968 per rispondere alle esigenze del mercato messicano che, ancora oggi, richiede veicoli rinforzati rispetto agli equivalenti europei  per le innumerevoli strade dissestate.

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Non sono un guru della meccanica dei maggioloni, pertanto eviterò perizie improbabili. Mi limito ad analizzare la foto che circolano in rete in cui si evince che il punto di rottura è in prossimità del mozzo rimasto avvitato al gruppo ruota tramite i 4 ancoraggi. Cuscinetto difettoso? Dado poco stretto? Coppiglia mancante? Sarà la perizia a stabilirlo, ma vorrei portare alla luce cosa durante la revisione ministeriale si può notare e cosa no. Uno dei controlli più importanti del collaudo è la cosiddetta “prova giochi“, una vera e propria simulazione di stress per gli organi più delicati del veicolo tra i quali silent-block sospensioni, attacco scatola guida, attacco ammortizzatori. Per essere il più possibile chiaro riporto parte dell’appendice X dell’art 241 del codice della strada:

BANCO PROVA GIOCHI: apparecchiatura idraulica o pneumatica che permette di rilevare visivamente i giochi dei sistemi di sterzatura e delle sospensioni; deve essere posta direttamente sul ponte sollevatore o in asse con le fosse d’ispezione per consentire l’esame dell’autoveicolo dal basso. La forza di traslazione delle singole piastre [grigie in foto] deve essere sufficiente a determinare lo spostamento dell’area di appoggio del pneumatico sulla piastra, trasversalmente, longitudinalmente o in combinazione, per una corsa non inferiore a 40 mm. Le piastre devono garantire una superficie di attrito che escluda lo slittamento relativo ruota-piastra, anche in condizione di bagnato.”provagiochi

La prova giochi è seguita dall’analisi sottoscocca in cui il responsabile tecnico controlla visivamente gli elementi precedentemente sollecitati. In particolare, quando si è alle prese con veicoli d’epoca, si verificano i punti di ruggine sulla scocca, sul telaio e sui gruppi freno. I tre video seguenti riportano quanto emerso durante tre prove di revisione ministeriale nell’ultima settimana usando il banco prova giochi o manualmente. I CLIENTI NON SI ERANO ACCORTI DI NULLA. (VIDEO 1,VIDEO 2, VIDEO 3). L’unico limite del ponte sollevatore in dotazione ai centri di revisione è l’impossibilità di testare il gruppo ruota staccato dal suolo, utile soprattutto per l’analisi dei cuscinetti ruota difettosi.

Poste queste premesse vorrei evitare sentenze, ma tutti i controlli previsti dal controllo ministeriale sono stati eseguiti? Salvo corrosione da ruggine in stato avanzato, prova schiacciante di una revisione ministeriale incompleta, il lavoro dei periti sarà quello di scoprire se al momento del controllo il difetto poteva essere visibile o meno con le apparecchiature previste dal Ministero dei Trasporti. In occasione della revisione, o di un pre-controllo, il proprietario del veicolo potrebbe aver deciso di far registrare i freni , operazione probabilmente eseguita malamente o con componenti difettose. In sede di controllo tutto potrebbe apparire alla norma, ma bastano poche decine di chilometri ad un dado  per svitarsi con le vibrazioni (molto forti sul motore boxer del VW Maggiolone).

Per concludere, vorrei rivolgermi a tutti i lettori. Se ciò che vi ho descritto dei processi di revisione vi è nuovo, CAMBIATE CENTRO! Vi stanno fregando doppiamente i soldi:

  1. perchè nei 66,88€ sono compresi quei controlli
  2. perchè pagate un certificato di sicurezza falso

Questi tristi avvenimenti (purtroppo) sono una buona occasione per parlare di revisioni e sicurezza stradale che non è mai sufficiente.